è una notte fredda e statica, il freddo sembra fissare ogni forma di vita, i rami spogli e scheletriti sono velati da una patina ghiacciata, gli uccelli dormono chissà dove, il cielo è la superficie di un mare scuro senza scogli o increspature, anche il vento se ne sta alla larga, nemmeno un pensiero aleggia nell’aria, mi sento come nel centro di una città disabitata. sono solo, sento affiorare dal mio profondo un silenzio, un silenzio che alla maggior parte delle persone farebbe paura, farebbe gelare il sangue nelle vene. io lo ascolto, inspirando profondamente, lo ascolto e mi trasmette una solitudine che sa di condanna e di libertà, la condanna e la libertà di chi non scende a patti con il mondo. mi viene in mente una tristissima canzone di paolo conte intitolata “lo scapolo”, una voce lamentosa e sconsolata racconta di una persona gradevole e stimata a cui tante donne hanno detto “sei tu che volevo” ma, alla fine, tutte quante si accasano solo per “salvare la faccia e avere la minestra sicura” e, il nostro scapolo, si ritrova a chiedersi “perché nessuna vuole condividere con me una notte triste come questa?”
accendo una merit ed esco sul balcone, l’aria è fredda e penetrante, osservo ancora il cielo: un grigio pesante che sfuma gradualmente su un arancione spento man mano che si avvicina alla punta ferrea degli alberi, sembra che dietro quegli alberi ci sia un piccolo camino acceso emanante una luce fioca priva di tepore. il silenzio, quel silenzio lo sento ancora. immergo lo sguardo e tutto l’animo in quel silenzio, resto solo con me stesso, ancora più solo di prima. alcune ore fa conversavo e socializzavo con il viso truccato e il mio bel nasino rosso. quelle ore sembrano lontane secoli, tutto il pubblico ha abbandonato gli spalti, sul palco sono solo, col viso struccato, le luci di scena sono spente, il palco non è più un palco. sono solo con me stesso. mi dico che se sono in grado di sentire ancora questo silenzio vuol dire che non mi sono ancora suicidato, non mi sono ancora “zombiezzato”. accenno un piccolo sorriso pensando che ancora riesco ad essere spietatamente sincero con me stesso, ammettere questa sconfinata solitudine significa non prendersi per i fondelli, non inventarsi delle comode bugie soffici e rassicuranti come confortevoli poltrone su cui sprofondare placidamente. mi sorrido pensando che là fuori ci sono un sacco di persone morte, accoccolate nei loro sonni scialbi e insignificanti. per loro la minestra è sicura. a stomaco vuoto sorrido, malinconicamente e beatamente sorrido. felice di non condividere con nessuno una notte come questa. amen.
accendo una merit ed esco sul balcone, l’aria è fredda e penetrante, osservo ancora il cielo: un grigio pesante che sfuma gradualmente su un arancione spento man mano che si avvicina alla punta ferrea degli alberi, sembra che dietro quegli alberi ci sia un piccolo camino acceso emanante una luce fioca priva di tepore. il silenzio, quel silenzio lo sento ancora. immergo lo sguardo e tutto l’animo in quel silenzio, resto solo con me stesso, ancora più solo di prima. alcune ore fa conversavo e socializzavo con il viso truccato e il mio bel nasino rosso. quelle ore sembrano lontane secoli, tutto il pubblico ha abbandonato gli spalti, sul palco sono solo, col viso struccato, le luci di scena sono spente, il palco non è più un palco. sono solo con me stesso. mi dico che se sono in grado di sentire ancora questo silenzio vuol dire che non mi sono ancora suicidato, non mi sono ancora “zombiezzato”. accenno un piccolo sorriso pensando che ancora riesco ad essere spietatamente sincero con me stesso, ammettere questa sconfinata solitudine significa non prendersi per i fondelli, non inventarsi delle comode bugie soffici e rassicuranti come confortevoli poltrone su cui sprofondare placidamente. mi sorrido pensando che là fuori ci sono un sacco di persone morte, accoccolate nei loro sonni scialbi e insignificanti. per loro la minestra è sicura. a stomaco vuoto sorrido, malinconicamente e beatamente sorrido. felice di non condividere con nessuno una notte come questa. amen.