oggi ho avuto la mia dose di perversione.
dopotutto anche scrivere queste parole è una forma di perversione, avere i
capelli tra einstein e krusty il clown è perversione, guardarsi allo specchio è
perversione, scolarsi una bottiglia di vino è perversione, vivere e crepare
soli è perversione. ognuno ha le sue, di perversioni, un po’ come il buco del
culo e le idee. be’, sulle idee avrei qualche dubbio. come diceva lo scrittore,
l’importante è fregarsene di ciò che dicono i vicini che ti spiano dalle
tendine delle loro finestre. quella sì che non è perversione, è una forma di
genio. non spiare dalle tendine, intendo, ma fregarsene. il caos della strada
combatte con la musica del mio stereo, io nel mezzo come una fottuta terra di
nessuno a cui nessuno dedica attenzione. l’assenza di attenzioni può essere più
dolce del miele delle api del paradiso. sempre che in paradiso ci sia qualche
apicoltore. e sempre che si sia degli asociali con una certa tendenza ad un
silenzioso narcisismo. con oscena serenità penso alla morte, alla morte che
alla fine è giusto un attimo della nostra esistenza. la paura che accompagna la
morte è una brutta bestia. la tristezza, invece, che la ammanta, quella è in un
certo modo bellissima. le cose tristi spesso hanno con sé una bellezza che è
meglio di una notturna pioggerellina quasi silenziosa. la mia gabbia stanotte è
gialla ma di un giallo un poco opaco, tendente all’arancione. volo nella mia
gabbia come un uccello libero e ubriaco. un uccello che vola libero e ubriaco.
bello no?