domenica 6 luglio 2014

in piena notte faccio due passi nel mio piccolo paesetto del cass, peccato che non ci sia un fiume, c’è qualche auto a disturbare il silenzio, qualche schiamazzo giovanile fuori dai locali, risate dal basso quoziente intellettivo. le cose che per molti sono piacevoli per altri possono essere spregevoli. chissà quanto si sente solo l’ebreo errante, l’uomo che per non aver aiutato gesù fu condannato a vagabondare fino alla fine dei secoli. attraverso i secoli sfiora ogni cosa, ogni persona, i suoi occhi quante cose hanno visto. se avesse un grande talento letterario chissà quante cose potrebbe scrivere, potrebbe realizzare il più bel ritratto del mondo intero e dell’umanità tutta. tutto il mondo distillato da un solo sguardo, elogio dell’individualità. be’, ora eccomi seduto sul pavimento davanti a questo foglietto virtuale. una pacata inquietudine alberga nel mio animo e se qualcuno mi chiedesse “perché?” gli risponderei mentalmente con un “vaffanculo”. la passeggiatina notturna prosegue ora con la voce di lou reed che mi canta walk on the wild side. un giorno una fossa sul suolo, come una gigantesca vagina terrena, mi accoglierà e allora chissà a che buio o luce andrò incontro. la morte, come la luna o la notte, è sempre uguale e sempre diversa, a seconda che gli occhi che la guardano siano quelli di un adolescente innamorato, di un vecchio spossato dalle sofferenze o di chissà chi. probabilmente l’ebreo errante la vedrebbe come un insperato traguardo, una liberazione. probabilmente. se un giorno lo incontro glielo chiedo e vi farò sapere. chissà se per me arriverà, la morte, con gli artigli di un aquila o una carezza di un angelo, chissà. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

"Non subordinarsi a niente, né a un uomo né a un amore né a un'idea; avere quell'indipendenza distante che consiste nel diffidare della verità e, ammesso che esista, dell'utilità della sua conoscenza. [...] Appartenere: ecco la banalità. Fede, ideale, donna o professione: ecco la prigione e le catene. Essere è essere libero. [...] No: niente legami, neppure con noi stessi! Liberi da noi stessi e dagli altri, contemplativi privi di estasi, pensatori privi di conclusioni, vivremo, liberi da Dio, il piccolo intervallo che le distrazioni dei carnefici concedono alla nostra estasi da cortile."

Ossequi.

ilbattelloebbro ha detto...

"...amare è stancarsi di essere solo"

...già, non subordinarsi a niente, neanche alla vita o alla morte.... diceva qualcuno "bisogna essere molto forti per essere soli" ...e per essere indipendenti, aggiungo io.