venerdì 18 luglio 2014

keith jarrett- the koln concert (1975)
piove, ascolto the koln concert-keith jarrett, ovviamente seduto sul pavimento della mia stanza. un invisibile denso e grigio succo vischioso ammanta il mio scheletro. malinconia, dal greco mèlanos (nero) e cholè, bile nera, umor nero. dev’essere quella cosa lì, che avviluppa la mia pelle come un opprimente mantello e non fa respirare muscoli, carne, ossa e globuli d’ogni colore. un abbraccio di petrolio, anche se a me piace di più associarlo al grigio, ad un denso e appiccicoso grigiore. ma non sto affatto male, anche perché posso evitare di fingermi roseo e normale. poi qui, seduto sul pavimento, sento che il mio sangue scorre placido come un ruscello di montagna, di quelli la cui bellezza consiste nella loro totale trasparenza, nel loro essere cristallini, nella loro incapacità di nascondere le cose. mi sento quasi come accadeva in qualche mia altra vita, quando con un’overdose di insulina inducevano il mio corpo ad uno stato di coma e allora tutte le molecole del mio organismo rallentavano il loro moto, rallentavano e l’energia lentamente svaniva dal mio corpo, diventavo freddo, perfetto come il vetro, e una serenità quasi disumana s’impossessava di me e nessun vento soffiava, nessuna voce bisbigliava, nessun calore mi sfiorava.  una pace così perfetta, profonda e silenziosa voi non sapete nemmeno immaginarvela. altro che centri benessere, parchi di divertimento o centri commerciali. 

7 commenti:

Ape A. ha detto...

bellissimo. il post e the koeln concert

Anonimo ha detto...

proprio ieri ho ripreso per l'ennesima volta in biblioteca (costano tantissimo, quei cosi..) saturno e la melanconia di panofsky. potrei farci un articolino..

ilbattelloebbro ha detto...

mmm una piccola postilla che non c'entra nulla...ma da qualche parte voglio metterla: il 18 luglio del '88 moriva Nico (la potete trovare in basso, nella pagina del blog, tra i post più popolari)...le persone a cui scelgo di mostrarmi, a cui mi avvicino...non le dimentico.

Ape A. ha detto...

conosco, conosco

Anonimo ha detto...

“Arthur, da un po’ di tempo, ci parlava di un sotterraneo situato sotto il Tamigi, e l’altro giorno ci ha portate.
È molto strano a vedersi, se fossi stata qui, ti saresti divertita. Immagina, trovarsi a quaranta metri sotto l’acqua. C’era, sì, freddo, ma poca luce. Era illuminato soltanto da lampioni a gas posti a distanza regolare uno dall’altro. Anziché attraversare il Tamigi in battello, lo abbiamo attraversato in un cunicolo sotterraneo, e poiché ci trovavamo nella zona sud di Londra, siamo tornati con il battello a vapore fino a Charing-Cross.
Cominciamo ad abituarci agli inglesi. Siamo molto contente di stare a Londra. La cosa molto imbarazzante è non poter conversare. Se sapessimo l’inglese, come lo sa Arthur, andremmo ovunque ci facesse piacere; ma occorre andare così lontano, a casa di queste persone che parlano il francese, che non capita di andarci molto spesso. […].
Arthur molto rimpiange che tu non sia qui per vedere tante belle cose. […].
Dicendoti che ti amo per quanto è possibile amare, ti abbraccio, mia amabile sorellina, così pure mamma e Arthur.”
— Vitalie Rimbaud alla sorella Isabelle, Londra, luglio 1874 (da Arthur Rimbaud, Non sono venuto qui per essere felice, Corrispondenza 1870-1886)

ilbattelloebbro ha detto...

........ ohhh che erezione letteraria....

ilbattelloebbro ha detto...

[.... non resisto... a non pubblicare una postilla... il momento più bello della mia vita...il mio viaggettino-vagabondo a charleville... i momenti davanti a quella tomba... quelle due lapidi bianche di marmo... una del mio arturino l'altra della sorellina vitalie... quei momenti... la mia essenza non è mai stata così tanto all'aria aperta... quanto stavo bene in quel cimiterno... ]