senza accorgermene ho il palmo imbrattato del mio
sangue, solo ora lo vedo, una macchia di rossetto secca e sbavata, la accarezzo
con un sorriso, è mia, ha la confidenziale tenerezza di un’immagine
adolescenziale, un’immagine che ti sussurra cose che comprendi in un batter di
ciglio senza dover ragionare o scavare nei ricordi. se fosse fresca, quella
macchia, me la spalmerei sul viso come un guerriero indiano o come un
pagliaccio metropolitano. penso al mio muro. quando me ne andrò me ne andrò
senza nemmeno far sentire il tonfo del mio corpo che cade (e caddi come corpo morto
cade, diceva il Poeta). non ci sarà alcun timor panico ovvero il terrore che
suscitava il dio pan con le sue urla, una volta terrorizzò persino se stesso,
il dio, con il suo urlo. quando me ne andrò non lascerò nemmeno un tonfo. con
una mano mi accarezzo i capelli e seguendo il gesto della mano inclino la testa
verso il soffitto in una posa da statua di marmo bianco. un sorriso che nessuno
mai vedrà mi nasce guardando il soffitto. i jethro tull suonano thick as a
brick.
Nessun commento:
Posta un commento