martedì 30 dicembre 2014

la gente è così noiosa. chissà se anche beethoven si lamentava con i suoi interlocutori delle emorroidi. dopotutto anche gli escrementi delle persone notevoli puzzano come quelli delle persone comuni, anche loro non sono immuni all’essere noiosi per il prossimo. la gente che non ha interessi degni di nota ti martoria con le vicissitudini dei figlioletti che vanno a scuola o all’asilo o hanno preso l’influenza. la gente che ha qualche interesse tipo collezionare cartoline antiche ti angoscia con le sue chiacchiere circa il suddetto interesse senza neanche chiedersi se a te frega qualcosa. dio come sono insofferente! sono un vecchio battello misantropo che non può permettersi di essere misantropo, almeno non quanto vorrebbe. dunque anch’io opprimo il prossimo con queste parole. un maledetto circolo vizioso, una dannata catena di santa noia. bitches brew di miles davis e luce fioca e finestra aperta sulla notte e un bicchiere di scotch con ghiaccio e queste parole che svolazzano e si posano su questo schermo come moscerini ballerini che eseguono una coreografia ideata da un ebbro battello che si gode la sua solitudine. è una notte senza nemmeno un alito di vento, il cielo è fermo, muto, indifferente alle antenne sui tetti che vorrebbero punzecchiarlo, non ha sangue da versare lui. dalla cassettina di legno prendo una chimica caramellina gentilmente offerta dal mio circo. tra poco guarderò un film, non so ancora quale. guarderò un film e la notte guarderà me che guarderò un film. un maledetto circolo vizioso.

sabato 20 dicembre 2014

autointervista

questo è il frutto di una mia notte, un’intera notte trascorsa con me stesso, senza distrazioni, senza il mondo che s’intromette e rompe le scatole.

ho voglia di parlare. non mi capita spesso. quando dico voglia di parlare non intendo azionare le corde vocali, emettere suoni, parole da rovesciare nelle orecchie di qualcuno come un pugile che si allena e indirizza con foga i suoi pugni su un inerme sacco da boxe. niente di tutto ciò. quando dico voglia di parlare intendo voglia di esprimermi, di manifestare le parole che mi nascono dentro come frutti che maturano, senza che nessuno glielo dica, quando arriva la giusta stagione. e non m’interessa parlare ad un punchball. non m’interessa far echeggiare le mie parole nell’aria. ho sempre odiato sprecare fiato. perciò quando mi nasce dentro questa voglia di parlare va a finire che mi metto a scrivere. per me stesso, per sentire la mia voce interiore. mi si potrebbe dire “se è per sentire la tua voce interiore che bisogno c’è di intagliare delle parole? pensa e basta, lascia che le parole originino vaghino e muoiano dentro la tua scatola cranica e amen”. ma così non funziona. le parole, se non sono inanellate, annodate, unite da un filo come le perline di una collana, va a finire che si sparpagliano sul pavimento della mia mente e muoiono senza dare l’idea del tutto. per cui dio benedica la scrittura. suppongo che questa mia voglia l’abbiano avvertita chissà quanti scrittori. e quando questa voglia l’avvertono grandi scrittori allora abbiamo Letteratura. io non faccio Letteratura (non ho abbastanza talento ahimè) e forse per questo, spesso, il mio scrivere lo chiamo “sanguinare”. far sgorgare, schizzare, zampillare qualcosa che ho dentro. qualcosa di essenziale. come un vulcano che erutta il suo magma. spruzzare getti del mio sangue, della mia essenza. un geyser che affonda le sue radici direttamente nella mia anima. dio benedica la scrittura. senza di essa non avremmo la Letteratura. ed io non avrei i miei eroi, i grandi scrittori. e senza di essa io starei male, soffocherei nei miei stessi pensieri, nel mio stesso sangue. la scrittura, che meraviglioso strumento. dio la benedica, la scrittura. da questa mia voglia di parlare, di esprimermi, di sanguinare, questa notte, in questo preciso momento, mi è nata l’idea di un’autointervista.



così, per cominciare. dici di avvertire l’esigenza di eruttare parole, di esprimerti, di “sanguinare” come dici tu. pensi che a qualcuno interessino le tue parole?

desumo che non hai capito cosa intendo quando dico “sanguinare”, altrimenti non mi avresti posto questa domanda. il sangue che esce a fiotti da una ferita non si pone il problema se a qualcuno interessi che venga fuori, viene fuori e basta.

d’accordo, chiedo venia per la domanda inopportuna…

mmm lascia perdere questi fronzoli, questi convenevoli…

ok, lasciamo i convenevoli agli ipocriti, ai conduttori tv, ai politicanti…

a nessuno piacciono le cose annacquate.

a nessuno tranne che all’oste che allunga il suo vino quando i bevitori sono già sbronzi…

appunto. non siamo qui per vendere parole, per riempire spazi vuoti.

ho la sensazione che non gradiresti una domanda tipo “di cosa vuoi parlare?”, probabilmente mi diresti che somiglia a quei temi che ci davano a scuola da bambini. parli spesso di Letteratura, di grandi scrittori, la maggior parte dei tuoi eroi sono scrittori. cosa sono gli scrittori? cos’è la Letteratura?

gli scrittori sono i tasselli della Letteratura. gente che si siede ad un tavolo in una stanza, chiude la finestra e apre la mente. e dipinge e anima storie, immagini e pensieri attraverso le parole. la Letteratura è una cosa che il mondo dovrebbe tenere molto, molto più in considerazione. e non parlo di aule universitarie, di studi e convegni per pochi eletti, per addetti ai lavori. parlo della vita di tutti i giorni. ogni giorno, nella quotidianità, dovremmo tenere in considerazione la Letteratura. essa racchiude quanto di meglio l’uomo ha espresso nella sua storia, se la tenessimo più in considerazione, durante le nostre giornate, sapremmo vivere meglio, vedere meglio, ridere e gioire e pensare meglio. parlo di Letteratura in senso lato, non come di una cosa noiosa, fastidiosa, da studiare, frequentare perché qualcuno ce lo impone o perché ci fa apparire persone distinte e decorose o eleganti. la Letteratura è il succo dell’umanità. credo che se ogni giorno mi ponessi questa domanda ti risponderei sempre in modo diverso. ma oggi ti rispondo così. posso mettere un po’ di musica mentre parliamo?

sì, certo. vedo che la musica non ti manca, hai un tantissimi cd…

le uniche cose materiali a cui tengo sono i miei libri, i miei cd, i miei dvd. mmmm metto chet baker…

senti… ho l’impressione che il tuo pane quotidiano sia un pane astratto, che le persone, le cose a cui ti senti più vicino siano cose e persone in qualche modo astratte, grandi scrittori, Letteratura, musica… perché sorridi?

sorrido perché questa è una domanda che mi farebbe diventare quasi logorroico. le cose e le persone che incontro ogni giorno mi interessano così poco… per questo mi è venuta l’idea di quest’autointervista.

però siamo uomini, fatti di carne, ossa, sangue e muscoli e abbiamo bisogno di pane concreto, vero, quello fatto con il frumento non con le idee e le astrazioni…

… per carità, non togliermi questa cosa, non negarmi il pensiero che si possa vivere come degli asceti, lontani dal pane e dai centri commerciali anche se viviamo in città e non in una caverna isolata, anche se facciamo un lavoro normale che ci permette di pagare l’affitto e le bollette e la benzina e ci consente di comprarci una bistecca, le mutande e la birra… come ti ho detto, riguardo questa cosa potrei diventare persino logorroico, dio me ne scampi.

penso a quest’intervista, a questa autointervista, come all’unico modo per conoscerti veramente, l’alternativa, per conoscerti, credo sarebbe spiarti ventiquattr’ore su ventiquattro per l’intera vita, spiarti anche quando sei solo, spiarti sbirciando nel buco della serratura della tua mente, cosa irrealistica…

hai colto nel segno. l’autoconoscenza è una cosa così rara…le persone credo che si conoscano così poco, probabilmente perché c’è poco da conoscere. credo seriamente e sinceramente che le persone siano parecchio noiose, vuote, piene di buchi come il formaggio svizzero. la maggior parte delle persone ha così poca roba dentro di sé che riversa il suo interesse verso qualsiasi cosa che non sia il proprio essere, la propria essenza. diceva lo scrittore che dio ci ha creato, per una piccola svista forse, con un’anima sovradimensionata, troppo grande insomma, ed è per questo che sentiamo spesso dei vuoti. dopotutto, se consideriamo l’intera storia dell’umanità, dal punto di vista dell’autoconoscenza l’uomo non ha fatto molti passi in avanti, le cose migliori sull’uomo le hanno dette i greci, da lì in avanti solo cose trite e ritrite. siamo andati sulla luna, siamo in grado di fare osservazioni sul dna, tra poco forse arriveremo a creare l’intelligenza artificiale ma ancora abbiamo paura della morte, della solitudine…

la morte spesso è presente nei tuoi pensieri, nelle tue riflessioni…

credo sia il più grande buco nell’acqua dell’uomo moderno. si concentra su un mucchio di stronzate ma riguardo la morte si comporta come uno struzzo che infila la testa dentro la sabbia. è come se cercassimo ogni distrazione per dimenticarci del fatto che siamo esseri mortali. cristosanto, dal momento in cui nasciamo sappiamo che dobbiamo morire eppure quando la morte ci si accosta caschiamo dalle nuvole, come se nessuno ci avesse avvisato della sua esistenza. d’accordo, è un salto nel buio e probabilmente rimarrà sempre tale, il buio spaventa, come diceva Hemingway “è facile reagire con freddezza alle cose durante il giorno, ma di notte è tutto un altro discorso”, il buio amplifica la nostra solitudine, ci fa sentire vulnerabili, però quando ci si accosta la morte non dovremmo cascare dalle nuvole. per come la vedo io la gente è troppo attaccata alla propria pellaccia. va bene che è la cosa più importante che possediamo ma abbiamo una data di scadenza, questa è la verità che nessuno può cambiare. mi verso un po’ di whisky, verso anche per te?

per me no, grazie.

mmmm chi non beve fa un po’ come lo struzzo che dicevo prima, si nega uno strumento per vedere certe cose che esistono (altri direbbero che chi beve lo fa per non vedere determinate cose… punti di vista). parafrasando un grande scrittore l’alcol (lui diceva “la solitudine”) è una lente d’ingrandimento: se sei triste ti fa diventare più triste, se sei felice ti fa diventare più felice, non crea niente dal nulla, al massimo amplifica sensazioni depositate nella tua mente come polvere annidata sotto un tappeto.

se ti guardi allo specchio cosa vedi?

quest’intervista è un guardarsi allo specchio. qualche volta, quando mi sento divino, quando vivo le mie notti scribacchiando le mie cose, mi capita di andare davanti alla specchiera del bagno, quasi ci appiccico il naso e guardo i miei occhi: diosanto cosa ci vedo. un pozzo senza fondo. meraviglia, bellezza, veramente un pozzo senza fondo. dico spesso che chi ha detto che gli occhi sono lo specchio dell’anima non ha affatto detto una bischerata. una volta sentii al telefono una ragazza che avevo conosciuto tempo addietro, mi disse: “sì, mi ricordo di te, sei quello con degli occhi bellissimi”. mi piacque sentirmelo dire perché non ho occhi “vistosamente” belli, pensai che per averli notati aveva avuto una sguardo parecchio acuto. come già ti ho detto non ho una grande considerazione delle persone che incontro nella quotidianità ma quella ragazza quella volta mi colpì positivamente. non a caso dopo averla conosciuta di sfuggita decisi di risentirla.

e delle donne che mi dici? che importanza hanno nella tua vita?

be’, il discorso che ti ho fatto prima sulle persone che m’interessano così poco riguarda ovviamente anche le donne. per andare sul concreto ti dico che a parte la mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio solo una donna mi ha suscitato un notevole interesse, insomma, mi piaceva parecchio, la chiamo “la mia jeanne hebuterne” o “la mia nàstenka”. poi ci sono stati due occhi che non dimenticherò mai, due occhi neri come l’inchiostro. ma credo che le donne a cui mi sia accostato sappiano che per me hanno contato qualcosa, almeno nei momenti in cui mi sono lasciato avvicinare. poi c’è la 14enne che è nata da un mio starnuto (quando dico così mi sembra di essere riduttivo e di mancarle di rispetto ma lei sa cosa intendo). di sicuro posso dirti che quando mi mostro lo faccio con assoluta limpidezza, in modo eccezionalmente pulito.

e della tua infanzia, della tua famiglia, cosa mi dici?

la mia è stata un’infanzia mediocre, senza sbalorditivi alti o bassi. ovviamente sono intimamente legato alla mia infanzia, tutti lo siamo, ma io lo sono in modo del tutto soggettivo, voglio dire che il legame con la mia infanzia è fatto d’immagini e ricordi filtrati dai miei occhi, non penso alle persone, ai fatti, ai luoghi della mia infanzia così come sono realisticamente ma a come li ho visti e vissuti io. una cosa di cui sono grato al caso è di avermi fatto nascere e crescere in xxxxxxxx. la cosa più bella della mia infanzia e della mia adolescenza è l’idea di libertà che mi concedeva quella terra, intendo il poter andare ovunque, in qualunque modo, a qualsiasi ora, senza pagare un biglietto d’ingresso, senza dover osservare orari o percorsi prestabiliti, andare a zonzo per i boschi, accendere un fuoco, dormire in meravigliose spiagge desolate con solo una manciata di coperte, un fuoco, parecchia carne da arrostire e qualche cassa di vino o di birra.

non mi hai detto nulla della tua famiglia…

se vuoi delle informazioni a riguardo vai in comune e chiedi un mio certificato di famiglia. il caso o dio o chi vuoi tu mi ha assegnato ad una famiglia terrena ma a me piace pensare di essere stato partorito dalle bianche cosce spalancate della luna in una notte di vento.

ti ho chiesto della tua famiglia, della tua infanzia… non hai nominato nemmeno una persona…

come ti ho detto le persone m’interessano poco. quelle che ti ho nominato, la mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio, la mia nàstenka, quelle a cui ho accennato prima, sono le sole a cui mi sia mostrato veramente. le altre hanno visto solo la mia pelle, niente più.

ci sono persone a cui vuoi bene?

no.

ho capito che le persone che ti attorniano non ti appassionano di sicuro. cosa ti appassiona?

le cose che mi appassionano mi emozionano, mi fanno piangere, dopotutto credo che il termine passione derivi da pathos, dolore. le ultime volte che mi sono emozionato, che ho pianto, e quando dico piangere intendo che lo si può fare anche senza secernere lacrime, sono state visitando la cappella degli scrovegni a padova, durante un concerto di sinèad ‘o connor, in un palazzetto sportivo quando la xxxxxxxxx ha vinto la coppa italia. poi mi emoziono sempre quando vado a trovare il Caravaggio, la cena in emmaus conservata in brera. sempre del Caravaggio ricordo quando m’imbattei, durante un piccolo viaggetto vagabondo a napoli, nel martirio di sant’Orsola. poi mi emozionano il requiem di Mozart, la mia illegale scorta di carta igienica di contrabbando, la canzone no potho reposare, mi emoziona anche christina aguilera che canta fighter. il momento più emozionante della mia vita è stato il mio viaggetto vagabondo a charleville, quando andai a trovare il mio amico, il mio eroe, il mio arturino-caro. dio che momenti in quella panchinetta di metallo, in quel piccolo cimitero desolato, davanti alla sua tomba. ma tutto quel viaggetto fu meraviglioso.

il tuo arturino-caro, Arthur Rimbaud. ti sarebbe piaciuto essere un bravo scrittore?

no, il mio sogno è sempre stato quello di fare xxxxxxxx  [il lavoro che mi è toccato nda ]

avverto un certo sarcasmo…


se fosse stata una risposta seria ti avrei immediatamente chiesto di uccidermi. lo avresti fatto? intendo, a parte le seccature legali, se non ci fossero tutte quelle noie di polizia, condanne eccetera, uccideresti una persona che te lo chiede? gli pianteresti un coltello nel cuore, gli spareresti un colpo in testa?

non so, sicuramente sarebbe una cosa molto, molto forte, non so risponderti ma, visto che l’intervistatore sono io, ti pongo la stessa domanda.

stranamente mi sento di condividere la tua risposta.

hai mai pensato di ucciderti?

mmmm sì e no un migliaio di volte, fin da ragazzino. ma sempre in maniera cerebrale, voglio dire, non sono mai arrivato sul punto di provarci concretamente. però ci ho pensato tante di quelle volte e mai in maniera disperata, semmai con una strana serenità. ho sempre immaginato che avrei indossato solo pantaloni e maglietta bianca e l’avrei fatto in totale solitudine, chiuso in una stanza. m’infastidisce il pensiero di persone che curiosano sul mio corpo spiaccicato sul cemento. gli indumenti bianchi credo siano una variante del gesto che fa chi, prima di buttarsi da un cornicione, si toglie le scarpe e le lascia lì sul bordo del mondo. mi ha sempre affascinato quel gesto, quel lanciarsi nel baratro e abbandonare le scarpe come se fossero una scomoda zavorra.

ti è mai capitato che morisse una persona a cui tenevi?

eh?

ok, ok, ho capito, le persone non t’interessano un granchè.

ti sei meritato un goccio di whisky, io me ne verso ancora un po’ e ne verso un bicchiere anche per te, al massimo bevo io anche quello.

cosa apprezzi o cosa apprezzeresti in una persona?

la schiettezza e, bada bene, non è una risposta banale come può sembrare. i rapporti sociali sono meccanismi oliati dall’ipocrisia, siamo ipocriti senza neanche accorgercene, siamo talmente abituati all’ipocrisia che nemmeno più la ravvisiamo, siamo ipocriti anche quando salutiamo una persona. schiettezza non vuol dire raccontare sempre i cazzi tuoi a chi ti circonda, però almeno non dover fingere, questo sì. insomma, essere silenzioso se vuoi essere silenzioso, essere triste se vuoi esserlo così come essere stravagante. la maggior parte delle persone parla con altre persone dello show televisivo visto la sera prima, delle offerte speciali di un centro commerciale e, sono sicuro, parlano di quelle cose perché vogliono parlare di quelle cose. ma le altre persone, loro devono adattarsi e parlare anch’esse di quelle cose, anche se non gliene frega niente. lo fanno perché in qualche modo sono obbligate a farlo. lo fanno perché non gliene frega un bel nulla di essere schiette con persone che vogliono parlare di quelle cose lì. lo fanno come per usare una scorciatoia, la via più breve per sembrare abbastanza normali così da potersene stare tranquille.

credo di aver capito… hey, lascialo stare, quello è il mio bicchiere, piano piano lo bevo io. cosa ti piace fare quando non devi lavorare?

i cazzi miei. mi piace fare ciò che mi va di fare, che sia leggere, scrivere, ascoltare musica o guardare un film o anche non far nulla. mi piace fare queste cose senza che qualcuno mi disturbi, senza che il mondo mi disturbi.

poco fa abbiamo parlato della morte che spaventa la maggior parte delle persone. a te cosa spaventa?

io non credo nella reincarnazione o, perlomeno, semplicemente non ci penso quindi non so se ci credo oppure no. però riguardo certe cose mi verrebbe da pensarci. parlo di certi orrori dell’umanità, soprattutto legati alla guerra. è come se avessi una reminiscenza di certe situazioni, è come se ne portassi le cicatrici sulla pelle, come se le capissi in maniera profonda ma quasi senza l’intelletto, in modo spontaneo, istintivo. mi spaventano gli orrori perpetrati dalle dittature, dagli stati fondamentalisti, le torture, i sequestri, mi spaventa la privazione di libertà, quella privazione concreta, quella che, se non conosci un po’ di storia, puoi vedere in film come brazil o v per vendetta. è per questo che, nonostante ai nostri giorni regni una vergognosa corruzione di casta, mi sento fortunato perché posso comportarmi quasi come voglio. è per questo che non leggerò mai “un uomo” della Fallaci, che è una mia eroina, oppure non riguarderò “fuga di mezzanotte”che considero un bel film, sono sicuro che mi spaventerebbero troppo. dovremmo sentirci ogni giorno fortunati per le libertà di cui godiamo e dovremmo ringraziare più spesso chi si è battuto per simili conquiste. come ti ho detto, è facile dire che certe cose sono orribili o disdicevoli ma, per me, è come se le avessi vissute sulla mia pelle, mi capita di sognarle, di avvertirne gli orrori in tutte le loro sfumature. poi c’è pinocchio…

che c’entra pinocchio?

mi hai chiesto quali sono le cose che mi spaventano, no? pinocchio mi spaventa. i motivi sono due. uno è che quando avevo tre o quattro anni regalarono a mio fratello maggiore un miniproiettore giocattolo con delle diapositive sulla storia di pinocchio, per vederle occorreva buio quindi ci rinchiudevamo nella stanza da letto dei nostri genitori, abbassavamo le tapparelle, spegnevamo la luce e guardavamo le immagini sul muro: ce n’era una che mi terrorizzava, un primo piano della bocca spalancata della balena, mi terrorizzava però…tutte le volte che mio fratello andava a vedere quelle diapositive, magari con qualche amichetto, io mi fiondavo nella stanza, sapevo che avrei avuto paura ma non resistevo a non andarci e ci andavo sempre, nonostante, come ho detto, quell’immagine mi terrorizzasse profondamente.

e l’altro motivo?

è legato al vecchio sceneggiato televisivo, quello con manfredi e la lollobrigida. sia la sigla iniziale, quella con la melodia di violino e i disegni a carboncino, che le scene di miseria, quelle in cui si vedeva che la gente non aveva di che sfamarsi o scaldarsi, mi mettevano una tale tristezza addosso..come ti ho detto ho avuto un’infanzia normale, non ho mai sofferto il freddo o la fame eppure quelle scene mi spaventavano nell'intimo, in maniera abnorme per un bambino. poi la fata turchina, io ne vedevo solo il lato vendicativo, quando trasformava il bambino in burattino, altro che fatina, mi dicevo, è una stregaccia brutta e cattiva! poi persino le scene in cui pinocchio e lucignolo vengono tramutati in somarelli mi spaventavano: percepivo l’angoscia tutta kafkiana (ovviamente a quei tempi non avevo idea di chi fosse Kafka) di essere trasformato in un animale peloso, senza nemmeno le mani per scacciare le mosche dagli occhi.

queste le cose che ti spaventano. e le cose che ti fanno arrabbiare?

mi vengono in mente certe parole o certi argomenti che sono dei veri e propri tabù, parole come democrazia, razzismo o omosessualità. non dico che non si possano nominare ma, cosa ancora peggiore, devono essere nominate a senso unico, non è concesso discuterci su, nemmeno in maniera civile e questo mi fa incazzare. tu non puoi dire, pacatamente e civilmente, di essere razzista senza essere denigrato, ingiuriato o screditato…

sei razzista?

per dio, sì. ma nel senso che penso che esistano le razze, non è vero che siamo tutti uguali. un altro paio di maniche è poi il fatto, sacrosanto, che tutti debbano avere gli stessi diritti. però negare che esistano le razze è una fesseria bella e buona. gli zingari sono diversi dagli orientali, gli africani sono diversi dagli scandinavi. se si costruissero dieci cittadine nuove di zecca, tutte identiche con un teatro, una piazza, un bar, un supermercato eccetera e le popolassimo una con mille zingari, un’altra con mille giapponesi, un’altra ancora con mille norvegesi, un’altra con mille napoletani e un’altra con mille trentini per me, dopo un anno vedremmo notevoli differenze non credi?

penso di sì, sarebbe un esperimento interessante. e degli omosessuali cosa pensi?

gli omosessuali non occupano i miei pensieri, ognuno è libero di usare il proprio culo come meglio crede. però mi annoiano le loro manifestazioni per ottenere più diritti, secondo me oggigiorno ci sono sufficienti libertà, se dici di essere omosessuale nessuno ti mette sulla forca o in galera. poi credo che la vita sessuale sia una cosa personale, non vedo la necessità, se nessuno te lo chiede, di sbandierare ai quattro venti se ti piacciono gli uomini o le donne.

e della democrazia?

alla fine è la cosa meno schifosa a cui possiamo aspirare, le alternative sono peggiori. come concetto la democrazia è una cosa nobilissima, favolosa, sono gli uomini ad essere inguaribilmente sporchi, corrotti. sono sempre esistite ed esistono tuttora le caste, sono loro che comandano, che si spartiscono il potere. quella che chiamiamo democrazia è in realtà un’aristocrazia camuffata ma, come ho detto, è la cosa meno schifosa a cui possiamo aspirare. come ti ho detto corruzione, raggiri, truffe, abbindolamenti sono cose vecchie quanto l’uomo, quando si tratta di gestire il potere queste cose emergono da sempre, dai tempi dei greci, dei romani.

prima di continuare vorrei sapere come sta andando per te quest’intervista…

non mi stai rompendo i coglioni, se è questo che vuoi sapere. se puoi dire lo stesso anche tu possiamo continuare.

sì, anche tu non mi stai stufando, possiamo continuare. sei felice?

di quest’intervista?

no, in generale.

è una cosa a cui non penso. però non mi lamento. certo, preferirei avere qualche milione in banca così da potermi permettere di fare ciò che voglio quando voglio. mi accontenterei di non essere costretto ad andare al circo a fare il pagliaccio, non m’interessa uno stile di vita da nababbo. comunque non mi lamento.

quindi saresti felice con un mucchio di soldi in banca?


sarei felice se non fossi obbligato a fare ciò che non mi piace fare.


quali sono le qualità di te che apprezzi e quali i difetti che non vorresti avere?

sono soddisfatto e perennemente compiaciuto di come sono. probabilmente la mia qualità più spiccata è la perspicacia, intesa come acutezza, intelligenza, sensibilità. difetti non saprei. oh, vedo che hai finito il tuo drink. te ne verso un altro e non dire di no.

ok, non dico di no.

cambio anche il cd. mmm metto the wall, e non dire di no. vorrei averlo scritto io the wall.

cosa ti piace di the wall?

oltre ad essere un album di ottima musica mi piace perché è incentrato sull’alienazione. mi affascina tanto l’alienazione.

come mai?

mmmm non ho voglia di spiegartelo. spesso quando si tratta di dare spiegazioni divento pigro. se vuoi puoi annotarlo come un difetto.

che libri hai letto recentemente?

sono un lettore disordinato, prendo e ripongo i libri così come mi gira, è difficile che ne cominci uno e lo finisca senza interruzioni. ultimamente ho leggiucchiato tucidide, sylvia plath, baudelaire…non è piacevole godersi una notte come questa? voglio dire, stare così a cazzeggiare intellettualmente, ascoltando i pink floyd, sorseggiando un po’ di whisky, finestra aperta da cui trapela un sottofondo di mondo…

di sicuro c’è chi la troverebbe una cosa noiosa, soporifera o semplicemente inutile. a me non dispiace.

ti riferivi all’umanità vero? a quell’esercito di zombies che affolla i centri commerciali e si mette in fila alle casse per acquistare ciò che gli dicono ops, consigliano, di acquistare. comunque dovevi manifestare maggiore entusiasmo per ciò che stiamo facendo, per il modo in cui stiamo trascorrendo questa notte, guarda che ti mando a girovagare tra discoteche e stupidi localini frequentati da stupide personcine che stupidamente impiegano questa notte a socializzare senza l’ausilio del cervello…

suona come una minaccia. in effetti questo è un bel modo di trascorrere una nottata. così va bene o devo essere ancora più entusiasta?

entusiasmo accettabile. chi vorresti intervistare? voglio dire, chi vorresti ci fosse al mio posto se potessi scegliere?

difficile dirlo prima di un’intervista, l’intervista serve proprio per approfondire la conoscenza con una persona.

balle. abbiamo un istinto che ci parla, certo può sbagliare e prendere delle belle cantonate però è un tipo, il nostro istinto, che non ha certo bisogno di approfondimenti per sapere cosa gli interessa e cosa no, è un tipo deciso insomma.

comunque, a parte gli scherzi, è davvero una bella nottata e trovo piacevole questa chiacchierata.

se non l’avessi detto entro cinque minuti ti avrei fatto volare dalla finestra con un calcio nel sedere.

ho evitato un piccolo volo dal secondo piano. a volte anch’io sono perspicace.

sì ma non ho voglia di annoverarlo tra le tue qualità. è bello essere pigri quando se ne ha voglia. un altro modo per dire che è bello fare ciò che si ha voglia di fare. ecco, una cosa che odio sono le costrizioni, le imposizioni. ci sono persone che hanno bisogno di una scaletta, di una lista delle cose che devono fare. si sentono più sicure, al riparo da eventuali errori. o forse non saprebbero cosa fare senza una lista, senza una scaletta prestabilita. a proposito di scalette, noto con piacere che non hai una lista di domande da pormi, apprezzo che ti affidi all’estro del momento, all’ispirazione…

già, più che un’intervista pianificata questa è una bella chiacchierata notturna. dimmi una cosa che hai fatto recentemente che ti ha reso fiero.

un po’ di giorni fa stavo trascorrendo una notte simile a questa, tra me e me. per sgranchirmi le gambe mi sono affacciato al balcone e ho notato i sacchi della spazzatura di sotto, sul marciapiede, la mattina avrebbero ritirato la plastica, dedussi. presi il mio sacco di rifiuti plastici, lo chiusi e lo lanciai dal balcone facendolo finire accanto agli altri. gettare la spazzatura dal balcone, non l’avevo mai fatto, mi ha reso fiero, selvaggio, mi sono sentito decisamente gratificato.

per questo poco fa volevi reiterare l’insano gesto usando me al posto di un sacco pieno di plastica?

è probabile che l’inconscio mi abbia consigliato di ripetere quel gesto, dopotutto a lui interessa solo di sentirsi appagato. comunque puoi stare tranquillo, domani è il giorno della carta.

grazie per la rassicurazione.

figurati, so essere rassicurante, civile, educato, persino dolce e tenero. è però difficile trovare persone che meritino simili attenzioni.

lo prendo come un complimento. non sentirsi come un sacco d’immondizia è gratificante, fa bene all’autostima.

ci sono psicanalisti che prendono cento euro all’ora per simili dichiarazioni.

ti piacerebbe essere psicanalizzato?

non mi piace l’idea che qualcuno frughi nel mio inconscio e non mi piace nemmeno l’idea di aver bisogno di qualcuno per frugare nel mio inconscio. a te piacerebbe che qualcuno frugasse nei tuoi cassetti, tra i tuoi calzini spaiati?

credo di no. a proposito di inconscio, come sono i tuoi sogni?

mi piacciono quando sono simbolici, allegorici, più sono irragionevoli e apparentemente insensati e più li adoro. quando sono dannatamente concreti m’infastidiscono, non sopporto che le stupidaggini della quotidianità invadano anche uno spazio così intimo come quello dei sogni. e non sopporto quando il mio inconscio mi suggerisce le sue sentenze, le sue ansie, senza preoccuparsi della fantasia e del simbolismo. lo prenderei a calci quando mi propina sogni realistici e cinematograficamente scadenti. e non sopporto nemmeno quando le sentenze sono così banalmente umane, cioè quando il mio inconscio esprime i bisogni tipici degli esseri umani, tipo il bisogno di essere amati, accettati, apprezzati, quelle stronzate lì, è come se mi sentissi degradato, come se l’inconscio mi ricordasse che la quotidianità è più importante di quel che credo…

non ti piace proprio niente della quotidianità?

le cose che mi piacciono in genere sono cose che la gente non nota, piccole sfumature impercettibili alla maggior parte degli occhi, adoro il pensiero di vedere cose che gli altri non vedono…

che genere di cose? fammi qualche esempio

no, non mi va.

perché?

semplicemente perché non ne ho voglia, nessun’altra ragione.

come pensi ti vedano le altre persone?

come uno di loro, credo. sono un bravo pagliaccio e gli sguardi che ci sono in giro non vanno oltre la superficie, il cerone e il nasino rosso mi garantiscono una buona tranquillità.

il trucco, la parrucca colorata, non ti soffocano?

ci si abitua, ci si fa il callo.

non hai mai voglia di stare tra la gente così come sei, senza trucco?

come ti ho detto ci si abitua. e se ne ho voglia vado in giro per la città, con le cuffiette, e vedo gli altri con enorme distacco, come un alieno dentro il corpo di un umano. e sorrido dentro di me. tu come mi vedi?

intravedo qualcosa dietro la facciata, come un vago profumo che non sai decifrare però senti che c’è qualcosa…se facessimo per un po’ di notti questo genere di chiacchierata probabilmente inizierei a interpretare il profumo e forse inizierei a vedere qualcosa, qualche brandello di pelle sotto il trucco…mi servirebbe un abbonamento per mmm una decina di chiacchierate notturne…

non faccio abbonamenti, solo biglietti di sola andata…non so mai se avrò voglia di incontrare persone, l’ideale sarebbe non avere mai appuntamenti prefissati…so stringere i denti e fare il normale ma delle volte mi concedo qualche capriccio, qualche giorno fa, sarei dovuto uscire con alcune persone due o tre giorno dopo, ho detto “venerdì io non ci sono, ieri mi è venuto il ciclo, mestruazioni mentali, e non ho voglia di vedere persone”…

quindi se ti chiedessi un’altra chiacchierata notturna dovrei sperare di non incappare in una serata di mestruazioni mentali…

esatto. di solito la gente non capisce queste cose, preferisce sentire scuse banali, bugie. anche se tendenzialmente non ami mentire è la gente che ti porta ad essere falso, il solito discorso delle scorciatoie, non sempre dire “ho le mestruazioni mentali” è la via più breve per evitare uno sforzo che vuoi evitare, spesso è più facile e semplice inventare una balla…non inventare balle, la schiettezza è una forma di rispetto…la gente dovrebbe preferire sentirsi dire crude frasi di rifiuto anziché dolci bugie confezionate con un bel fiocco di ipocrita cordialità.

ho capito che la quotidianità, il lavoro o il circo come lo chiami tu, le persone con cui hai a che fare ogni giorno non ti entusiasmano, per usare un eufemismo… quanto ti pesa ciò?

ciò che mi pesa tanto è la sensazione di sentirmi sprecato, sprecare il mio animo, il mio intelletto è certe volte deprimente, mortificante. per questo amo pensare che la mia vera vita è quella interiore, ciò che faccio apertamente durante la giornata è puro contorno, la mia vera vita è… mi viene in mente una frase del filosofo “è vero io sono una foresta e una notte di alberi scuri: ma chi non ha paura delle mie tenebre troverà declivi di rose sotto i miei cipressi”. le mie rose sono forse troppo delicate per la luce del giorno, per gli sguardi miopi e sgraziati, per il baccano sconclusionato della quotidianità…

ti senti una sorta di pesce fuor d’acqua?

mmm mi sento l’unico pesce che nuota nel mare, gli altri pesci arrancano fuor d’acqua.

non credi che altre persone possano pensare le stesse cose?

forse, ma se lo fanno si sbagliano. per superbia o chiusura mentale o altre cose. io so di non sbagliarmi ma se mi chiedessi le prove forse non te le saprei fornire o forse, semplicemente, non avrei voglia di dartele. la mia pigrizia per le spiegazioni. le spiegazioni sono così noiose… chi non è dotato di acume e perspicacia dovrebbe rassegnarsi a non capire le cose. io ad esempio davanti alla musica di Wagner non mi danno l’anima per capire, mi rassegno e ascolto e basta, godo per quel che mi è concesso di godere ma non mi arrovello per comprendere ciò che non mi è concesso di capire…la musica di Wagner è la cosa che più mi fa sentire ignorante, d’accordo, non so nulla sulla fissione nucleare, sulla riproduzione e la vita sessuale dei moscerini, non so nulla su un sacco di cose ma la musica di Wagner fa risaltare in maniera lampante la mia ignoranza…

dunque odi la musica di Wagner?

niente affatto.sono consapevole di potermela godere per l’un per cento del suo potenziale ma sono io ad essere in difetto, la musica di Wagner può guardarmi così come io guardo le persone che mi attorniano.

ti capita spesso di annoiarti?

solo quando sono tra la gente, quando sono solo mai. se non l’hai capito la mia compagnia preferita è la solitudine, quando sono tra me e me sono appagato, compiaciuto.una prova di ciò è che mi sia venuto in mente di fare quest’autointervista.

se per assurdo facessi amicizia con un alieno e questo ti chiedesse di descrivergli in poche parole come sono gli umani cosa gli diresti?

io sono un alieno. e di chiedere a qualcuno come sono gli umani me ne frego alla grande. la cosa non sfiora nemmeno un capello dell’ultimo dei miei neuroni extraterrestri.

pensi davvero di essere un alieno?

mi verso un altro po’ di scotch.

non mi hai risposto.

e tu non hai ancora finito il tuo drink.

cosa desideri?

in questo momento niente. be’, a parte qualche milione in banca che, come ti ho detto, mi servirebbe per far quello che voglio quando voglio. magari in qualche altro momento potrei risponderti che desidererei qualche ora di sesso con scarlett johansson oppure una succosa bistecca fiorentina accompagnata da un buon chianti però adesso la mia risposta è “niente”. come si suol dire “sto bene così”.

onorato del fatto che stia bene mentre chiacchieri e passi una notte con me.

già, questa dovresti annoverarla tra le notti più fortunate della tua vita eheh.

non lo dico per adularti ma è bello vederti sorridere.

non sei la prima persona che me lo dice. non che me l’abbiano detto in tanti o, meglio, sono poche le persone di cui m’interessano le parole che mi dicono. la mia nàstenka me l’ha detto qualche volta.


ma chi è questa nàstenka?

è la mia nàstenka. finisci il tuo scotch che sta facendo la muffa.

d’accordo che ora non desideri nulla. però che regalo vorresti ricevere? qual è stato quello che più hai gradito?

in genere i regali che più gradisco sono quelli che mi faccio da me. a parte quelli, il regalo che più ho gradito è una sciarpa di lana che la mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio fece con le sue mani per me.

vuoi parlarmi di lei?

è la mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio punto e basta.

descrizione molto esaustiva…

be’ ti ho detto che è la mia musa perché mi ha ispirato tante cose, ti ho detto che è bellissima perché è bellissima, ti ho detto che ha le vene di ghiaccio perché ha una certa forma di durezza fatta di audacia, di fermezza, di stabilità, anche di coraggio pur mantenendo una piacevole dose di vulnerabilità umana e di dolcezza femminile. ti aggiungo anche che è la persona più importante della mia vita. ti basta ora? ah, a proposito di lei e di regali: una volta fece una cosa geniale, mi regalò un libricino bianco di uno scrittore turco…quel regalo fu assolutamente un colpo di genio.

me la faccio bastare la descrizione, ho capito che non ti piace essere forzato. quali sono i ricordi più belli che hai?

a parte il viaggetto-vagabondo a charleville e i momenti in quella panchinetta, in quel cimiterino davanti a quella tomba…be’, molti dei miei ricordi più belli sono legati ad un foglio di carta, a me che scribacchio cose che vedo e sento e penso…sin dalle mie lunghe notti adolescenziali, con la radio che parlava, le ore che si spandevano elastiche e imponderabili nella notte ed io che con la mente assaporavo la dolcezza di una preziosa solitudine inestimabile…sai, ogni tanto mi capita di aprire uno dei miei libri e di trovare qualche foglietto incastonato tra le pagine, qualche foglietto scribacchiato a mano da me, appunti presi per tenere in serbo pensieri estemporanei…ecco, quando mi capita di trovare uno di quei foglietti quasi sempre mi viene in mente il momento e il luogo in cui l’ho scribacchiato e spesso sorrido…quelli sono bei ricordi…

come mai hai quei fiori colorati di carta incastonati in quel mobile?

sono l’essenza dell’anima di una ragazza, quella che si ricordava dei miei occhi…li terrò con me per sempre.

perché li terrai sempre con te?

perché mi va, perché mi piace averli, perché quando li guardo li sento sussurrare e quando li sento sussurrare sorrido teneramente.

non sembri una persona a cui piace sorridere.

non sembro un sacco di cose. e comunque parlo di sorrisi interiori, quelli che mi concedo quando sono solo, struccato, quando non devo per forza avere i piedi incollati al suolo di questo pianeta. mmm metto the koln concert di keith jarrett…

bene, col tuo permesso ne approfitto per svuotare la vescica…

tu svuoti la vescica e io riempio i bicchieri, dopo aver cambiato il cd. comunque, incastonato nel mobile, oltre al mazzo di fiori colorati c’è anche quel cartoncino, quella voragine rossa immersa in quelle diverse sfumature di grigio …quello sono io, è un mio ritratto che mi hanno regalato…anche quello lo terrò finché campo.

non ti chiedo chi l’ha fatto.

bravo. comunque anche quel cartoncino mi fa sorridere. vai pure a pisciare…


… … …


…fatto.

ecco, a proposito di pisciate. prima mi hai chiesto cosa mi piace fare, be’, pisciare all’aria aperta, magari in piena notte, magari in mezzo ad un bosco è una cosa che mi regala affascinanti sensazioni notevoli.

magari, anzi sicuramente non siamo in mezzo ad un bosco però siamo nel cuore della notte…soli, io e te…una situazione molto allettante e trascendentale…

il fatto di essere faccia a faccia nel cuore della notte, con la tv e le stronzate spente, a far danzare pensieri e parole è in qualche modo trascendentale…

è bello essere vivi mentre la città sonnecchia, c’è solo qualche auto che passa e qualche lampo televisivo che attraversa alcune finestre degli appartamenti nei dintorni…

questa notte la stiamo dolcemente sviscerando, nel senso che la stiamo percorrendo, la stiamo vivendo, la stiamo alimentando con parole, immagini, pensieri… la notte, una notte come questa, non chiede altro che di essere accompagnata fino all’alba…

quante notti hai accompagnato fino all’alba?

oh, questa domanda mi piace e la risposta è tantissime. compatibilmente con gli orari del circo (ma spesso e volentieri me ne infischio degli orari del circo) spesso dilato la mia giornata fino a notte fonda, fino all’alba. l’alba è il momento più bello della giornata, voglio dire, dopo una notte trascorsa a scandagliare le profondità dell’animo quando giunge l’alba, quando le primissime luci del giorno rischiarano il cielo, allora per qualche istante mi soffermo a gustare le prime luci del giorno, la quiete della città ancora dormiente che sta per destarsi…allora mi sento sazio e mi spengo, mi sdraio sotto una coperta mentre la quotidianità sta per schiudersi in tutti i suoi rumori e colori e clamori… è un momento raffinatamente appagante…guardo il cielo rischiararsi ed io, inversamente, mi rannuvolo in un confortevole tepore fatto di buio e calore e silenzio…anche se per qualche ora, adoro andare a dormire mentre la città sta per svegliarsi…

che film hai visto di recente?

ohh pura erezione intellettuale, alcuni giorni fa ho degustato 2001 odissea nello spazio, mentale libidine visiva, puro orgasmo solitario…adoro abbandonarmi, perdermi in quell’odissea nello spazio e nella mente umana…sai, uno dei miei sogni adolescenziali era vedere 2001 al cinema…sogno realizzato ben due volte!

c’è qualcosa di più soddisfacente che vedere realizzati i propri sogni?

ancor più di vederli realizzati è importante e appagante avere dei sogni. i sogni sono il metro della nostra mente, più sono piccoli e modesti più è piccola e modesta la mente che li elabora.

quali sono le tue stranezze? voglio dire, quando non sei costretto dalla quotidianità a sembrare normale cosa fai di stravagante?

preferisco tenermele per me le mie stranezze. posso dirti che sono vizioso, adoro concedermi vizi che la gente perbene definirebbe perversioni…non vado a puttane se è questo che stai pensando, le mie perversioni le consumo nella liturgica solitudine di una stanza, esclusivamente tra me e me. quando parlo del mio talento di pagliaccio intendo anche questo, occultare il mio lato maledetto…anche succhiare il midollo di una notte come questa è espressione di una viziosità che non voglio condividere con nessuno. in notti come queste è bello abbandonarsi ad una specie di stato di ipnosi, ascoltare e lasciare spazio alla tua mente ipnotizzata, sentire tutti i rumori del mondo come un sottofondo che non dice nulla, i rumori del mondo come l’espressività di un occhio vitreo…

quando ti lasci andare è bello sentirti parlare…

quando mi lascio andare spesso piace anche a me vedere danzare le mie parole, sono fiori che adornano un bel giardino impervio, quasi selvatico. è bello lasciar sbocciare i tuoi fiori…

dove ti piacerebbe andare?

nel deserto.

deserto?

sì…un deserto poco concreto, non parlo di un viaggetto turistico tra distese di sabbia a gettone, intendo…be’ sì, il canonico deserto fatto di sconfinate dune di sabbia che si perdono all’orizzonte..però che sia anche un vero deserto, in cui ti ci possa perdere, isolare, allontanarsi da tutto lo schiamazzo del mondo e sentire semplicemente quanto sei, quanto sono meraviglioso, meraviglioso senza niente, sentire la mia bellezza essenziale e nuda come un osso lucidato da un secolo di esposizione all’aria aperta e agli affilati raggi solari.

cosa ti piacerebbe saper fare?

non ti dico scrivere perché sarebbe troppo scontato. mi piacerebbe semplicemente avere il talento di Raffaello. mi accontenterei anche di saper cantare, saper manifestare le mie emozioni con la mia voce, sarebbe una voce come quella di Layne Staley, non sarebbe male nemmeno esprimermi con la voce come fece michael hutchence nel concerto a wembley degli inxs nel 1991, adoro michael hutchence in quel concerto, se fossi una donna credo che guardando quel concerto i miei ormoni impazzirebbero come tanti moscerini ubriachi attorno ad una lampadina.

ti piacerebbe essere una rockstar?

essere strapagato per esprimere a modo mio le mie emozioni, poter fare tutto ciò che voglio? naaa, decisamente meglio fare xxxxxxxx [il lavoro che mi tocca fare nda ]

cosa cambieresti del mondo?

di sicuro il mio conto in banca. e, come ti ho detto, non è una risposta superficiale, veniale. non bramo il lusso, l’unico sfarzo che adorerei sarebbe poter fare ciò che voglio quando voglio o, semplicemente, vorrei che mai mi rompessero i coglioni. il paradiso in terra è poter fare ciò che vuoi senza che nessuno ti rompa i coglioni. pura utopia vero?

be’, qualcuno ha questa fortuna.

questo grandissimo culo sfondato, per dirla tutta. alla faccia loro finiamo d’un sorso i nostri drink, è l’unica cosa che possiamo fare. perché di cambiare il mondo…be’, almeno stanotte non ho voglia.

alla nostra!

alla nostra! [e fanculo a quelli col culo sfondato che tanto nonostante le nostre maledizioni se la cavano bene lo stesso].

dove e quando ti sarebbe piaciuto vivere?

adesso, ai nostri giorni. per le libertà che ti dicevo prima. poi se sei un rottoinculo come quelli che dicevo prima te la passi bene sempre e ovunque. ad ogni modo, per darti una risposta più dignitosa, ho un debole per la Firenze rinascimentale. piazza della signoria è uno dei posti in cui sono stato che più mi sono piaciuti e che più adoro.

cosa cambieresti del tuo corpo?

adoro la mia magrezza. e la mia altezza. non sono un gigante ma adoro non essere un tappo. per il resto non sono certo il tipo che si disegna il pizzetto con squadretta e compasso o che si depila il petto, non mi interessano quelle cose lì, chi le fa…be’, cazzi loro. però se proprio potessi scegliere con la bacchetta magica tra le mani non mi dispiacerebbe avere le sembianze di michael hutchence ai tempi di wembley 1991. abbiamo i bicchieri vuoti, provvedo…

e scotch sia.

il nettare degli dèi. perlomeno di Dioniso. forse lui preferiva il vino ma suvvia, non facciamo i pignoli.

in uno dei tuoi libricini, la stagione dell’inquietudine, ci sono molti riferimenti a Dioniso, al lato dionisiaco dell’uomo, l’aspetto primordiale, selvaggio, istintivo…

adoro quella mia creatura, la mia stagione… è vero, è impregnata di dionisismo…sangue e violenza, istinto, sesso, sfrenatezza mentale, sregolatezza corporea, sensualità sfrenata, colori e sogni e suoni e rumori…adoro quella mia creatura, l’ho partorita con grande libertà, è un vero frutto della mia mente, immagini e pensieri e parole eruttati senza divieti, inibizioni o incertezze…dalla mia mente al foglio di carta e al mondo.

caspita, hai riempito per bene i bicchieri.

be’, si parlava di Dioniso mica di babbo natale. poi una notte come questa è un micromondo, puoi fregartene di tutto quanto, fino all’alba il mondo dorme e non sta a sorvegliarci con le sue regole e le sue subdole imposizioni.

sei una specie di diavolo tentatore.

l’ora del diavolo, un libricino di fernando pessoa…devo assolutamente ricomprarmelo, la copia che avevo ce l’ha un’amica. è un breve racconto che adoro, il protagonista è il diavolo…un diavolo tutto sommato distinto, elegante, intellettualmente raffinato. poi c’è il diavolo, il satana del paradiso perduto di Milton…dio (perdona il gioco di parole) che personaggio! il satana di Milton è uno dei più grandi personaggi di tutta la letteratura di tutti i tempi. al pari dell’Ulisse dantesco, del Chisciotte e del capitano Achab. dài mandiamo giù un bel sorsone d’un fiato, come farebbe la mia adorata Cry…via!

alla nostra, diavolo tentatore!

be’, di sicuro non voglio farti ubriacare per sedurti, puoi stare tranquillo, fisicamente ho altre predilezioni. via!

la tua Cry…un’idealizzazione della tua donna perfetta?

adoro la mia Cry. è bellissima, fantastica, la adoro immensamente. anche lei è un frutto della mia mente partorito senza divieti e restrizioni, è semplicemente così come deve essere, bellissima, fantastica, la adoro.

a parte chiacchierare come stiamo facendo cosa vorresti fare in una notte come questa?

in notti come questa mi piacerebbe andarmene a zonzo entrando in localini in bianco e nero in cui si suona blues o jazz dal vivo, posti in cui l’aria, anziché sapere di profumi griffati e rossetti sapesse di sangue e sudore e voglia di distrazione dal mondo e dalla vita illuminata dai raggi del sole… posti in cui non devi pagare un biglietto per entrare…bere mescolandosi tra sconosciuti che non hanno costantemente il cellulare tra le mani o in bella mostra sul tavolino…poi dopo i localini e le bevute e la musica e gli sconosciuti camminare e camminare e la città dovrebbe avere un fiume, adoro le città attraversate dai fiumi, adoro il pensiero di camminare in piena notte attraversando ponti con sotto quel nero liquido e scorrevole che se vuoi gli affidi tutti i pensieri che vuoi e lui se li porta via e non sai dove andranno a finire, le strade dovrebbero essere lucide di pioggia, sospesa nell’aria una nebbiolina silenziosa e cimiteriale, un po’ un miscuglio di praga e new orleans come le immagino io…perché sorridi?

solo perché immaginavo le atmosfere che dicevi, era piacevole fantasticarle mentre me le descrivevi, tutto qui. dove vai?

mi è venuta una voglia improvvisa…cambio cd… … senti, i primi due minuti di selling england by the pound sono magnifici, incantevoli, così evocativi e ispirati…meravigliosi, notevoli…è bello quando certe cose sono in grado di parlarti, trasmetterti impalpabili sensazioni che non hanno bisogno di parole e sarebbe un peccato cercare di descriverle o spiegarle…

certo che, a proposito del fiume di prima, anche le ore qui scorrono come le acque di un fiume…è quasi l’alba…

già, tra poco la luce si affaccerà sul mondo…sai cosa facciamo? ci alziamo e usciamo così come siamo, senza sciacquarci il viso o bere un caffè, usciamo non da mattinieri ma da notturni, così come siamo, sfatti e sgualciti dalla mano carezzevole della notte…andiamo…camminiamo finché non troviamo un bar aperto e facciamo colazione…