sabato 4 aprile 2015

quando qualcosa muore c’è sempre qualcosa di triste. non di sbagliato ma di triste sì. sempre. c’è persino qualcosa di triste quando il sole muore, ogni giorno. anche le scheletrite foglie autunnali portano con sé una certa tristezza in quella luce andata via per sempre. forse la tristezza è dettata dall’assenza, dall’abbandono. da quel gelo che ci tramuta in impietriti spettatori impotenti. una tristezza che ha anche una qualche bellezza. la bellezza dello spettacolo di un tramonto. la bellezza di un’ipnotica melodia di pianoforte. la bellezza di uno sguardo che somiglia ad un amplesso silenzioso. la bellezza di volersi congiungere con un unico, meraviglioso sguardo. uno sguardo del pensiero. 

2 commenti:

Anonimo ha detto...

alla scuola materna ci avevano insegnato in un qualche modo la musica, un professore di conservatorio dall'aspetto di un van gogh massiccio, che vedo tutt'oggi in giro, ci aveva insegnato "titti" e "ta", e infine a prendere dei pennarelli carioca a punta grossa e a utilizzarli, in piedi su una sedia, per dirigere la nostra orchestra. Dirigevamo sinfonie possenti, Ludovico van, o Wagner forse: il momento migliore era indubbiamente il finale, era sempre un trionfo e sembrava dovessero esserci infiniti finali, uno con le note più lunghe e forti dell'altro.

ilbattelloebbro ha detto...

... io invece, più grandicello, oramai già adolescente, appena i miei uscivano di casa e restavo solo... alzavo il volume dello stereo in maniera spropositata... e facevo il mio concerto... ero su un palco davanti a migliaia di persone e i miei colori sfociavano nella musica, mi piaceva la sensazione di aprirmi con la mente puttana davanti a una marea di persone... mi dimenavo gracchiavo strillavo e sudavo... uff maledetto aggeggio portatile, non riesco a terminare questo commento... ..