martedì 30 agosto 2011







fasi di lavorazione per la mia Cry e il mio deserto....

sabato 27 agosto 2011

chiuso nel mio nero, gongolo nei miei colori sconcertanti. immagini accecanti tra radure desolate e creature allucinanti. plano in un luogo di silenzio, tra mille fiaccole cimiteriali galleggianti in una sacra e muta scena senza età. torno nel luogo in cui sono nato, uno sperduto paesaggio dal vago sentore pagano e lunare. la mia seconda nascita, quella su questa terra, quella è tutta un’altra storia. qui la mia essenza permea l’aria incontaminata, nessuna traccia dei sospiri senza peso degli esserini inesistenti. l’acuminatezza del freddo metallo penetrante lascia sgorgare una goccia di denso sangue, tiepido, che cola, cola con la sua meravigliosa e lenta rotondità. passeggio nei vicoli dimenticati, al di fuori delle mura del paradiso, vicoli tappezzati di autunnale fogliame leggero e croccante, pronto a svolazzare o ad essere schiacciato, panchine di legno screpolato, sempre tristemente vuote. la lentezza dei passi è un irrinunciabile piacere, così come il non incontrare qualcuno. i passi si succedono accompagnati da un vagheggiato blues, lento e soffice, mi sento così tranquillo che potrei pure star male senza preoccuparmene.

venerdì 26 agosto 2011

mercoledì 24 agosto 2011

martedì 23 agosto 2011

domenica 21 agosto 2011








porca miseria, ieri ho comprato colori a olio e pennelli, stamattina mi sono svegliato e.....






.... è meraviglioso dipingere ascoltando musica (bolero di ravel, quadri di un'esposizione di mussorgsky, sinfonia n.10 di schostakowitsch...) ... meravigliosamente rilassante ed intimo...



P.S.



astenersi da commenti tecnici eheheh

sabato 20 agosto 2011

ho parcheggiato il corpo da qualche parte. sono respiro,sottile tagliacarte, impalpabile vela che offre le gote distorte al vento trascendentale. chiudo gli occhi, mi lascio trasportare. spalanco le ali come l’uccello di fuoco immortale. più vado in alto e più le mie ali si dilatano e più divento etereo, completamente immateriale. lo sguardo abbraccia un intero oceano mentre l’infinità mi assale. brucio, esplodo come un armonioso e trasparente fuoco artificiale. ubriaco e spirituale, aleggio nell’azzurro tenero e concettuale.

giovedì 18 agosto 2011

mercoledì 17 agosto 2011

eccolo, mancava da un po’, il mio squilibrato inferno personale, ciò che mi rende una meravigliosa anima in pena abbigliata da anima comune, in puro mediocritas-style. s’intravede la voragine, la bocca dell’inferno, e mi ci tuffo con scriteriata veemenza, volo a testa in giù, come un orfano figlio di puttana che vuole fottere il mondo intero, con un ghigno diabolico sulle labbra. sono crudele, cattivo, malvagio, spietato e insofferente, osservo i miei graffi, le mie mille pugnalate dalle quali sgorga corrosivo veleno acido che nessuno può vedere, nessuno potrebbe tollerare. mi lascio sprofondare nel mio inferno mentre l’utero che mi ha inghiottito si richiude sopra di me, come una vagina a cui sta a cuore la propria verginità. verginità come inviolabilità nei confronti del mondo intero. il cielo flaccido-plumbeo si chiude isolandomi, le cose di cui ho bisogno, se ho bisogno di qualche cosa, restano fuori, dalla vostra parte del mondo. il mio respiro è fuoco, il mio cuore una bomba che esplode ad ogni battito, distruggendo ogni cosa. nessuno potrà mai toccarmi sul serio. mi strappo qualche brandello di carne per trovare un po’ di sollievo, sputo pezzetti di carne mista a denso sangue scuro e pesante, sento la mia insana e perversa serenità sprigionarsi come vapore. mi perdo nel mio inferno. la luce, il vostro mondo, la vostra aria sono il vero inferno. continuo a lacerarmi le membra, mi placo un poco e all’ombra di un cipresso mi stendo respirando buio, sognando buio, vomitando fuoco.

martedì 16 agosto 2011

da un po’ di giorni mi sento un pochino superficiale o, meglio, non sento il sussultare del mio fondale, il mio abissale pozzo infernale. meno male ci sono le personcine che mi circondano, a ricordarmi come sono fatto dentro, nel profondo. più passa il tempo e più sono tangibilmente distante dagli altri, una schizofrenia dell’anima più che del carattere. c’è una bella luna piena stanotte, anche gli alberi col loro profondo respiro non sono male, peccato che qui il cielo faccia sempre cagare. spengo tutto, chiudo gli occhi e provo a naufragare, immaginandomi su una canoa che scivola lungo un fiume tutto nero…

mercoledì 10 agosto 2011

c’è vento stanotte. ha spazzato il cielo, via anche le stelle. stamattina ho sognato le mie antiche camminate campestri, quelle selvagge scampagnate fatte intorno ai quattordici anni, con gli amichetti rozzi e ignorantotti che in seguito si sarebbero dedicati ad attività più o meno illecite. intorno ai quindici anni ho cominciato a frequentare altri ragazzi, tutti “di buona famiglia”, alcuni dei quali con una vaga tendenza intellettualoide, amici con i quali ho condiviso migliaia di allucinate e sconfinate cenette a base di carne arrosto, vino e discorsi più o meno artistici, gli unici amici che ho tuttora, sebbene li senta raramente. per un certo periodo ho continuato a frequentare anche gli ignorantotti però, che “studiavano” per diventare teppistelli, delinquentelli di vario tipo. le camminate selvagge, comunque, le facevo con questi ultimi e restano una delle cose più belle della mia vita. difficile spiegare bene che cos’erano, quelle camminate. spesso mi riprometto di scrivere qualcosa per tentare di spiegarle. questa è la prima volta che le descrivo un pochino. prima o poi le fisserò con una manciata di parole, prima che i colori sbiadiscano eccessivamente. la verità è che è difficile spiegarle e non so se mai ci riuscirò. ora, come tante altre volte, non ho voglia di provarci. il pensiero di quelle camminate mi è stato risvegliato da questo vento che soffia tra gli alberi, oltre che dal sogno fatto stamane. ecco, chiudiamo la parentesi in bianco e nero e torniamo a noi, a questa notte e a questo vento. ultimamente mi sento un pochino inaridito, anzi, a dirla tutta ho una dannata paura che la mia anima si stia irrigidendo. a sedici anni, quando scrutavo i miei infiniti cieli notturni, ricordo che la mia più grande speranza era quella che la mia anima sarebbe rimasta sempre com’era allora. adesso, mentre parlo (lo so, sto scrivendo…) mi sento noioso, monotono, come una collega qualunque che racconti come siano andate le sue vacanze estive (racconti e luoghi tutti uguali). mi sento arido e tedioso, una cosa che mi conforta però è la voglia che mi ha preso da qualche giorno, voglia di un piccolo viaggetto vagabondo. una cosa che mi risveglierebbe da questo torpore sarebbe indubbiamente avere in casa, per qualche giorno, la pietà di Michelangelo. averla davvero dentro casa, poterla ammirare e contemplare in silenzio, per lunghissime ore, seduto sul pavimento, da solo. robetta da poco, vabbè. pubblico senza rileggere, se una di queste notti faticherete a prender sonno, sappiate che come alternativa ad una camomilla c’è sempre questo post eheheheh.

venerdì 5 agosto 2011



ascolto “interstellar space” di john coltrane. tutto quello che so di quest’album è che è stato registrato nel new jersey, il 22 febbraio 1967. da john coltrane al sassofono e rashied ali alla batteria. non voglio sapere altro. ho quest’album da tanti anni ed ogni volta che lo ascolto rinnovo la mia riluttanza ad acquisire ulteriori informazioni. mi piace da morire ascoltarlo con la mente ingenua, incontaminata. per me si tratta di sferzanti sventagliate sonore, ingegnose pennellate apparentemente caotiche e acidule che si stagliano su un manto di percussioni sapientemente tribali. inventiva che col bulino in mano graffia una lastra di rame. non voglio che dotte e qualificate parole rovinino la mia visione di questa musica. ricami barocchi nell’aria che si attorcigliano all’inverosimile, sino a diventare rettilinei segmenti che rispondono a ferree regole matematiche. per poi contorcersi più di prima, come riccioli dorati che godono delle loro stesse contorsioni.

lunedì 1 agosto 2011

chi compone, scrive o dipinge lo fa attingendo a piene mani nel proprio inferno.e quelle mani sono sempre imbrattate di sangue.sangue che è quasi sempre invisibile agli occhi delle persone. è una notte affascinante, farei volentieri due passi. peccato che le strade di pietra e asfalto sono sempre più deludenti delle stradine costruite nella propria mente. i viaggetti vagabondi, quelli senza troppa premeditazione, sono un piccolo tentativo di percorrere quelle stradine mentali. la vacanza dei sogni delle mie colleghe è invece quel tipo di viaggio in cui, da quando l’hostess ti accompagna per mano al tuo posto numerato, tutto è preordinato e precotto. ogni cosa programmata e prefissata per non farti alzare nemmeno un dito e per farti emozionare. ma cosa ne sapete di cosa mi emoziona? evidentemente l’emotività delle personcine è così terribilmente prevedibile…