essere asssetttato delle proprie lacrime vuol dire
bramare vere e profonde emozioni? boh… forse significa solo essere un animale
stanco delle solite carnevalate… inerpicarsi nella solitudine per dare qualche
leccata all’arcobaleno selvatico e vergine è cosa così peccaminosa e malsana?
forse è solo una segreta beatitudine per un viandante della notte… un vecchio
saltimbanco immalinconito dal mondo trova maggiore giovamento dal guardare le
nuvole anziché le persone che danzano come infiocchettati regali
preconfezionati da periodo natalizio. bramo lacrime e deserto, capricci che
sognarono chissà quanti bianchi, muti, antichi poeti. il deserto uccide, ma
sprofondare radici nella solitudine è una cosa che…chi non sa cosa sto dicendo,
mai potrà capire…
lunedì 28 settembre 2015
mercoledì 23 settembre 2015
un altro po’ d’inferno, locandiere, voglio allontanarmi
dal mondo. “io lo vedo scorrere tutte le sere, da qui, il mondo. e mai nessuno
che mi chiede di versargli un poco di paradiso”.
sono sicuro che, a fine serata, avrà una voglia di
distoglierli dal mondo, quei suoi occhi annoiati…
“quando chiudo, tornando a casa a piedi” mi ha detto “ciò
che vedo non è il mondo tutto intero, mi porto addosso tanti pezzetti di mondo
come frammenti di uno specchio frantumato…”.
quei pezzetti di vetro sono sotterranei quadri incrostati
di vita, avrei voluto dirgli. ma già era andato via, a servire ad un altro
tavolo.
venerdì 18 settembre 2015
E’ giorno, dalle finestre
semioscurate la luce trasuda nel mio monolocale al tredicesimo, l’ultima cosa
che ricordo è una serata con trust dei cure ad alto volume, io scalza,
pantaloni bianchi in leggero cotone, aderenti sulle gambe e larghi sulle
caviglie, t-shirt grigia a manica lunga, il mio bellissimo viso, col suo lunare
pallore, contornato dai lunghi capelli più neri del nero, il mio sguardo perso,
alla ricerca di chissà quale altra dimensione. Ricordo che avida e vogliosa mi
scolai due boccettine prese dal sacchetto di plastica acquistato dal mio
personale pusher-farmacologico, mi scolai le due boccettine direttamente in
bocca, senza annacquarne il contenuto. Poi il buio cadde su di me. O io caddi
su di lui, fate voi. Non so quante ore o giorni siano trascorsi. Adoro spegnere
la luce del mondo mandando tutto a fare in culo.
Adoro-spegnere-la-luce-del-mondo-mandando-tutto-a-fare-in-culo. E sprofondare
in un mare più nero del petrolio. Ora sono più bella e pallida della più bella
luna che possiate immaginare. Prendo una mezzolitro d’acqua e la scolo d’un
fiato. Cammino scalza sul bianco marmo del pavimento. Inserisco nel lettore
disintegration e alzo il volume, faccio entrare luce e aria spalancando le
finestre, è una piccola rinascita della vostra cara e adorata Cry. Senza medici
e ostetriche e mondo vario in mezzo ai coglioni. Ho voglia di aria fresca e di
città che mi accarezza con la sua splendida e alienata megaindifferenza. Farò
una doccia, mi guarderò allo specchio e uscirò nel vostro cazzo di mondo come
un fiore appena sbocciato sotto la luce del sole. Sono la vostra cara e adorata
Cry, la più bella diciannovenne del mondo.
domenica 13 settembre 2015
la mia mente è un diavolo con un martello in mano. vivere
con una dolce sonnolenza addosso adesso lo trovo celestiale. sono uno
sconosciuto che vaga tra i morti che hanno sempre l’ombrello chiuso. perché
scrivo queste cose? perché il mio disordine, il mio turbamento hanno voglia di
piangere. la mia anima appiccica il naso alla vetrina nera come una campana
annerita da un incendio simile al rantolo musicale di un sacerdote rovesciato.
perché scrivo queste cose? perché scriverle è una droga deliziosamente vuota e
selvaggia e privarmene mi provocherebbe una scomoda nausea di seta. le carezze
criminali dei rumori mi sfiorano il collo ricordandomi i lontani sussurri della
morte. una vita anemica è un’esistenza senza guerra per un guerriero. vorrei
essere più confuso per meglio apprezzare l’ombra in cui accartocciarmi come una
spirale di puro smarrimento.
martedì 8 settembre 2015
vi svelo un segreto…ancora in piedi, a dire la verità
seduto a scribacchiare queste parole, musica lisergica ’60 janis doors jimi…
attendo il momento x… sotto casa, per strada, ancora persone a
socializzare…attendo un po’ di desolazione per compiere un gesto sacro…
lanciare dalla finestra il sacco della spazzatura plastica direttamente sul
marciapiede…un gesto che mi riconcilia col cosmo e la natura e nietzsche e
kerouac e dioniso e il sangue e il cacciare a mani nude animali selvatici
e cibarsi delle loro carni crude..cose
così, se capite cosa intendo.
la strada sotto casa è un labirinto soffice e vellutato
che ti dice benvenuto ed è lastricato con pietre avvelenate da un nasale dolore
che sa di spiaggia bagnata dall’urina di un pazzo affamato in stato
confusionale. il mio privato sacco della spazzatura attende il suo funereo
salto, come le salme avvolte da un sacco che venivano lanciate abbandonate al
mare quando le traversate marittime erano un’avventura romantica e pericolosa.
per quanto possa sembrarvi cretina, anche questa cosa del mio sacco della
spazzatura che attende è una storia. in questo momento un fazzoletto di libertà
sta nel fluttuare di un sacco della spazzatura che presto raggiungerà il suo
utero lastricato di pietra corrotta. aspetto che la notte diventi un abisso
oscuro, un mostro ubriaco dal volto triste e dolce.
giovedì 3 settembre 2015
benvenuto nel mio privato notturno angolino ghiacciato. fra qualche
ora il tendone del mio circo mi accoglierà, funk! ma ora i miei occhi sono
pronti a trafiggere il buio fino allo splendere dell’alba. tra i miei capelli
da clown senza trucco c’è un alveare di immagini e mondi e un silenzio da
antica nave sperduta nella nebbia e nell’acqua nera. scivolano pensieri
strofinandosi con l’aria e con gli angeli che somigliano a pipistrelli in cerca
di sangue e petali vergini di cenere colorata. divoro e mi lascio divorare in
quest’angolino che è un castello un labirinto che sta in piedi sino al mattino.
poco prima dell’alba mi dissolverò e diventerò uno di voi, una spiga nel
granaio del mondo. in quest’angolino di notte, nella mia stanza bianca, un sole
stanco e sconvolto trova il suo riposo e per qualche ora può diventare pietra,
un vaso, un dolore senza voce, una manciata di sabbia lontana dal mare, un’onda
che s’infrange nel marmo del mio angolino splendidamente desolato. adesso mi
allontano per non sentire il fiato del mondo che non ha più niente da dire. mi
guardo allo specchio guardo i miei occhi e sono sempre io. meravigliosa
sensazione. il mio bosco, il mio dolore, i miei lupi sono pronti ad
accogliermi. meravigliosa sensazione.
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