grossi sassi grigi nel mio labirinto. ne raccolgo uno e lo imbratto con
alcune gocce del mio sangue. la polvere dei giorni passati è stata spazzata via
dal chiudersi dei miei occhi. il mondo soffoca al di là del vetro, soffoca e
resta a guardare. un alveare privo di vita e confusione se ne sta rinsecchito
come una casa vuota che non aspetta ospiti. vorrei sanguinare sino a restare
esausto. senza che ci sia qualcuno a disturbare. mi volto per guardare il mondo
che lento si consuma abbandonato alle sue inutili stanchezze. quando il giorno
muore e l’alba è lontana l’orizzonte si spegne con misteriosa bellezza. cieche
parole come pipistrelli mi accarezzano volteggiandomi attorno.
giovedì 30 luglio 2015
sabato 25 luglio 2015
tempo fa mi dissero, in maniera neanche troppo offensiva,
che ero malato di pressappochismo. in un certo senso credo sia vero. credo che
gli umani abbiano un’intelligenza di tipo razionale, un po’ schematica e
tendente alla logica. ho sempre pensato invece che gli angeli avessero
un’intelligenza più di tipo intuitivo, come se loro non avessero bisogno di
fare tutti i passaggi per giungere ad una determinata idea o conclusione. se
davanti ad un’espressione algebrica intuisci il risultato mica c’è bisogno di
evidenziare tutti i passaggi intermedi, no? anche perché fare ciò sarebbe
dannatamente noioso oltre che inutile. parlo di quel tipo d’intelligenza che a
volte abbiamo nei sogni, quando vediamo le cose risplendere e non sappiamo da
dove provenga la luce e nemmeno c’importa di saperlo. oppure di quando, anche
con l’immaginazione, ci troviamo davanti ad un dirupo e camminiamo nei pressi
del baratro e proviamo un piacere che non riusciamo a spiegarci. o di quando
guardando la luna e non sentendola gridare vorremmo serenamente e dolcemente
morire.
martedì 21 luglio 2015
venerdì 17 luglio 2015
voglio una porta da trafiggere col mio passaggio. le porte
non sono mai innocue. vorrei qualcuno da disprezzare, qualcuno a cui soffiare
in faccia la mia ruggine sanguinolenta. vorrei spaccarmi come una roccia.
pisciare in giro inquinando la placenta. aspetto che arrivi il buio. il buio
qui. buio in cui impazzire ridendo sprezzando il mondo come un pagliaccio dal
coraggio rossoscuro. beffardo sorseggio il mio dolce calice di cianuro.
aspettando il buio. il buio qui.
lunedì 13 luglio 2015
ho perso il conto delle gocce di pioggia che sbattono
contro il culo del mondo. in realtà a tenere i conti sono una frana. e me ne
compiaccio. non conto nemmeno le mie gocce di sangue, quando mi graffio. a
volte le spiaccico sulla pelle col polpastrello colorandomi come un guerriero
apache. è questa una notte arancione. che vedrà un pagliaccio crollare in un
manto di silenzio. a volte vorrei essere un pazzo cattivo. ma dubito che i
pazzi e cattivi sappiano di essere tali. boh.
giovedì 9 luglio 2015
c’è qualcuno là fuori, oltre gli schiamazzi che come
stronzi nelle fogne stanno a galla nell’aria di questa notte? c’è qualcuno che
sa far volare i propri pensieri nell’aria nera scura di questa notte che non
tornerà più?
chi non ha i lupi può beatamente sorridere come un beato
stronzo. chi non ha i lupi pascola sull’erbetta di questo sasso che chiamate
mondo senza paura dei morsi e delle zanne affamate di sangue e anima. chi non
conosce denti che affondano nelle sue carni è un bamboccio di plastica col
codice a barre e la scritta made in china tatuate da qualche parte nella pelle
irrorata di finta vita.
su un
carro d’argento
l’alba
senza timori
transita
tra case asfalto e cemento
la notte
senza clamori
celebra
il suo sole spento
mi trapano sottilmente la pelle maculando di colore il buio
da cui mi faccio ammantare morbido e deliziosamente arrendevole. il mio strano
cadaverico pallore si specchia nella stagno dolcemente profumato di questa
notte fredda ardente e scricchiolante. la linfa del mondo è un cappio che
stringo al mio collo che vuole essere spezzato.
sabato 4 luglio 2015
nessuna scusa per essere invisibile come un fantasma che
comunica attraverso pensieri che non vogliono essere ascoltati. il distacco è
la migliore arma per difendersi dalla noia del mondo, la migliore arma per
accettarsi e forse amarsi, per non lasciarsi sporcare dai detriti sociali
nebulizzati nell’aria dalle menti avvelenate.
come un fantasma non ho peso e non ho forma e vago tra le
mille e mille notti dimenticate, finite senza che i milioni di occhi le abbiano
anche solo sbirciate. come un fantasma la mia famiglia, il mio passato è solo
una stupidissima fiaba, un mucchio di stracci, di roba da lasciare sul
marciapiede per i meno fortunati. roba da fare venire i conati. credo che un
fantasma che cammina su questa terra si domandi “ma ci sarà un mondo migliore
per me?”. forse non c’è, e allora penserà “porca puttana, allora mi
vendicherò!”.
chi possiede briciole di talento rifugge il contatto delle
viscide lingue mediocri, per restare intatto, per nutrire quella vita interiore
che gli altri non conoscono, per non sporcare i propri luoghi sacri.
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