venerdì 18 settembre 2015

E’ giorno, dalle finestre semioscurate la luce trasuda nel mio monolocale al tredicesimo, l’ultima cosa che ricordo è una serata con trust dei cure ad alto volume, io scalza, pantaloni bianchi in leggero cotone, aderenti sulle gambe e larghi sulle caviglie, t-shirt grigia a manica lunga, il mio bellissimo viso, col suo lunare pallore, contornato dai lunghi capelli più neri del nero, il mio sguardo perso, alla ricerca di chissà quale altra dimensione. Ricordo che avida e vogliosa mi scolai due boccettine prese dal sacchetto di plastica acquistato dal mio personale pusher-farmacologico, mi scolai le due boccettine direttamente in bocca, senza annacquarne il contenuto. Poi il buio cadde su di me. O io caddi su di lui, fate voi. Non so quante ore o giorni siano trascorsi. Adoro spegnere la luce del mondo mandando tutto a fare in culo. Adoro-spegnere-la-luce-del-mondo-mandando-tutto-a-fare-in-culo. E sprofondare in un mare più nero del petrolio. Ora sono più bella e pallida della più bella luna che possiate immaginare. Prendo una mezzolitro d’acqua e la scolo d’un fiato. Cammino scalza sul bianco marmo del pavimento. Inserisco nel lettore disintegration e alzo il volume, faccio entrare luce e aria spalancando le finestre, è una piccola rinascita della vostra cara e adorata Cry. Senza medici e ostetriche e mondo vario in mezzo ai coglioni. Ho voglia di aria fresca e di città che mi accarezza con la sua splendida e alienata megaindifferenza. Farò una doccia, mi guarderò allo specchio e uscirò nel vostro cazzo di mondo come un fiore appena sbocciato sotto la luce del sole. Sono la vostra cara e adorata Cry, la più bella diciannovenne del mondo. 

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