il pagliaccio è un anarchico moderato. non innesca bombe, non uccide
nessuno ma se ne frega allegramente degli steccati che il pubblico gli impone.
dietro la sua faccia colorata è libero e ride, ride, a volte amaramente ma ride
e soprattutto se ne infischia della moltitudine squadrata che lo osserva dagli
spalti. invecchia e il suo sorriso nascosto invecchia con lui, muore ogni
giorno e il suo sorriso ogni giorno muore un poco con lui. ho annientato gli
amici, la famiglia, detronizzato ogni forma di calore umano, vivo nel freddo e
solitario mondo che mi sono creato, facendo terra bruciata tutto attorno a me,
sono come napoleone che raggiunse faticosamente mosca ma la trovò devastata da
un colossale incendio catastrofico. la mia mosca è un freddo e desolato
appartamento col ghiaccio e la neve fatti di marmo bianco silenzioso.
“l’immaginazione governa il mondo” diceva il condottiero francese. il poeta,
invece, diceva “la mia immaginazione è un monastero e io sono un monaco”.
lunedì 25 febbraio 2013
mercoledì 20 febbraio 2013
Vorrei dar fuoco a tutta
la mia casa, a tutta la mia vita, così, in un gesto senza meditazione, un
grandioso falò ad illuminare di un arancione acceso le mie gote pallide e
lunari. Sono un’acclamata divina rockstar priva di pubblico, sono un iceberg
nel bel mezzo di una piazza rischiarata dai bagliori di enormi neon pubblicitari
molto newyorkesi o giapponesi. Una specie di monolite di ghiaccio alla Kubrick,
per intenderci. Sto fottendo la mia vita. Questo è il pensiero che ora mi
saltella nella mente. Sto. Fottendo. La mia. Vita. Sto fottendo il mondo, lo
calpesto con meraviglioso, spensierato menefreghismo. Da un po’ di giorni ho
spento tutto, mi sono distaccata anche da Senia e Lara. Loro cercano e vogliono
la loro Cry. La negazione irrobustisce la mia già espansa autostima, mi sono
sempre sentita diversa e più alta e leggiadra degli umani che popolano queste
dozzinali lande di seconda scelta. Sono un essere di classe A in un mondo di
seconda scelta. Prima e dopo che impazzisse, Nietzsche quando elaborava le sue
teorie e componeva i suoi spartiti fatti di parole probabilmente pensava a me.
Sono un essere superiore creato dall’immaginazione degli angeli e dalla
depravazione dei diavoli. Ho fatto una lunga tiepida doccia, i miei capelli
sono vivi e neri come i miei occhi tersi e lucenti, tutto il mio corpo è fresco
bianco e pulito e profuma di vaniglia, uno e settantaquattro per quarantasette
chili di angelico candore e perfida corruzione psichica. Mi guardo allo
specchio e sono bellissima, la più bella diciannovenne del mondo. Quando ripulisco la mia crisalide con
diuretici e lassativi e litri d’acqua, quando dopo un lungo chimico sonno
rinasco dopo una doccia mi sento un diafano involucro per la mia anima
profumata come una nuvola alitata dalla bocca di Dio. Dopo due giorni di sonno
e acqua, la prima cosa che ingerisco è una calda tazza di caffè solubile che mi
regala una sferzata di energia, mentre infilo jeans e maglietta metto Violet e
la voce di Courtney risuona alta nel mio monolocale al tredicesimo, canto
insieme a Courtney e penso che andrò a fare due passi per le vie del vostro
mondo.
giovedì 14 febbraio 2013
Cosa fa un assassino? Uccide. E non devono per forza
esserci complotti, intrighi o inseguimenti. Questa è la storia di un serial
killer che uccide. Violenza pura senza ornamento, mancano gli ingredienti che
si utilizzano solitamente per rendere di facile digestione una storia. Solo
l’essenza. Nonostante sia la storia di un serial killer, una cosa che è
costantemente palpabile è la realistica monotonia, il grigiore che permea la
quotidianità come un subdolo cancro. Non un grande film, d’accordo,
probabilmente il suo più grande merito è quello di non sottostare alle solite
regolette del commercio.
[Henry, pioggia di sangue - 1986]
domenica 10 febbraio 2013
Sono pallida, diafana
come l’angelica ombra ariana di un’idea senza colori. Non ho voglia di vedere o
sentire nessuno, vorrei essere la sola abitante di questo stronzo pianeta. Più
pallida e bianca e fredda del pavimento. Più stronza di questo stronzo pianeta.
Il mio pusher farmacologico mi ha donato oltre ad alcune boccettine di colorate
goccioline anche una manciata di pillole diuretiche. Bevo acqua e piscio in
continuazione, rendo il mio corpo ancora più diafano ed esangue di quello che è
solitamente. Adoro il pensiero di non avere pensieri per gli umani. Sono
dannatamente sola e guai a chi si azzarda a mettere le mani sulla mia
solitudine. Sono seduta sul freddo del marmo, abbraccio le gambe, la testa
poggiata sulle ginocchia. Il mio sguardo è triste e nero come due corvi che
fanno l’amore in un desolato cimitero innevato. Stappo un flaconcino di
chimiche lacrime colorate e verso metà dell’amaro contenuto direttamente nella
mia bramosa bocca viziosa. Posata sul bianco pavimento sono una leggiadra
marmorea farfalla del tutto disinteressata a sbattere le ali. Smisurato il
tempo silenzioso scorre mentre resto posata sul pavimento immobile come una non
profanata mummia diciannovenne del ventunesimo secolo. Vorrei una mega bomba
nucleare che esplodesse ora annientando ogni cosa lasciando intatto solo il mio
monolocale al tredicesimo. Spiccherei poi il volo con lo sguardo accarezzando
tutta la distruzione accanitasi sul vostro bel pianeta. Da farfalla vomiterei
sui vostri corpi carbonizzati, sputerei sulle vostre ossa, piscerei su ciò che
rimane delle vostre esistenze incenerite. Scolo la restante metà del flaconcino
succhiando direttamente dall’oscurata vetrosa ampolla, attendo di stramazzare
al suolo senza fare il minimo rumore.
lunedì 4 febbraio 2013
natural born killers
flash di bianco e nero, ralenti poi dentro il juke
box il 45 giri di leonard cohen lascia spazio alle L7 e scoppia la violenza.
adoro questo film. sesso e deserto, morte, fumetti alla the wall, tv spazzatura
e consumismo, oniriche immagini e bianconiglio, lisergica visionarietà
colorata, rock sparato a mille, brutalità insanguinata, un feroce sogno
compulsivo raccontato da un inconscio libero e profanato. i due assassini sono
al contempo immersi nel superficiale mondo e avulsi dalla realtà, distaccati
dal suolo e con le mani imbrattate di sangue, sempre comunque meno viscidi del
personaggio interpretato dall’amico della 14enne (robert downey jr che veste i
panni di uno dei personaggi più rivoltanti della storia del cinema). uscì nello
stesso periodo di pulp fiction e la gente, troppo impegnata ad elogiare il film
di tarantino, non lo apprezzò abbastanza, a parte un mio amico che mi ripeteva
“cazzo batt, è fantastico, decisamente più forte di pulp fiction!”.
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