giovedì 27 marzo 2008

Che film...

"Ho sognato una lumaca strisciare lungo il filo di un rasoio… un mio sogno… un incubo… strisciare… scivolare lungo il filo di un rasoio e… sopravvivere."

(colonnello Kurtz)


"Noi addestriamo dei giovani a scaricare napalm sulla gente ma i loro comandanti non gli permettono di scrivere “cazzo” sui loro aerei perché è osceno."

(...sempre Kurtz)




domenica 23 marzo 2008

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Quasi mi stupisco quando mi sorprendo a provare qualche emozione grossolana e mediocre, quasi dimenticassi che dopotutto soggiorno in un corpo simile al vostro, fatto di sangue, ossa, muscoli, un corpo che calpesta il fango, l’asfalto e il cemento che calpestate voi tutti. Ogni tanto la mediocrità, come una subdola zanzara, inietta la sua impercettibile quantità di veleno nelle mie vene ed ecco la mia reazione di poco fa. Se non altro trovo piacevole il fatto che ora osservo il mio corpo dall’alto, lo vedo scrivere queste parole al pc e sorrido, sorrido per via della superiorità e dell’ironia che non mi abbandonano mai, sorrido perché se non mi capite non posso farci niente e sinceramente esser capito m’interessa così poco (“Ho sempre rifiutato di essere compreso.Esser compreso significa prostituirsi…” diceva il poeta ). La mia vita, quella corporea e terrena, sembra essersi un pochino impantanata ma dall’alto, cari miei, dall’alto respiro la medesima aria che respiravo fin da ragazzino e questo è ciò che m’importa, questa è la prova che il grigiore non ha affondato in me le sue radici ed è per questo che sono ancora in vita, è per questo che non faccio l’ultimo passetto…

Da distanze siderali, uno stralcio d’illusorio abbraccio a chi sfiorerà queste parole.

venerdì 21 marzo 2008

Venerdì Santo


Passione di nostro Signore Gesù Cristo secondo Giovanni



Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

sabato 15 marzo 2008

un attimo di estrema sincerità

vaffanculo, vaffanculo…. una delle cose che più amo fare è scrivere senza troppo riflettere, scrivere “in presa diretta” , senza mediazioni e preoccupazioni logiche o estetiche…. è forse la mia unica vera valvola di sfogo… soprattutto quando sento un groppo sullo stomaco o ancor più nell’animo…. e bla bla bla… dicevo, dal più profondo dello stomaco, del cuore, dell’animo o da chissà dove, dicevo vaffanculo, vaffanculo!!! non so nemmeno a cosa sto pensando, forse ora sto scrivendo per non sentire i pensieri, non lo so e non m’importa, oh si, ora niente m’importa veramente… mentre scrivo mi rendo conto che io stesso, forse, leggendo queste parole penserei ad un banale attacco di nichilo-anarchia-pseudo-rivoluzionaria adolescenziale ma…. in fondo so che non è questo…. il mio stato d’animo intriso di plumbea e nuvolosa apatia è così profondo, non giunge da pensieri leggeri e transitori come brezze vaporose bensì da un pozzo così fondo e insondabile per voialtri , un cosmo nero e stellato, un infinito che osservo fin da adolescente in serate tristi e malinconiche, le notti che sono l’ossatura della mia esistenza… non so cosa possa trasparire da queste poche parole ma… sono la mia essenza… semplicemente,qui, ora, pur non dicendo tanto, mi sto mettendo a nudo e non è certo una cosa che faccio di frequente….

mercoledì 12 marzo 2008

Solitudine II

anziché imbrattare un foglietto bianco qualunque, che poi avrei spiegazzato e poggiato da qualche parte, tra altri fogli e fotocopie e libri, in attesa di gettarlo via in una semplice giornata di pulizie domestiche, anziché imbrattare un foglietto con queste parole notturne e senza meta, eccomi qui ad “imbrattare” un angolino di questo blog, qualche spruzzo di vernice spray in questa notte solo mia…

… lampi di fiammeggiante adolescenza trascorsa in una soffitta polverosa, questo mentre scorrono le note di “mayonaise” degli smashing pumpkins, flash della mia essenza che attraversa i secoli…

…la perdizione di allora come quella di ora, mancano le abbaglianti vesti giovanili, i colori esplosivi che sorgevano come soli in una soffitta oscura…. ora…. ora… il sole è sempre meno caldo, ma la perdizione è la stessa, quella che negavo e nego a chiunque, la soffitta di allora è diventato un appartamento al quinto piano nei pressi di una metropoli ma…. l’odore della polvere e la riservatezza della semioscurità sono le stesse….

… la forza di star solo non mi abbandona ( “bisogna esser molto forti per amare la solitudine” diceva PPP) , navigo solitario come un vascello dannato, lascio al di fuori le menzogne e bevo tranquillo aspettando che la morte venga a farsi un sorso con me, osservo le ferite sul mio corpo, come graffi sulla superficie di uno specchio, guardo i miei occhi, due coni che si perdono in infinità che nessuno può descrivere….

… stanotte sono ancora un divino ubriaco, un notturno e solitario crocifisso, questi attimi sono spine che il mondo non può sentire, questa notte, come tante , tante notti, io muoio, muoio ancora una volta….

Addio.

martedì 11 marzo 2008

Solitudine




Il vero poeta è una verità abbigliata in modo bizzarro, un paradosso apparente, che non vuole venire in contatto con la folla, e che corre verso l’oriente estremo quando i fuochi d’artificio sono lanciati a ponente.
(Charles Baudelaire)



Bisogna essere molto forti per amare la solitudine.
(Pier Paolo Pasolini)

sabato 8 marzo 2008

... ancora sopra i campanili e le città...

Mi capita, in questi giorni, di non riuscire a volare. Solitamente , quando mi sento di merda, spicco il volo sfiorando grattacieli e campanili, mi tuffo nel cielo sopra le vostre teste, le vostre esistenze, e resto solo con la mia solitudine. In questi giorni, invece, mi capita di non riuscire a volare e mi ritrovo con i piedi per terra e con una solitudine così ordinaria, materiale, come un masso che mi pesa sullo stomaco e mi fa vomitare e non mi fa dormire. Voglio tornare a volare sopra i campanili e le città, vedere le vostre teste mentre nuoto leggero, nel cielo, e nessuno mi può toccare, niente mi può sfiorare. Preferisco di gran lunga la mia solitudine, quella che sa di cristallo e indifferenza, bellezza e distacco, diversità e silenzio…