giovedì 27 dicembre 2012


le luci appese sulle strade della città, sopra asfalto bagnato di solita pioggia che se ne frega delle festività, sopra la solita fiumana d’insulsa festante umanità che compra, spende in preda al delirio della forzata futilità. sono il giovane dio caduto su questa terra, che attraversa deserti e solca oceani immensi e dimenticati, oceani per voi inimmaginabili. sono un giullare rinchiuso nella sua gabbietta di solida instabilità. sono gelato e colorato come un pagliaccio seduto su un cono biscottato come su un’altalena invisibile che splende mentre oscilla davanti alle vostre teste appannate. sorrido meraviglioso davanti a tutte queste vostre puttanate, irrido le vostre catene scampanate, sono l’incessante lume delle vostre notti assonnate. canticchio una canzone che m’invento al momento, una canzone che non esiste se non nella mia testa forse bacata. come fa la mia canzone?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

gli abbracci sono un luogo perfetto in cui abitare

ilbattelloebbro ha detto...

... trovo familiarità in questa frase...