lunedì 31 agosto 2015

... nel mio ponte immaginario, con la città acquattata sotto la coperta della notte, come un bimbo che cerca sicurezza...

nel mio ponte immaginario di pietre antiche, sotto l'acqua nera che trascina lacrime di silenziose esistenze...

nel mio ponte immaginario non t'ho mai incontrata...
...  e le mie pupille sono le uniche che amo ascoltare...

[... parole scritte di getto dopo aver letto "ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale" del signor montale ]

sabato 29 agosto 2015

seguo le orme senza fine del cavallo della morte. vorrei ora che mi scattassero una foto, il mio viso intonacato di una serenità chimica ed ipnotica. il trucco è la sopravvivenza del pagliaccio. si strucca per volare, quando può dolcemente essere solo. questioni di giorni e mi regalerò una cena a base di vino e carne. carne e carne e sangue e vino e carne e sangue. per coccolare il mio Io assassino e pericoloso. accendere la mia anima mentre la luna cade nel buio dell’immortalità. adoro rubare schifosi ritagli alla meccanica quotidianità. illusione di un’invulnerabilità confusa intrisa di sangue e di un amore creato solo dai miei occhi distaccati come uno specchio che riflette il vizio che non si fa non si deve fare non è bene e bla bla bla. voglio risvegliare il mio Io assassino e cannibale, voglio fare una passeggiata sino alla mia tomba attorniata di rovi gravidi scalfiti da un dolore amico inseparabile. 

lunedì 24 agosto 2015

con l’anima rivoltata come un calzino senza pelle, senza rivestimento, mi lascio andare alla deriva tra pareti esagitate dall’assenza di gente. voglio beatamente stare solo nel silenzio e nell’abisso romantico e irregolare, vedere dal mio oblò l’umanità tutta intera, addormentarmi e svegliandomi riguardare ciò che è molto e poco allo stesso tempo. vedo socrate che beve la cicuta, il marmo di michelangelo, i colori di van gogh, le fluenti note elettriche di jimi hendrix che si spandono a macchia d’olio nell’aria. le mie labbra baciano un angolo pieno d’ombra, osservo le lettere che si stagliano sul foglio di carta, il silenzio di stanotte è una spada, una maschera, una sottile morte dolce e affilata. la mia anima è sola, adagiata in un letto di cenere e candido oblio.

mercoledì 19 agosto 2015

eccomi qui nella mia piccola casetta del cazzo eppure, nel cuore della notte, nel bel mezzo del mio bosco, tra lupi famelici e fiumi di lava e graffi e sangue e maledizioni. la mia vita, la mia vera vita. sanguino sorrido e danzo stando fermo. sono il pubblico di me stesso, il mio pubblico preferito. non scrivo queste parole per ricordarle, archiviarle, scolpirle… le scrivo perché…perché sto sanguinando non scrivendo. c’è il mare e un prato verde e un deserto di sabbia nella mia piccolissima casetta del cazzo. e io sono seduto nel marmo. mentre graffio la pelle, l’anima luccica come una libidine segreta, i miei occhi sono perfetti polpastrelli ubriachi. per divertirmi vorrei ora far scoppiare il mondo. mentre io sto nella mia isola di tenebra e pazzia. fulmini e bicchieri e cascate come monumenti in una spiaggia che è una privata stanza da letto. ora più che mai non voglio essere amato o curato. le anime di rara fattura sono troppo preziose per un mondo di centri commerciali. la mia vita è una pioggia oleosa in un meccanismo mortale. oscena e lussuriosa questa calda notte sbagliata che vivo seduto nel mio marmo personale. 

venerdì 14 agosto 2015

fra qualche anno queste parole, queste paginette virtuali, verranno cestinate nel dimenticatoio mattatoio isolato e troveranno posto in qualche cartelletta di un archivio infernale. all’inferno magari qualche anima scazzata le leggerà, una manciata ogni cento duecento anni, e saranno putride e ingiallite, meravigliosamente comprensibili. ma all’inferno fa un caldo bestiale, anzi infernale, a nessuno verrebbe voglia di dedicarsi alla lettura. chissà se all’inferno ci sono quei bar un poco malfamati, meravigliosamente da quattro soldi, quelli con buona musica e che vivono solo di notte. boh. sul soffitto una piccola crepa, quasi all’angolo della stanza. non è una crepa, è una ragnatela bianca come il cotone. c’è qualcosa di più metodico e poetico di una tela di ragno?

domenica 9 agosto 2015

oggi ho avuto la mia dose di perversione. dopotutto anche scrivere queste parole è una forma di perversione, avere i capelli tra einstein e krusty il clown è perversione, guardarsi allo specchio è perversione, scolarsi una bottiglia di vino è perversione, vivere e crepare soli è perversione. ognuno ha le sue, di perversioni, un po’ come il buco del culo e le idee. be’, sulle idee avrei qualche dubbio. come diceva lo scrittore, l’importante è fregarsene di ciò che dicono i vicini che ti spiano dalle tendine delle loro finestre. quella sì che non è perversione, è una forma di genio. non spiare dalle tendine, intendo, ma fregarsene. il caos della strada combatte con la musica del mio stereo, io nel mezzo come una fottuta terra di nessuno a cui nessuno dedica attenzione. l’assenza di attenzioni può essere più dolce del miele delle api del paradiso. sempre che in paradiso ci sia qualche apicoltore. e sempre che si sia degli asociali con una certa tendenza ad un silenzioso narcisismo. con oscena serenità penso alla morte, alla morte che alla fine è giusto un attimo della nostra esistenza. la paura che accompagna la morte è una brutta bestia. la tristezza, invece, che la ammanta, quella è in un certo modo bellissima. le cose tristi spesso hanno con sé una bellezza che è meglio di una notturna pioggerellina quasi silenziosa. la mia gabbia stanotte è gialla ma di un giallo un poco opaco, tendente all’arancione. volo nella mia gabbia come un uccello libero e ubriaco. un uccello che vola libero e ubriaco. bello no?

martedì 4 agosto 2015

troppo spesso l’immaginazione viene relegata nel sottoscala dell’animo, insieme a istinti e paure che tentiamo invano di occultare. l’immaginazione è ciò che ci rende colorati in un mondo che altrimenti sarebbe una fotocopia in bianco e nero di un modulo qualsiasi di una grande burocrazia chiamata vita. dopotutto è con l’immaginazione che gli uomini hanno creato gli dèi. gli uomini hanno creato gli dèi che avrebbero creato gli uomini: fantastico!

un pagliaccio immerso nel suo fiume lunare va nuotando incontro alle fiamme di un profondo sonno infernale. col mio becco animale bucherello il cuore di questa notte così dolce, dannata e mortale. mi sveglierò come un rampicante arrugginito che si specchia davanti ad una tv accesa. mi sveglierò stropicciato come il volto di keith richards. scaverò un umidiccio pozzo mentale e guarderò gli uccelli riempire di elettricità gli spazi vuoti lasciati dalla fede e la famiglia e le sicurezze bagnate di nebbia screziata di veleno e saliva porpora. mia splendida dama ottocentesca, accarezza il mio sangue come fa la tempesta con le cose di questo mondo, concedimi un ballo sotto la pioggia dettata dalla Tristezza. baciami e regalami il sapore, l’illusione dell’eternità.