venerdì 29 agosto 2014

ho inghiottito l’inferno, arroventato chiassoso e pieno di rocciosi spigoli appuntiti. arroventato chiassoso e appuntito inferno dentro la mia carne. nessuno può sapere. nessuno può capire.
mi distacco per un attimo dal mio inferno per pensare a quanti iniziano a scrivere un blog poi si stufano e smettono. per me è sanguinare, la mia valvola di sfogo nel costato, la pugnalata che fa schizzare un poco del mio sangue. mera esigenza. poco importa se qualcuno legge i miei schizzi insanguinati. chi accoglie l’inferno dentro sé deve avere l’occasione di sanguinare. sennò muore bruciato dal di dentro.
mi giro di lato e sputo fuoco, tizzoni ardenti nelle mie viscere. belli i miei odierni cd sparsi per terra attorno al lettore, radiohead, miles davis, un po’ di blues, pumpkins, pearl jam, edie brickell, the wall. anche se, come diceva un mio amico, all’inferno si ascolta marilyn manson. senza tonnellate di cerone oggi sarei inguardabile per gli esseri umani. ma di quello ho la scorta, dio me l’ha data in dotazione quando sono stato sputato su questo suolo. privilegi dei pagliacci di nascita.
stanotte se un serpente a sonagli mi mordesse creperebbe avvelenato. probabilmente, se avesse un pizzico di istinto primordiale che tanto gli si confà, se ne starebbe alla larga. 

domenica 24 agosto 2014

faccio parte di quegli esseri celesti visibili a tutti, vedo tutte le vostre gocce e i vostri peccati e i vostri piccoli spazi. il tempo, ciò che più vi spaventa, non vi rendete conto che siete tutti fuori tempo? le cose che m’importano non le so bene nemmeno io, ciò che non possiedo non m’importa, questo sì. sono fatto di antimateria e ciò che voi vedete di me è pura quisquilia. i vostri pensieri sono illusioni e le vostre illusioni, diomio, sono così stupide. fate ancora quel giochino, vi schierate in due parti, la maggior parte dalla parte dei buoni, gli altri con i cattivi. ma quando la finirete di giocare? cercate di fuggire per tentare di non affondare. siete un esercito di mercenari e vi pagano con illusioni così insignificanti. nessuno ahimè è il soldato di se stesso. tutti soldati che cercano di fuggire dalla noia. nessuno vuole farsi male. ognuno dev’essere la religione di se stesso. io non sono nato per tentare di non affondare. chissà perché sono nato per essere visibile ai vostri occhi. se riuscite a vedermi, perché non riuscite a vedere le mie ferite? perché ognuno è perso nel suo piccolo mondo, nelle sue piccole finzioni, nei suoi giochini senza senso. 

martedì 19 agosto 2014

un morto, poco prima che i nuovi raggi solari toccassero la terra sotto cui era sepolto, sognò, sogno di essere vivo. si svegliò trafelato, con l’animo tutto agitato per quella sensazione che aveva quasi dimenticato. appena sveglio, sciacquarsi il viso e guardarsi allo specchio per assicurarsi di avere un aspetto presentabile nei confronti degli altri vivi. poi preoccuparsi. preoccuparsi di fare una buona impressione con questo e quello. sino a sera, quando ci si doveva preoccupare di fare bella figura con questo o quell’altro. seduto sulla sua lapide pensò: la gente potrebbe prendersi un anticipo sui benefici della morte: dovrebbe preoccuparsi molto, molto meno. 

giovedì 14 agosto 2014

voglia di buio di battelliano silenzio antimondo di solitaria panchinetta autunnale. essere libero nel mio nero privo di cazzate. un tuffo nel non-mondo. assenza dei pensieri che impregnano l’aria e il terreno e i silenzi ultraterreni. ho il viso struccato barbetta lunga nelle vene sangue bianco. adoro affondare nel mio denso torbido tenebroso nero tutto petrolio e silenzio. e mentre sprofondo mentre colo a picco percepisco le mille sfumature colorate donate dagli ultimi brandelli di luce. prima che cali il sipario di spesso velluto nero.

prima del buio nero zero più assoluto alcune invisibili microbollicine colorate che col dito (o lo sguardo) faccio scoppiare e dalla silente deflagrazione nubi e piccole piogge di parole che come scintille di colorati fuochi artificiali danzano prima di accasciarsi al suolo spegnendosi.

il vuoto è volo l’assenza di tutto un paio di ali. chi dice che ci si debba curare dal niente? perché mettere gli occhiali se la vista è troppo aguzza? l’inquietudine non è malattia è lo scenario di un animo particolarmente acuminato. seduto sul pavimento vedo al contempo le altissime stelle e la formichina solitaria sperduta nella mattonella bianca. adoro guardare il niente e non ascoltare ciò che ha da dirmi.

sabato 9 agosto 2014

Sono la più bella diciannovenne del mondo. Sono sola come una croce piantata in uno sterminato camposanto di marmo bianco senza croci. Io l’unica croce in un oceano di vuoto e di silenzio. Bevo la mia decima mezzolitro di acqua minerale. Sono pallida e bellissima, il volto intorpidito da mille ore di sonno artificialmente indotto e da totale assenza di luce solare e vita sociale e chiacchiere e volti e rumori e bla bla bla. Gironzolo a caso nel mio monolocale, a piedi nudi, lo sguardo sofficemente sbatte dove capita, finestra pareti pavimento soffitto. La porta-finestra mi dice che è piena notte. Devo aver dormito per qualche secolo almeno. Il mondo là fuori, ne sono sicura, non sarà cambiato di una virgola. Accendo la sigaretta che stringo fra le morbide labbra. Infilo il cd, track number two, even flow. Mi guardo allo specchio e ammiro il mio pallore che farebbe arrossire d’invidia la luna e le sue sorelle. Se la luna è distaccata dai pensieri degli uomini io sono la madre dell’alienazione e dell’indifferenza. Quando comincia alive le culotte nere e la t-shirt bianca cadono sul pavimento e m’infilo nella doccia.  Questa notte è solo mia. I’m still alive.

lunedì 4 agosto 2014

le mie ossa non sbagliano mai, nemmeno quando le scheggio impudentemente. mi graffio e sanguino e sto bene così, grazie. vagolo nella mia strada fatta di un meraviglioso nulla. nella mia strada c’è una splendida ombra. e piove. diceva il poeta "la mia strada non passa vicino alla tua casa, la mia strada non passa vicino alla casa di nessuno".

penso spesso alla morte. a quella degli umani. e alla mia. credo che il mio più grande desiderio sia quello di arrivare in punto di morte con la serenità che possiedo in questo momento. serenità nei confronti della morte, intendo. vorrei sorridere mentre so che devo morire a breve. c’è chi desidera un’auto nuova, chi una scopata, chi un anello con un diamante grosso così. io desidero questo. arrivare in punto di morte con un lieve sorriso interiore.