domenica 9 agosto 2015

oggi ho avuto la mia dose di perversione. dopotutto anche scrivere queste parole è una forma di perversione, avere i capelli tra einstein e krusty il clown è perversione, guardarsi allo specchio è perversione, scolarsi una bottiglia di vino è perversione, vivere e crepare soli è perversione. ognuno ha le sue, di perversioni, un po’ come il buco del culo e le idee. be’, sulle idee avrei qualche dubbio. come diceva lo scrittore, l’importante è fregarsene di ciò che dicono i vicini che ti spiano dalle tendine delle loro finestre. quella sì che non è perversione, è una forma di genio. non spiare dalle tendine, intendo, ma fregarsene. il caos della strada combatte con la musica del mio stereo, io nel mezzo come una fottuta terra di nessuno a cui nessuno dedica attenzione. l’assenza di attenzioni può essere più dolce del miele delle api del paradiso. sempre che in paradiso ci sia qualche apicoltore. e sempre che si sia degli asociali con una certa tendenza ad un silenzioso narcisismo. con oscena serenità penso alla morte, alla morte che alla fine è giusto un attimo della nostra esistenza. la paura che accompagna la morte è una brutta bestia. la tristezza, invece, che la ammanta, quella è in un certo modo bellissima. le cose tristi spesso hanno con sé una bellezza che è meglio di una notturna pioggerellina quasi silenziosa. la mia gabbia stanotte è gialla ma di un giallo un poco opaco, tendente all’arancione. volo nella mia gabbia come un uccello libero e ubriaco. un uccello che vola libero e ubriaco. bello no?

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