le luci appese sulle strade della città, sopra asfalto
bagnato di solita pioggia che se ne frega delle festività, sopra la solita
fiumana d’insulsa festante umanità che compra, spende in preda al delirio della
forzata futilità. sono il giovane dio caduto su questa terra, che attraversa
deserti e solca oceani immensi e dimenticati, oceani per voi inimmaginabili.
sono un giullare rinchiuso nella sua gabbietta di solida instabilità. sono
gelato e colorato come un pagliaccio seduto su un cono biscottato come su un’altalena
invisibile che splende mentre oscilla davanti alle vostre teste appannate.
sorrido meraviglioso davanti a tutte queste vostre puttanate, irrido le vostre
catene scampanate, sono l’incessante lume delle vostre notti assonnate.
canticchio una canzone che m’invento al momento, una canzone che non esiste se
non nella mia testa forse bacata. come fa la mia canzone?
2 commenti:
gli abbracci sono un luogo perfetto in cui abitare
... trovo familiarità in questa frase...
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