sabato 27 aprile 2013

forse l’unico lato positivo del circo è che posso arraffare tutti i colori che voglio e farne robusti distillati con cui colorarmi dal di dentro. e così oscurare l’esterno. il guscio. penso al capitano achab. il suo pensiero fisso il suo tormento. moby dick. cammina avanti e indietro ticchettando con la sua gamba d’avorio sulle tavole del ponte del pequod. e il suo pensiero fisso è come un pulcino che dà di becco al guscio per uscire. certe volte i miei lupi azzannano la mia pelle per uscire. e quando succede se non riesco a stare solo sto male. quando i lupi si fanno sentire è tempo di stare soli. nel bosco. senza cazzate senza persone. le persone sono cazzate. verde acido che tende al giallastro acerbo. un treno sparato a mille che fende la notte. una bomba che esplode. abbagliante giallo acceso e rosso fuoco intensissimo. stare soli. essere corteggiati e stare soli. uno stato straordinario. ogni persona nasce sola e tenta per tutta la vita di colmare la solitudine. io non mi sono mai curato di colmare questa lacuna. ci sguazzo dentro e sto male se non posso navigare nel mio mare nero petrolio. che è anche cristallino. e infuocato. ma vabbe’ ora non ho gli strumenti e la voglia per descriverlo meglio. voglio solo far zampillare queste parole. adoro fare questo. come sanguinare. la mia valvola di sfogo nel costato. odio le chiacchiere della gente. amo le mie parole che solitarie danzano nella notte. amo farle danzare come vogliono in un isolato baccanale inventato. ho lo sguardo un po’ spento. come se dovessi morire stanotte. 

lunedì 22 aprile 2013

la quotidianità è una conduttura fognaria in cui tutti allegramente sguazzano schizzandosi allegramente giocosamente si lanciano nauseabondi spruzzi reciprocamente. anziché piangere chiassosamente sghignazzano apaticamente. [pagliaccio dixit].

giovedì 18 aprile 2013


volteggio come un lallallàà-ààhh galleggio dentro un monopensiero che stravedrà per me, un sortilegio dentro un monolocale fatto di catrame, spazio spaziale per un privilegio mio personale baccanale. una scoreggia è disgustosa, un fantasma una presenza virtuale. in realtà sono la stessa cosa. anale immagine spirituale. non c’è paura non c’è rimpianto. i ricordi sono soffici cuscini su cui sbavare. per quel che mi riguarda tutti possono crepare dopotutto la navigazione in aperto mare.... mmmm cosa stavo dicendo?

domenica 14 aprile 2013

un buco un foro attraverso cui la chimica comincia ad interagire con ciò che accade al tuo corpo e all’interno di esso. qualche attimo di soffice paura se l’ospite non è proprio un abituè. un tuffo di colori nel tuo buio, uno squarcio come una faglia che separa te stesso dal resto della zattera mondana affollata di mute formiche ciarliere. solcando i mari antichi e lontani soffermandoci possiamo vedere riflessa l’immagine dei nostri cocci che invecchiano sorridendo beffandosi di noi. non puoi sconfiggerli o ignorarli puoi solo sputarli addosso. sputare è già qualcosa un romantico gesto forse idiota forse senza senso. un semplice triste e allegro modo di suicidarsi con una pallottola a salve. mi sveglio mi alzo dal letto per entrare in un pollaio. nel pollaio ci entro sempre da solo tutti gli altri sono bipedi pennuti starnazzanti. 

martedì 9 aprile 2013

notte buio nero fuoco silenzio catrame petrolio e desolazione. qualche candela e il freddo del pavimento sulle natiche. mantegna giotto padre brown poe sul pavimento. anche un foglietto con la lista della spesa. rido di me stesso perché tanto non userò mai una lista della spesa. però c’è, quel foglietto, con una penna poggiata sopra. candeggina ammoniaca detersivo piatti e lavatrice birra latte olio riso pepe yogurt cipolle aglio fagioli biscotti crauti succo d’arancia. dal vetro della portafinestra i tetti delle case addormentate. cittadina del cazzo la mia. non è firenze né mantova o assisi, ferrara, urbino siena roma padova o venezia. perlomeno non è nemmeno las vegas. bicchiere mezzo pieno eheh. infilzata in una cornice una cartolina di nantucket. e qui scatta incontrollabile l’erezione letteraria. allineo queste parole con meravigliosa noncuranza. qualcuno disse provocatoriamente che anche gli immortali personaggi della grande Letteratura non sono altro che una sequela di parole. una successione di parole sono achille e don chisciotte, odisseo e achab, orlando e amleto. una sequela di parole, ok. ma con dentro un universo di sfumature potenti, emotive, spirituali, sanguigne e intellettuali, ironiche, tragiche e vitali. i grandi quadri, i grandi libri, sono profondi pozzi in cui potersi perdere. la lista della spesa. il consumismo che appanna la vista è la droga più diffusa oggigiorno. una pozzanghera fangosa in cui imbrattarsi illudendosi di essere felici. guardo il ritratto di jeanne hebuterne di modiglioni sulla mia parete. sorrido a jeanne che è così bella. decido di compiere un mio piccolo personale rituale pagano. al centro della stanza, sul pavimento, brucio il foglietto della spesa. un bacio tra il foglietto e la fiammella della candela. un piccolo falò tutto mio racchiuso tra le mura in un’addormentata cittadina del cazzo. un piccolo falò pagano, rituale antisocial. sorrido mentre la carta brucia. domattina dovrò pulire i residui del minifalò, vabbe’. però adesso sorrido. 

mercoledì 3 aprile 2013


un’idea ardita, sciorinata da un grande scrittore, circa la genesi della commedia dantesca: Dante ha immaginato il suo viaggio oltremondano nei tre regni dell’aldilà per mostrarci le conseguenze dei vizi e delle virtù perseguite durante la nostra vita terrena? Dante ha immaginato il suo percorso, dall’inferno al paradiso, per mostrarci la via della redenzione? no. semplicemente Dante s’innamorò della signora Beatrice Portinari, un amore impossibile il loro, sia perché la signora Beatrice era sposata ad un ricco banchiere e soprattutto perché ella morì molto giovane. cosa fece dunque il signor Dante innamorato (che tra l’altro era dotato di un sovrumano talento letterario)? semplicemente decise d’immortalare l’oggetto del suo amore. e non solo. decise che tutta l’umanità si sarebbe dovuta inginocchiare davanti alla sua amata. e scrisse la divina commedia. scrisse il suo capolavoro semplicemente per far rivivere il suo amore. per poter rincontrare la sua amata. probabilmente è un’ipotesi troppo semplicistica, ma che importa? mi ha sempre affascinato tantissimo proprio per la sua estrema semplicità. la forza della semplicità e del romanticismo e dell’amore. che ci si creda o no poco importa, è un’idea che fa sorridere l’animo e palpitare il cuore. ci pensate? un uomo ama così tanto una donna che per poterla vedere nuovamente scrive la divina commedia. roba da far sorridere l’anima e palpitare il cuore.