mercoledì 9 ottobre 2013

splende una bella luna tonda nel mio soggiorno. e passa un treno senza voce. e un pagliaccio a cavallo che gioca a fare il cowboy. dall’alto mi vedo sorridere seduto sul pavimento come il peccato che come un virus s’insinua nelle vene della gente. ho voglia di travestirmi senza doverlo fare e mi trucco usando il bianco il nero e il rosso, quasi come se fosse la prima volta. gioco a saper volare senza paura di schiantarmi. è una notte perfetta, o quasi. tutte le persone che m’interessano, in qualche modo, hanno volti in bianco e nero. questa luna quassù ha l’aspetto di un assassino, impossibile non sorriderle, è una splendida bugiarda, una bambola che ti fa sentire il sapore dell’infanzia. il soffitto mi crolla addosso senza fare né polvere né rumore o danno alcuno. quasi in silenzio. vorrei trafiggermi con una spada ma senza sporcare troppo in giro. mi tatuo con i miei colori, ma dall’interno. ciò che traspare all’esterno è un sorriso beffardo. sono un quieto selvaggio quasi come queequeg il ramponiere. la luna nel mio soggiorno, ora me ne rendo conto, è la mia splendida dama ottocentesca. Lei che non mi lascia mai, magari se ne sta qualche volta in disparte, mal sopporta il caos e i belati della gente. ciò che ci lega è una forma di romanticismo misto ad una parentela di sangue. la mia unica parente. non ho nessun altro in questa terra. dopotutto Lei nemmeno appartiene a questa terra.

Nessun commento: