il
cappio sul collo lento si stringe rubando ossigeno e speranze. percezione
seducente. come un pipistrello ondeggio ma appeso a testa in su. adoro i miei
sorrisi perversi. solitari morbosi e perversi. la gente quando è sola, persa,
abbandonata, sta male. a me spesso viene da sorridere. e questi sorrisi li
adoro. con la punta della mia lingua immaginaria assaporo una piccola morte
presagita. accarezzo mentalmente le mie ossa. sapore di paradiso. o di inferno,
boh. voglia di pugnalarmi il costato. e sanguinare. adorabile sensazione. non
voglio essere salvato o tollerato. mi brucio ma senza fiamme, solo tizzoni
ardenti irrequieti sotto pelle. mi
sento un dio. magro, fragile, scheletrito. un dio solitario. se volete baciate
la mia pelle, sono una statua lignea, un dipinto secentesco, un’icona
bizantina, un bassorilievo di un pulpito silenzioso.
mercoledì 25 giugno 2014
giovedì 19 giugno 2014
amo la bellezza degli occhi
neri. certo, non di tutti. però amo la bellezza di certi occhi neri. una volta
ne ho conosciuti (non visti, conosciuti) due e non li ho mai dimenticati.
sconvolgenti. bellezza sconvolgente. roba da volercisi tuffare senza nemmeno la
certezza di poi riaffiorare in superficie. sogno un paio di labbra che mi
sussurrino “stanotte ho voglia di sognarti”, sogno una pistola da poggiarmi
alla tempia senza premere il grilletto, solo sentire il freddo dell’anello
metallico contro la mia pelle forse solo un po’ meno fredda del metallo. adoro
sentirmi pulito immerso nelle mie inquietudini come paludi dense di elettrico
fervore disumano. voglia di sprofondare nel mio buio. domani giornata di circo,
dalle otto del mattino alle ventidue della sera. adesso faccio il pieno del mio
bianco. e del mio buio. respiro il mio bianco e il mio nero. notte desertica,
mi perdo nel mio sahara interiore. domani sarò uno di voi, uno dei tanti.
stanotte, ora, sono un fiore nel deserto. sorrido dentro di me. corrosivo
sorriso velenoso. mi bacio, mi abbraccio. mi adoro.
un sms di un'aggraziata e coraggiosa leonessa vulnerabile mi regala un quasi sorriso solitario. con grande discrezione ho accarezzato la sua sofferenza. lei, immersa nella sua sofferenza, con un'infinita dignità, con splendida eleganza che sa tanto di coraggio non gridato. a modo suo è una silenziosa e raffinata eroina. e merita un mio sorriso, un mio sorriso solitario.
un sms di un'aggraziata e coraggiosa leonessa vulnerabile mi regala un quasi sorriso solitario. con grande discrezione ho accarezzato la sua sofferenza. lei, immersa nella sua sofferenza, con un'infinita dignità, con splendida eleganza che sa tanto di coraggio non gridato. a modo suo è una silenziosa e raffinata eroina. e merita un mio sorriso, un mio sorriso solitario.
venerdì 13 giugno 2014
immagino
di essere sbranato da una tigre, anche un leopardo va bene. e immagino che la
belva rifiuti di affondare i suoi denti nelle mie viscere. non so se il suo
rifiuto sia per me una cosa piacevole o meno. nella mia immaginazione quel
rifiuto è indecifrabile. che significa che non so dargli un significato o saprei dargliene un migliaio. vorrei che
non addentasse i miei occhi, questo sì. immagino i miei occhi prima paludosi
poi dotati di invisibili ali nere. per un attimo ricordano la luce poi
s’illuminano loro stessi di una lussuria tutta astratta. poi si attorcigliano
come una profezia che sposa il dolore. ora sono belli come due bellissime
foglie appassite. chissà cosa pensano della luce gli occhi di un fiore appena
sbocciato. forse hanno un orgasmo, chissà.
venerdì 6 giugno 2014
a contatto (forzato) con le
persone adoro la sensazione di sentirmi chiaramente diverso, gli altri tutti
più o meno simili se non uguali, gente che quando si scatta una foto sente
l’obbligo di sorridere, gente che dalle prime ore del giorno comincia a
dispensare saluti intrisi di ipocrita gaiezza, io di un’altra luna, un’altra
lingua, diversa capacità d’immaginare, percepire le cose, respirare le
sfumature del mondo. pensare “io non sono come voi” mi dà sempre una certa
silente festosità. adoro avvertire, nei confronti della gente, la mia
superficiale insensibilità. sensibile e insensibile, meraviglioso e
schizofrenico punto di vista.
ora seduto sul pavimento
abbraccio le mie ginocchia, syd barrett ondeggia nell’aria semioscura, alcune
candele sparse qua e là nella stanza. adorare questi momenti fa parte della mia
diversità. nessun pensiero per gli esseri umani ufficialmente vivi che mi
attorniano nella quotidianità. così come il tizio che disse che gli occhi sono
lo specchio dell’anima, anche chi disse che in fondo siamo tutti soli non disse
una bischerata. siamo soli quando ci svegliamo all’alba per andare a lavoro,
soli quando andiamo al cesso, soli quando prendiamo una decisione (a meno che non
vi manchino le palle e le facciate prendere agli altri, le decisioni), soli
quando ascoltiamo la musica che ci appassiona, anche in mezzo alla folla in un
concerto. e ovviamente soli quando moriamo. ho visto tante persone morire e
tutte sono morte sole, la cosa riguarda la persona interessata e la morte, un
discorso a due. poi, vabbe’, ci può essere qualcuno che sta vicino a chi muore
ma è raro che ci sia qualcuno veramente vicino, sino alla fine. e quando capita
è una cosa decisamente bella, come un autunno che si crea nella mente di chi
vede morire una persona amata. un autunno personale che gli altri non possono
vedere. chissà quante parole ho dedicato alla morte, in questo blog. anche
quando scriviamo in un blog siamo soli. dalla solitudine, come dalla sofferenza,
possono nascere cose bellissime. adoro seppellirmi nella mia solitudine. i
fiori della cerimonia funebre sono il silenzio e l’assenza delle persone.
oggi sono stato a pranzo fuori con un gruppetto di “amici”. le
virgolette ad incastonare la parola “amici” servono a ricordare che un
pagliaccio è sempre solo, gli altri possono vedere solo il cerone e il nasino
rosso. comunque, il gruppetto era formato da soli uomini e come sempre accade,
quando s’instaura un’atmosfera decisamente informale e amichevole, si è parlato
solo di sesso. se un alieno avesse intercettato i discorsi al nostro tavolo
avrebbe dedotto che al genere umano interessa solo scopare. e tutti che
facevano girare a mille i loro neuroni per inventarsi decine, centinaia,
migliaia di scopate perché più ne fai, più dici di farne, più sei fico. e
allora devi raccontarne sempre una più bizzarra dell’ultimo che ha parlato.
bah, mi faccio un goccio di rum.
stamattina,
all’alba, ho sognato la mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio. e prima ho
fatto un sogno tutto azione e violenza, un sogno alla starsky & hutch e
alla natural born killers, protagonisti io e un mio cugino che non vedo da
quand’ero adolescente. chissà com’è il momento in cui due sogni così diversi
s’intersecano. chissà.
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