giovedì 28 febbraio 2008

Salvatore Toma dal "canzoniere della morte"

Il poeta è uno scienziato/coi piedi sulla terra,/sulla luna c'è andato/da appena nato.
Il poeta è un uomo/un poco morto/e conosce cose orrende/chissà come/per questo ride di voi/di tutti voi.

Presso mezzogiorno/mi sono scavata la fossa/nel mio bosco di querce,/ci ho messo una croce/e ci ho scritto sopra/oltre al mio nome/una buone dose di vita vissuta./Poi sono uscito per strada/a guardare la gente/con occhi diversi.

Il suicidio è in noi/fa parte della nostra pelle/in essa vibra respira si esalta/appartiene alla nostra vita/plana sui nostri pensieri/spesso senza motivo:/a volte l'idea sola/ci conforta ci basta/l'effetto al momento è identico/ci pare di rinascere/una nuova forza stordente/per un poco ci possiede/ci fa sentire immortali./Perciò io ho rispetto/di chi muore così/di chi così si lascia andare/perché solo chi si nega la vita/sa cosa significa vivere./L'assuefazione il contagio/il tirare avanti/la sopravvivenza son solo cose/per chi ha paura di frugare/e di guardarsi dentro.

Io ho l'incubo/della mia vita/fatta di grandi/sconcertanti conoscenze/e di sogni paurosi./Per questo credo/di vivere ancora per poco/e non rischiare/di sfiorare l'eternità./Se passa una nube/fra incerte piogge/quella è nube/in cerca di serenità.

venerdì 22 febbraio 2008

Freddo

ho voglia di fuoco e di sangue,sogno di essere assassinato, smembrato, sbrindellato, sogno fiumi di lava e rocce roventi...

…e mi ritrovo impassibile in un letto di ghiaccio.


il freddo sta congelando ogni stralcio di umanità

lunedì 18 febbraio 2008

...alla deriva




Chissà dove mi sta portando la corrente a cui mi abbandono come un corpo morto…
Sento l’aria divenire sempre più acìdula e infernale, un’aria dal colore rosso fuoco di certi tramonti che si disinteressano interamente del mondo che vorrebbe incorniciarli… Ma il sole e il romanticismo sono così lontani, agli antipodi del luogo in cui mi trovo ora… Ho perduto ogni riferimento terreno, gli schiamazzi e i clamori sono distanti e così i conforti costieri, gli occhi dei fari e delle stelle…
Sono un battello in mezzo ad un mare di nebbia, un sèguito di lupi fedeli mi accompagna da sempre a difesa della mia tristezza, mia sorella e amante…
Sono un battello alla deriva, alla disperata ricerca dei lidi primordiali dove ci si cibava di sangue e carne cruda, l’ebbrezza, lo sconvolgimento dei sensi, sono il mio sogno con cui cerco di restare in vita, tra una giornata e l’altra trascorsa mascherato da pagliaccio…
La scìa che mi lascio dietro, di sangue, sesso, alcool, morte, lacrime, sudore e disperazione, svanisce inghiottita dalla nebbia che mi separa da tutti voi che, se pure provate a rimanere in silenzio, non riuscite a sentire i miei lupi in lontananza…


Un piccolo, sincero abbraccio a chi leggerà queste parole, certe volte le vostre flebili voci riescono a scaldare un pochino il sangue a questo triste pagliaccio perduto chissadove....

venerdì 8 febbraio 2008

dedicato...


Il titolo di questo post potrebbe essere “dedicato a chi mi chiede “come stai?” e vuole saperlo per davvero…

Sprofondo nel mio mare d’indifferenza, asfissiato dal cupo abbraccio del mio vortice di dolore e solitudine… …penso ai vortici di sofferenza che hanno risucchiato nel vuoto alcuni miei “idoli adolescenziali” perché, un tempo, anch’io sono stato un essere umano… edgar poe, layne staley, kurt cobain... loro son crepati per davvero, forse in confronto alle loro la mia spirale di sofferenza può sembrare un gioco ma la verità è che anch’io sto attraversando la mia stagione all’inferno, la mia stagione dell’inquietudine…


Mi sento così distante dalle persone che mi circondano, e non parlo in astratto, niente mi tocca per davvero, le uniche energie che impiego nella quotidianità sono volte ad allestire la messinscena di una vita “normale” e devo dire che forse ho un buon talento teatrale perché nessuno sospetterebbe dell’esistenza di un mondo tenebroso nella vita di un così bravo ragazzo normale… probabilmente il mio maggior talento è quello di calcare la scena come il più triste di pagliacci…

venerdì 1 febbraio 2008

...come uno spot pubblicitario


Anche oggi solitudine e morte. E non parlo della mia solitudine,della mia morte…Mi capita di osservarle da vicino, di toccarle entrambe. E non parlo in astratto… I miei occhi sono così addestrati che è come se vedessero uno spot pubblicitario. Ma se gli occhi osservano con sufficienza, l’animo, come una pellicola fotografica, s’impressiona e mi ritrovo delle immagini stampate nel profondo… E delle volte, quando voglio star solo, mi siedo su un muretto che delimita il mondo, con tuttoquanto alle spalle, e davanti…. Davanti …. il vuoto, il nulla, il silenzio, il cosmo, il mistero….. e osservo queste foto, queste immagini…. E mi sento così solo, così distante da tutto e tutti e tristemente gioisco della mia solitudine..