mercoledì 26 aprile 2017


sono un cazzo di buddha violento e sociopatico, una specie di anarchico gandhi innamorato di un introverso nichilismo romantico, sono un santo amante del vizio e dell’acido, sono il silenzio che si colora, sono l’ululato che si diffonde nella notte, sono un prato cresciuto nel fondale del fossato.

venerdì 21 aprile 2017

sono un solitario apatico vizioso figlio di puttana.
 

sabato 15 aprile 2017

quando sento parlare di noia, mi sento così diverso da chi mi attornia. io, quando sono solo e non ho niente da fare, non mi annoio mai. passerei ore e ore a fissare il vuoto, a non far nulla. quelli sono per me momenti speciali, oserei dire momenti piuttosto divertenti. quando posso dedicarmi tutto a me stesso, sto da dio, sto benissimo, mi sento più vivo che mai. sono gli altri momenti che spesso fanno parte del cosiddetto tempo sprecato.

domenica 2 aprile 2017

… tendenza all’autodistruzione… per molti, la maggior parte credo, è una fase transitoria, adolescenziale, vissuta in quel periodo in cui un rassicurante futuro in cui crogiolarsi pare cosa distante se non impensabile o priva di senso… poi ci si “normalizza” e ci si rifugia in una relazione stabile, casa, famiglia, pargoletti, vacanze tutti insieme con foto sorridenti ah-quanto-ci-divertiamo-e-quanto-siamo-felici, quella roba lì … per altri è qualcosa di più radicato, ed estirparlo equivale a un sacrificio, un compromesso che equivarrebbe a snaturarsi completamente… così come scribacchiare poesie sul diario, per molti è una fase adolescenziale, per altri un irrinunciabile vizio innato che non passa con l’età… io credo sia una sfaccettatura di un animo romantico, una malattia che ti trascini dietro per tutta la vita e la cui guarigione consiste nel rinunciare ad una grossa fetta del tuo animo… e se sono qui a trascorrere una delle mie splendide notti solitarie, come facevo a sedici anni, è perché evidentemente sono un inguaribile romantico, un inguaribile che non vuole guarire perché, come si dice, la cura è peggiore della malattia… e scribacchio queste parole così come facevo da ragazzino, chiuso nella mia stanzetta, isolato nella mansarda o, nelle notti d’estate, sotto quel notturno cielo indimenticabile che ha visto la mia adolescenza… sono malato e morirò malato… e per me significa che resterò per sempre sano…