qualche
secolo fa feci un piccolo viaggetto-vagabondo a napoli, vagando per il centro
m’imbattei in un cartellone che diceva che proprio lì, in quel punto, al
secondo piano di una banca, era esposto per il pubblico il “martirio di
sant’Orsola” del Caravaggio, dipinto di proprietà della banca. non so perché ma
stamattina mi sono svegliato con impresso nella mente quel dipinto. ovviamente
quel giorno lì pagai il biglietto, salii per la scala di marmo ed entrai nella
sala dove c’erano alcuni cartelloni che descrivevano il dipinto, almeno così mi
pare. e oltre quella sala l’altra sala, quella col dipinto. mi piacque da
morire il fatto che nella sala c’era solo quel dipinto e nient’altro. io e un
turista credo svedese (o forse era una coppia di signori svedesi, marito e
moglie, sulla sessantina, lui macchina fotografica appesa al collo, lei
quell’aspetto così poco cerimonioso che hanno le donne nordiche). cominciai a
sbirciare quasi timidamente il dipinto, non per deferenza nei confronti del
capolavoro bensì perché volevo guardarlo da solo. aspettai che i due signori se
ne fossero andati, erano svedesi quindi silenziosi e rispettosi come non sono
gli italiani nei musei e come invece sono gli orientali nella vita. rimasi solo
davanti al Caravaggio. ci rimasi circa un’ora e mezza, da solo. ricordo che
anziché la brutalità della scena mi colpì la serena, più che rassegnata direi
dolce accettazione della morte da parte di orsola, il contrasto tra la sua
carnagione già quasi cadaverica e quella delicatezza così femminile, ricordo
che mi persi nelle sue mani… quando
arrivò qualche altro visitatore il mio animo era sazio, i miei occhi e la mia
sete di emozioni esauditi e me ne andai, scendendo le scale con estrema
lentezza, assaporando le emozioni appena vissute. chissà perché stamattina mi
sono svegliato con questo dipinto in mente.
p.s.
se
non ricordate chi era sant’Orsola leggete qua sotto.
2 commenti:
Grazie.
Ho mal di testa e di universo (Pessoa)
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