sabato 2 giugno 2012


stralci della mia dannazione, della mia malattia, del mio inferno, come tornare ai tempi della mia stagione, quella là, quella che nessuno può comprendere, una primavera o un autunno elitari, un periodo assolutamente esclusivo, un dolce ed elettrico inferno personale. come scheletri di alberi ossuti fanno parte di un paesaggio invernale, la bellezza della mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio fa parte della mia stagione e degli stralci temporali ad essa equiparabili.
 poco fa: torno a casa elettrico come un drago, sangue e veleno scorrono violenti nelle vene, dannazione a fiotti dai miei invisibili pori, voglia di consolante calore rassicurante, di qualcosa di confortante. metto “non ci resta che piangere” e i dialoghi di benigni-troisi sono meravigliosi, i primi 15-20 min, prima del salto all’indietro nel tempo, sono qualcosa di estremamente bello nella loro semplicissima schiettezza (dritta come uno sparo, mi piace usare queste parole…). interrompo il dvd per una dose di pearl jam. poi alice in chains, la voce di layne staley a sottolineare la meravigliosa e introversa bellezza del mio animo. mi sento bellissimo, ancora una volta bellissimo, dannatamente solo, incompreso e bellissimo, non c’è spazio per gli umani e per le loro stronzate, un po’ di spazio lo trovano solo la bellezza della mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio, la mia meravigliosa 14enne di cui ho parlato ieri ad una signora, la mia jeanne personale. brucio come un tizzone dell’inferno che scotterebbe le mani anche a satana, “ abbatterei il sole se mi offendesse”, mi vengono in mente queste parole pronunciate dal capitano achab. sono un astro condannato a spegnersi nel più oscuro e silenzioso dei vuoti, sono una bellezza per… … per nessuno. sorrido, bello e solo e unico come una stella alpina sbocciata nel cuore del deserto.

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