venerdì 27 gennaio 2012

filosofiche riflessioni notturne accostate ai mediocri cervellini stereotipati dei miei colleghi. piccola premessa: per il lavoro che svolgo non è richiesto un grosso quoziente intellettivo, tanto è vero che la media del Q.I. dei miei colleghi credo possa essere sovrapposta a quella di una classe di terza elementare. quando lavoro, dunque, uso il 10% della mia intelligenza e tanto basta per garantirmi una reputazione che mi permetta di fare, entro certi limiti, tutto a modo mio. questo il punto cruciale: il desiderio di usare creatività, personalità, inventiva. ai miei colleghi un simile desiderio manca del tutto. loro vorrebbero i protocolli, le linee guida per qualsiasi cosa. cristosanto, vorrebbero un protocollo anche per andare a pisciare o schiacciarsi un punto nero dalla punta del naso! certa gente dovrebbe essere svezzata al desiderio di libertà, imboccata con cucchiaiate colme di ciò che non hanno. odio quei dannati protocolli e, grazie a Dio, me ne infischio allegramente senza che nessuno mi dica nulla. comunque, partendo da questa premessa, riflettevo in generale sui paletti che la moltitudine sembra bramare ardentemente. una mente libera avverte i paletti come un fastidioso limite, una mente circoscritta invece li vede come dei paletti a cui sorreggersi, senza di essi le menti piccole perdono sicurezza e coraggio. chiaramente, pensare in modo libero, per una mente non libera è cosa destabilizzante, cosa sgradita. probabilmente per certe menti pensare è come scaricare un grosso camion di mattoni per un corpo gracilino e poco allenato. fanculo i protocolli. e amen.

mercoledì 25 gennaio 2012

domenica 22 gennaio 2012

qualcuno mi apprezza pur vedendo di me solo un granello del mio dilatato mondo interiore. sono una creatura nata bruciata. un vasto oceano il mio mondo interiore, un sogno con più sfumature di tutti i quadri del mondo. forse sono incapace di odiare ma non m’interessa approfondire l’argomento. l’ho pensato e l’ho scritto, tutto qua. mi concentro sul mio fuoco, sui miei lupi. mi lascio bruciare, mi lascio sbranare. gioco a fare il morto, ma non in una piscina cristallina sotto un sole cocente e accecante, gioco a fare il morto disteso sul mio letto, disteso nel mio buio.

sabato 21 gennaio 2012


porca miseria, supererezione intellettuale! poco fa mi sono alzato, preparato una tazza di pessimo caffè solubile, acceso distrattamente la tv e…. cristosanto, così come dalle acque del mar rosso apparve miracolosamente il fondale ecco che sullo schermo, direttamente dal paradiso dell’arte, le immagini del film “Alexander Nevsky” meravigliosamente supportate dalla musica di Sergei Prokofiev [rai5, terminato praticamente ora] .
al regista Sergei Eisenstein (quello della corazzata potemkin) il governo staliniano commissionò un’opera che doveva avere fini propagandistici, doveva in fin dei conti esaltare la figura di Stalin come uomo-guida e risvegliare il patriottismo del popolo russo in vista dell’imminente invasione nazista. il regista ambienta il film nel 1200 e narra la storia del principe sovietico Alexander Nevsky che, per respingere l’invasione dell’esercito teutonico, forma un esercito improvvisato di contadini russi. memorabile la scena della battaglia in cui, con grande astuzia militare, il principe russo attira i cavalieri tedeschi, abbigliati con pesanti armature, su un lago ghiacciato. il ghiaccio sotto il peso dei cavalli e delle armature cede inghiottendo l’esercito tedesco. la colonna sonora del film fu affidata al compositore Sergei Prokofiev, che compose la cantata “Alexander Nevsky”. poco più di 38 minuti di pura estasi sonora. anche la tv, una volta ogni due o tre secoli, può regalarci inaspettate e meravigliose erezioni intellettuali eheh.

venerdì 20 gennaio 2012

immerso nella mia incorporea immobilità corro. verso una stupefacente sofferenza che è una candela. nessuno brucia come brucio io. nel silenzio distante dai corpi brucio come nessuno sa bruciare. una cavalcata sotto una luna fredda come un rasoio. le uniche cose che somigliano a questa luna sono i capelli della mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio. e i capelli della mia jeanne personale. uniche concessioni alla corporeità di questo mondo. capelli scortesi, aristocratici e selvatici. meravigliosi. la punta dell’iceberg di una femminilità rara e preziosa. bellezza per occhi e dita di un altro mondo. la luna accarezza il mio sguardo con dita lunghe e sottili. niente adesso è come la luna e come quei capelli. e nessuno sa bruciare come brucio io.

martedì 17 gennaio 2012

il sogno del diavolo

Il diavolo si svegliò prima dell’alba, con le tenui tinte di un sogno che tentavano di svanire come colori di un acquerello che virano impercettibilmente ma, inesorabilmente, verso il bianco, alla ricerca della completa fusione col foglio. Immagini alla ricerca dell’assoluta e annichilente autodistruzione, bianca come una morte privata di ogni orrore. Aveva sognato di nascere umano. Provò un forte dolore, un’infinita tristezza. Poi, come un liquido che colma completamente un recipiente, tracimando dai bordi e scivolando lungo le pareti, la sensazione di una profonda invidia lo destò. Quando il sole sorse, l’invidia nei confronti dei mortali ancora non si era nemmeno affievolita.

domenica 15 gennaio 2012

un po’ di colore nel mio sangue, per potermi avidamente tuffare nel mio buio senza speranza, sprofondo senza toccare le pareti di pietra che, mi rendo conto, sono rivestite di spesso velluto nero, cado lasciandomi inghiottire dal mio buio senza alcun suono, cado senza età e senza rughe, senza trucco e senza pelle, cado nel buio fondo come la notte che abbraccia la morte. c’è solo la mia essenza che, anche di giorno, è sempre così distante dal mondo. forse nemmeno respiro, mentre cado, mentre sprofondo giù e sempre più giù. ...

lunedì 9 gennaio 2012

esploro il silenzio. non desidero altro. silenzio. davanti a me vedo solo silenzio. dentro solo silenzio, come mare profondo di notte. un orizzonte senza immagini. chiudo gli occhi per sentirne il sapore. silenzio senza fine. come una luna il sorriso della mia splendida dama ottocentesca. cerco di non tagliarmi, di non farmi del male. niente graffi o sangue stanotte. voglio restare candido e trasparente. nessuno si può avvicinare. tremerò stanotte, niente potrà scaldarmi. si avvicina, la mia dama. abbasso ogni guardia, lascio perdere ogni protezione, mai vorrei difendermi da lei. mi bacia. una tristezza senza pensieri, inquietudine priva di preoccupazioni. se decidesse di portarmi via con lei per sempre, stanotte, non potrei che seguirla. senza dire niente, senza pensare niente. senza neanche accorgermene mi rendo conto che le sto sorridendo. non parlo in astratto, sto davvero sorridendo alla mia tristezza. un bellissimo sorriso, tenue e sfumato come la luce dell’aurora.

sabato 7 gennaio 2012

arriverà l’estate

la chioma lunga e sciolta

le esili spalle dorate

le cosce calde divaricate

lentiggini appena accennate

arriverà l’estate

come un vento caldo nella mia vita

un’affascinante irresistibile calamita

asciugherà tutte le mie lacrime insensate

mercoledì 4 gennaio 2012

In un piccolo teatro si tenevano le audizioni per una rappresentazione, tra i personaggi da interpretare c’era anche la figura del diavolo. All’audizione si presentò il diavolo in persona, sotto le spoglie di un omino secco secco e malandato. La concorrenza non fu esorbitante e il diavolo ricevette la parte. Leggendo il copione e partecipando alle prove, il diavolo si rese conto che il suo personaggio era eccessivamente viscido, calcolatore, senza scrupoli, lui non era così in realtà, faceva il suo lavoro, serviva su un piatto d’argento la mela proibita, in tutte le salse, e amen. Gli uomini lo raffiguravano più machiavellico di quello che era, più scaltro e ingegnoso. Abbandonò la parte e la compagnia e imparò ad essere come gli uomini lo dipingevano.

domenica 1 gennaio 2012

ficcarmi un grosso petardo in bocca e farlo scoppiare. sarebbe un peccato perdermi lo spettacolo. non mi piacerebbe nemmeno vedere il filmato, vorrei assistere in diretta. dopo averci pensato per un po’ trovo ciò leggermente raccapricciante. ma solo un po’. ma prima della sensazione orripilante, prima della repulsione per la mia poltiglia umidiccia e rossastra spiaccicata dappertutto, prima assaporo l’istante deflagrante, un concentrato di luce e di buio, tutto assieme, tutto dentro di me, piccolo e potente come un granello di sole che rende ciechi e annulla tutto quanto in un istante. la mia immaginazione sorride e lecca i rimasugli di cervello spappolato, come un lupo affamato che non si pone domande sul cibo che ha di fronte. sarebbe come bruciare le tappe, chiudere gli occhi con un sorriso abbagliante. non ci sarebbe spazio per le ipocrisie di circostanza. lo spettacolo sarebbe solo mio. la giusta conclusione di un’esistenza improntata verso un’ incondizionata individualità senza remore.