giovedì 30 aprile 2015

la ribellione nel sangue è un vizio aggrappato alla tua mente come una zecca che affonda le sue zampette nella carne per ancorarsi e restare lì e non rischiare di essere estirpata. adoro essere un ribelle silenzioso. nel silenzio dei miei sorrisi interiori abbatto muri con mute cannonate battelliane. fulmini nel buio della mediocrità. ali di farfalle che sbattono con il loro non-rumore. dio che voglia di mandare tutti a fare in culo! un carnevale nella mia mente in cui poter mandare allegramente tutto e tutti. a. fare. in. culo. inonderei volentieri tutto quanto col fango del mio disgusto. 

domenica 26 aprile 2015

raschio mi graffio mi faccio male sino a volare nel buio deliziosamente impassibile. il viso proiettato in un elettrico niente emozioni come suoni annientati. con le persone della mia quotidianità io gioco. finché non sono solo e allora faccio sul serio. e sorrido. senza sangue mi specchio e mi adoro nel mio pallore come un sogno o un fantasma che vaga nella città abbracciata da una nebbia senza peso. mi specchio nella fortuna di essere uno spirito che danza al suono di una fantasia senza valori. blu nero sofisticato assassino nella culla vomito sanguino coperto da una tormenta che respira. mi amo vedendomi riflesso nella mia solitudine fatta di assenze. di famiglia di persone di umani di umanità. maledetto. dannato. come un bellissimo mostro senza legami terreni. invisibile agli occhi del mondo. stanotte mi suicido. con caramelle e succhi colorati. e domani sarò uno zombie. sorrido specchiandomi. il mio riflesso.  lo amo. 

martedì 21 aprile 2015

chiuso nella mia stanza vagolo nel mondo libero come un animale che guarda il cielo e il sole e ascolta il suo sangue scorrere sciolto svincolato dalle creature che lo circondano. selvatichezza e bellezza libere chiuse in una stanza d’appartamento. mi guardo specchiandomi inquietudini e trasparenze s’intrecciano in una specie di favola sbagliata ma che adoro.
sento i miei lupi ululare. probabilmente quando non li sentirò più sarò morto o sarà come se lo fossi. o adorerò andare in giro a fare shopping che è un altro modo per dire che sarò morto. ora mi avveleno un po’. una spruzzata di colore nelle mie vene. colore che non ha niente a che vedere con luna park o arcobaleni. semmai ricorda il colore rossiccio arancione delle pareti di un’infernale caverna rischiarata dal fuoco e animata dalle ombre che danzano così come i miei lupi girovagano nella notte. la notte…

apro la finestra e dalla notte mi lascio portare via…

giovedì 16 aprile 2015

seduto sulla sponda di un fiume azzurrognolo come una vena di un pallido braccio freddo e immobile. seduto sulla sponda di un fiume pallido e azzurrognolo nella mia stanza bianca e fredda e immobile. la mia mente seduta sulla sponda del fiume guarda e ascolta l’acqua scorrere lenta morbida come un letto di ricordi che se ti abbandoni ti trascina in un sonno senza spigoli lontano dalle cascate. quasi estasiato ascolto il niente scorrere rapito da un soffice silenzio. quasi non sento scorrere il veleno tra le mie ossa. seduto sulla sponda di un fiume azzurrognolo nel bianco della mia stanza è un po’ come andare sulla luna. la notte scivola ma il giorno ancora è lontano. tutte le scuse del mondo tra poco si desteranno stiracchiandosi i loro viscosi tentacoli che si allungheranno in tutti i caffè della città. le parole da sopportare ovunque disseminate sbocceranno del tutto prive di grazia. l’esercito di nessuno tra poco calcherà le vie di questo sasso che chiamate mondo. io invisibile sarò avviluppato nel mio sonno perso nel mio universo senza parole. 

domenica 12 aprile 2015

specchiandomi lupi intorno a me fiutano le mie carni bramosi di rosicchiarmi le ossa nel mio bosco personale distante da parole e sociali indesiderate presenze. immagino di lanciarmi dall’ultimo piano di un grattacielo non è il desiderio di schiantarmi è lo stare a mezz’aria con le braccia spalancate come ali e la faccia che sfida l’aria affilata il volo istanti di voluttuosa solitudine sorriso impassibile istanti momenti di meravigliosa distanza dal circo e gli uomini e le cazzate e il brusìo delle formichine operose che là sotto si danno da fare ed io le osservo come un bellissimo pipistrello-angelo-bianco che plana senza peso.
intorno a me nessuno deliziosa sensazione di assenza la annuso la respiro mi ci tuffo nuoto niente caldo niente freddo sensuale solitudine in cui volteggio disegnando tanti fantastici e meravigliosi e inebrianti niente.

atterro uno specchio un bosco i miei lupi. carne e ossa da sminuzzare. oscurità amorevolmente feroce nera nebbia che avvolge e non ti dà scampo devi solo sprofondarti lasciarti ricoprire come da un’edera che ti ama sottraendoti il respiro incantato amplesso privo di alcuna avidità. specchiandomi lupi intorno a me.

mercoledì 8 aprile 2015

adoro il contatto a distanza che ogni tanto concedo a qualche persona. vicinanza che è uno svelarsi, un mostrarsi nel silenzio di un’astrattezza che ha qualcosa di vagamente celestiale, un volo libero, parole nell’aria, una lunga lacrima narcisistica che nuota senza costume in un mare di pensieri.
con le poche persone che ogni tanto capitano in quest’angolino ho avuto questo tipo di contatto a distanza. un contatto privo di cemento, un gioco in cui nessuno perde, un capriccio privo di veli.

sabato 4 aprile 2015

quando qualcosa muore c’è sempre qualcosa di triste. non di sbagliato ma di triste sì. sempre. c’è persino qualcosa di triste quando il sole muore, ogni giorno. anche le scheletrite foglie autunnali portano con sé una certa tristezza in quella luce andata via per sempre. forse la tristezza è dettata dall’assenza, dall’abbandono. da quel gelo che ci tramuta in impietriti spettatori impotenti. una tristezza che ha anche una qualche bellezza. la bellezza dello spettacolo di un tramonto. la bellezza di un’ipnotica melodia di pianoforte. la bellezza di uno sguardo che somiglia ad un amplesso silenzioso. la bellezza di volersi congiungere con un unico, meraviglioso sguardo. uno sguardo del pensiero.