per
così dire, mi sono trasferito su facebook, una paginetta
rigorosamente anonima intitolata L'ombrello di Borges, ci scribacchio
impressioni e cose per me notevoli filtrate ovviamente dal mio
sguardo, dalla mia sensibilità. ma si tratta di cose abbastanza
potabili, normali. di abbandonare definitivamente questo polveroso e
recondito angolino proprio non se ne parla. perchè in fin dei conti
i miei lupi ci sono ancora, le chimiche ventate colorate nelle mie
vene pure e così anche il mio insano e dissennato maledettismo in
bianco e nero che impregnano il mio animo disseminato di inquietudini
che creperanno con me, mi accompagneranno fin dentro la fossa.
ilbattelloebbro che è in me resiste e mi tiene in vita, finchè avrò
aria nei polmoni sarò strano, ombroso, insolito e solitario. se
dovessi diventare normale, socialmente normale, anche se l'aria
continuerà ad essere filtrata dai miei polmoni vorrà dire dire che
sarò morto, che sarò diventato uno zombie, uno di voi. questo
angolino, questo piccolo pezzetto di terra, questa piccola spiaggetta
isolata, questo fazzoletto di deserto è la spontanea oasi della mia
anima tormentata e irregolare, poco importa se nemmeno uno sguardo
dovesse posarsi su queste parole sprigionate dalle mie elucubrazioni
senza trucco. qui relego i sospiri del mio animo quando mi strucco
totalmente e da pagliaccio divento un angelo diafano, irrequieto e
insofferente, un angelo pallido che sanguina come sanguinano gli
umani ma in silenzio, con peccaminoso splendore e discrezione. quando
sarò dentro la fossa probabilmente quest'angolino tacerà per
sempre.
ilbattelloebbro
------ riflessioni, sensazioni, illuminazioni, tristezze ------
giovedì 16 agosto 2018
mercoledì 18 luglio 2018
questo
angolino grigio e polveroso mi mancava, è come quando ti ritrovi a
fare le pulizie di casa e spolverando comodini, scrivanie, scaffali e
librerie ritrovi qualche foglietto, un ritaglio, una foto, una
cartolina e una parte di te che per un po' era stata al buio prende
un poco di luce ed è come specchiarsi e vedersi riflessi ed è una
sensazione piacevole perchè ti rendi conto che il tempo passa e la
quotidianità scorre inesorabile come l'acqua sotto i ponti ma tu hai
la capacità, la forza, la cocciutaggine, il difetto, chiamatelo come
volete, di restare sempre lo stesso, hai quel sano menefreghismo nei
confronti di tutto quanto e, credetemi, è una sensazione piacevole,
perlomeno per me è così. mi specchio e mi sorrido, sorrido a me
stesso, ed è come ricevere un abbraccio dalla persona che più ti
sta a cuore e che non vedevi da un pezzo. sono ancora io e lo
dimostra il fatto che ora sono qui, a scribacchiare parole in un
angolino del mio animo per il semplice gusto di farlo, far
volteggiare parole senza troppo senso per sentirsi liberi e leggeri e
soprattutto struccati. ora che ci penso, poche ore fa, al circo, ho
avuto un incontro ravvicinato con la morte, l'ho incontrata, era
venuta a prendere non me ma qualcun altro ma mi ha guardato negli
occhi e mi ha riconosciuto, mi ha sorriso. forse non è un caso che
da quest'incontro mi sia venuta voglia di venire qui a scribacchiare,
di specchiarmi, di fare questa piccola conversazione interiore. la
mia anima è ancora un pozzo con le pareti di pietra umide e
ammuffite. mi specchio e sorrido a me stesso, mi abbraccio, le mie
pupille sono un'alba rovesciata, un firmamento lontano e inquieto
chiuso dentro me.
lunedì 29 gennaio 2018
la
notte è fonda, il buio denso e pregno di pastose contorsioni
mentali, ci penso un po' poi mi siedo sul letto tanto so che mi si è
acceso l'interruttore e di continuare a dormire o stare al buio non
se ne parla, devo stare all'aria come uno straccio bagnato che vuole
asciugarsi, il mio abatjour (perchè diavolo abbiamo smesso di
chiamarlo paralume?) è l'unica fiammella accesa nel raggio di
migliaia di chilometri, lo schermo m'illumina la faccia con la sua
luce di metallo, quando gira così non c'è una pagina, un film, un
posto in cui stare, c'è solo da galleggiare come una bollicina
solitaria nell'immenso dell'oceano nero. sono più morbido e pacato
del solito, non ci sono lupi nei paraggi, solo minuti da far scorrere
come in una silenziosa danza, sorrido al pensiero che in questo
momento ci sono solo io, accarezzo l'idea di lasciarmi cadere, di
dondolare, di dileggiare le lancette dell'orologio che sussurrano
appese alla parete, accarezzo l'idea di andare al largo verso
l'orizzonte così nero che non dice nulla. non ho voglia di parlare
nè di sognare, voglio solo far volteggiare qualche fiaccola sopra il
buio di questo mio mare cerebrale, mi chiudo a chiave nella mia
stanza mentale per scappare via lontano, non ho voglia di alzarmi ma
immagino di guardare i miei occhi allo specchio, due ceri accesi che
si prendono gioco dell'intero mondo che dorme... ...
venerdì 26 gennaio 2018
ci
sono giorni in cui non riesco a non pensare al... ehm al significato
della vita. lo so, suona terribilmente stupido e banale oppure troppo
intenso e trascendentale. però in quei giorni quel pensiero appare,
finge di allontanarsi, magari va a fare un riposino poi torna e così
per tutto il giorno. non si tratta di porsi una domanda, quale sia il
senso della vita, e di darsi una risposta. si tratta di affacciarsi
sull'orlo di un precipizio, guardare l'abisso, avere le vertigini,
spaventarsi e angosciarsi, ferirsi un po', cercare riparo in uno
strano menefreghismo non tanto per trovare conforto quanto per
trovare una scorciatoia. detto così sembra quasi un candido
giochino, un frivolo passatempo, una sciocca passeggiata.
giovedì 18 gennaio 2018
che
voglia di congelarmi per un milione di secoli. non morirò giovane, è
un pensierò che si affaccia nella finestra del mio cervello. i morti
che mi trasmettono sentimenti sono tutti belli, intelligenti e
impertinenti. le mie ossa vomitano sulle strade dell'universo. sto
bene perchè in questo momento, della tristezza di dover
sopravvivere, m'importa niente. qualche colore da mescolare, parole
da sputare, solitudine da accarezzare. il mio festino stanotte è
volto a irridere la vita. dare fiato alla mia vocazione naturale.
sono stupido e molto intelligente e adoro fare sposare le due cose.
quanto amo sentirmi pazzo e poter gridare come un deficiente. vado a
guardare i miei occhi, ci vedo universi e galassie e, mentri li
guardo, amo il pensiero di essere rinchiuso in questa mia stanza.
guardo i miei occhi e mi dico ti amo.
martedì 9 gennaio 2018
domenica 7 gennaio 2018
venerdì 3 novembre 2017
martedì 10 ottobre 2017
una zanzara
stanotte mi fa compagnia. come un avvoltoio che vola alto su quello che
considera il suo prossimo pasto, mi accompagna ovunque mi sposti col suo ronzio
monocorde. se non l’avessi vista avrei potuto pensare che fosse dentro la mia
testa, incastonata fra i miei sconsacrati pensieri affamati. mi sento magnetico
e affascinante, potrei autosedurmi se solo non fossi così perennemente
innamorato di me stesso. più che cercare di dormire, adesso mi interessa
lasciare queste parole, calpestare in silenzio il tempo lastricato di ululati e
petali di rose randagie. la mia splendida dama ottocentesca mi guarda e mi
avvolge con la sua presenza che è come il riflesso di un abisso. mi adagio
sulle nuvole dei miei pensieri.
venerdì 21 luglio 2017
sabato 15 luglio 2017
probabilmente
è un’illusione, ma quando mi capita di sentirmi particolarmente libero, che
equivale a quando mi sento particolarmente distaccato dal grande sasso che
chiamate mondo, mi sento veramente bene, sento un’incantevole leggerezza che mi
sostiene e che mi fa fluttuare a mezz’aria, lieve e inviolabile come un sorriso
che se ne sbatte degli applausi e delle approvazioni del pubblico pagante. è
come se si dilatasse quell’istante in cui ci si sta per addormentare senza pensieri,
quel breve spazio di tempo in cui ti abbandoni all’abbraccio del buio e del
silenzio. ogni allegria e ogni dolore svaniscono e senti che l’ombra ti sta per
inglobare e tu non opponi alcuna resistenza, il nero e il silenzio si espandono
e tu ti lasci sprofondare. una soffice e flautata discesa che somiglia al
dimenticare.
sabato 8 luglio 2017
mi
sembra un secolo che non facevo una piccola immersione. da un po’ seguitavo a
starmene comodamente a galla, me ne stavo placido, apatico e imperturbabile in
superficie, respiravo solo l’aria che respira tutto il mondo, l’aria che
respirate tutti voi, quel miscuglio fatto di mansueto chiacchiericcio di
sottofondo, di vociare televisivo, di supermercati e cosa-faccio-oggi,
cosa-mangio-oggi, dovrei-tagliarmi-i-capelli, dovrei-comprare-un-nuovo-paio-di-pantaloni,
cose così insomma. tanto è vero che ora quasi mi sento in un certo modo
disabituato, a spegnere tutto e inabissarmi nel mio sottopelle. però, diomio,
quando ti allontani dai rumori del mondo, già cominci a sentire gorgogliare la
tua voce, senti che nelle profondità del tuo pozzo c’è qualcosa che crepita,
borboglia. mi sembra un secolo che non m’inabissavo. ahhhh finalmente un po’ d’aria
mia, solo ed esclusivamente mia.
mercoledì 24 maggio 2017
… ultimamente rasento tali stati di autointimità
che persino scribacchiare a ruota libera, per il solo gusto di farlo, appare
cosa sconveniente e fuori luogo. persino i miei pensieri mi sembra che a volte
facciano troppo rumore, che sollevino troppa polvere, soprattutto se codesta
polvere viene vista nella controluce di una solitudine dolcemente sfumata
quanto drastica e risolutiva. probabilmente mi sto semplicemente rimpicciolendo,
e più rimpicciolisco più mi allontano dagli umani. finirò per diventare un
puntino nero nel bianco mare desolato di un foglio. un puntino nero d’inchiostro.
poi niente più.
.
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