martedì 7 giugno 2011

mmmm uno di quei momenti in cui mi sento estremamente riflessivo, mi metto davanti ad una pagina bianca e non so cosa scrivere. le parole sembrano essere troppo superflue per dare forma ai pensieri. mi viene in mente una cosa letta chissà dove, un articolo di musica classica; il giornalista diceva che tutte le anime si sentono in qualche modo "inespresse", tutti noi sentiamo quest'incapacità ad esprimire totalmente la nostra anima, fanno eccezione solo grandissimi spiriti(il giornalista in questione come esempio tirò in ballo Beethoven). in questo momento mi piace palesare questa mia incapacità espressiva, scrivere che non so cosa scrivere.

poco fa sul balcone, davanti alla notte: mi è venuto in mente un verso di, credo, william wordsworth (che bello quando mi metto a citare un po' alla cazzo, con quasi la certezza di sbagliare... che sensazione di libertà!), diceva il verso "pura beatitudine esser vivi davanti a quest'alba". al posto dell'alba io ci metto la notte et voilà il mio stato d'animo mentre mi trovavo sul balcone.

vorrei fare un sogno in cui incontro una persona che vorrei tanto abbracciare. nella realtà non esiste una persona simile. ci vorrebbe un sogno straordinario. buona notte.

giovedì 2 giugno 2011

mi sento vaporoso, impalpabile, un sarcastico folletto con sembianze umane. sto diventando sempre più nichilista, pericolosamente avulso dalla moltitudine. l’avverbio “pericolosamente” l’ho scritto a beneficio della comprensione di chi legge, ovviamente il nichilismo porta in sé un menefreghismo anche nei confronti di ciò che è, o potrebbe essere, pericoloso. le cose che m’interessano riguardano sempre più esclusivamente il mio mondo interiore, le persone che mi attorniano, quella roba lì è sempre più una sottile pellicola a contatto con la mia pelle. quanto poco mi conoscono le persone che mi attorniano! non so se si tratti o meno di ipocrisia, da parte mia. faccio vedere solo il mio guscio di pelle umana, nego ciò che c’è sotto e loro credono di conoscermi. ovviamente non m’interessa il loro errore di valutazione, la loro miopia, non m’interessa farmi conoscere. ieri sera sono uscito per una birra, mi sono soffermato a sentirmi parlare e, porca miseria, sono davvero bravo a mimetizzarmi con il volgo. ad uno sguardo superficiale (tutti gli occhi che mi circondano sono miopi e superficiali) potevo passare per uno di loro. ora, ad esempio, in solitudine sul balcone, davanti alla notte e alle goccioline di pioggia che cadono dalle foglie degli alberi (in questo momento non piove più, ha smesso da qualche ora) mi sento spinto a far prendere aria a ciò che c’è sotto il guscio di pelle. uscirei volentieri per una birra con questa notte, questa solitudine, questo ticchettio di goccioline. ora, se mi ascoltassi parlare, riconoscerei la mia vera voce. questo è ciò che intendo quando parlo del pagliaccio.