martedì 18 maggio 2010

l’ottusa monotonia della persona con cui sono obbligato a trascorrere un bel po’ di ore stimola, in me, la voglia di solitudine, di malinconica riservatezza, di scrivere parole folli e colorate. la squilibrata quattordicenne che ama dipingere, percependo appassionati vortici sprigionati dall’esplosione di creature viventi, appositamente imbottite di petardi, non troverebbe molti spunti dallo squartamento della persona che ora ho accanto. la folle e geniale adolescente, che ancora è senza nome, dall’esplosione della tizia ricaverebbe un dipinto dalle tonalità grigio-chiaro, un pannello color sabbia con alcuni puntini neri, sparsi qua e là, che darebbero un senso di desolazione e silenzio, un foglio di carta abrasiva spazzato da uno sconsolante vento né caldo né freddo, l’avvilente monocromia della superficie di una scrivania moderna, laccata e completamente priva di venature e di espressive suggestioni visive,olfattive, emotive.
stanotte la luna mi sorride, mia beffarda complice. la mia profumatissima malinconia, che affonda morbide e soavi radici nel cuore della luna, ha la delicatezza di un fiore, il vigore di un albero, il calore del vino, la leggerezza dell’aurora. mmmmmmm ahimè, devo abbandonare carta e penna…

buonanotte.

mercoledì 12 maggio 2010

che gente!

“c’è una collega della mia ragazza che si è lasciata col fidanzato e vorrebbe uscire per bere una cosina, perché non vieni?” dopo trecentomila NO eccomi in un pub frequentato da troppi adolescenti. nel giro di due minuti mi sono già pentito di non aver pronunciato il trecentomilaunesimo NO. sono convinto che se alla tizia facessero una tac del cranio si vedrebbero delle forme cubiche. cervello squadrato come una scacchiera, mentalità rigida come una stecca da biliardo, la stessa fantasia e immaginazione di una pulce depressa e lobotomizzata, puro distillato di noiosissimo pragmatismo soporifero e tedioso. mai un essere vivente è stato meno interessante ai miei occhi. per buona parte del tempo trascorso in quel tavolino ho pensato fondamentalmente a tre cose: alla McFarland che avevo davanti, al fatto che il tizio che ha piantato quella tizia ha fatto la cosa più sensata che potesse fare e a come avrei potuto far fuori il mio collega. che gente! avrei potuto passare un’ora del mio tempo a fissare la mia bellissima jeanne, anche fissare una parete spoglia non sarebbe stato male e persino un’ora in compagnia di gerry scotti o enrico papi sarebbe stata una cosa migliore. chissà se quella tipa si rende conto di essere così oscenamente avvilente, magari è per quello che il suo unico scopo è accalappiare un povero cristo qualunque affinché possa condividere con qualcuno il suo animo così slavato e insignificante. forse si rende conto di quanto è insostenibile e non si sopporta da sola… bah. cazzi suoi, della sua amica, del mio collega e di tutta l’umanità tranne che miei. penso alla mia jeanne, ad una fetta di strudel fatta in casa, ad un’altalena, ad una ex quattordicenne che ascolta i talking heads, ad una persona che mi ha paragonato ad un cactus, ai budini e alla carta igienica che rubo a lavoro,ai ponti di san pietroburgo, alle rose sparse sul pavimento della mia stanza, ad una ex quattordicenne, quella di prima, che guarda La corazzata potemkin, a una giornata di pioggia, ad una fiorentina seguita da una grappa…. mi sorprendo a sorridere. mi adoro. vorrei baciarmi ma mi accontento di sorridermi

domenica 9 maggio 2010

SsSsSsshHhhhhhhhh......

tutto fermo, calmo, statico. notte. anche gli uccelli, che generalmente fanno un gran baccano, sono diventati taciturni stanotte. buio immobile, senza vento, senza rumori. tutto tace. tutti si sono chiusi dentro le loro stanze e ora dormono. e mi hanno lasciato fuori. e non mi dispiace per niente. mi avete lasciato fuori dalle vostre inutili vite del cazzo, e non me ne frega niente. niente. godere dell’isolamento è un’esclusiva degli esseri superiori. e gli esseri superiori sono spesso tristi e soli. ma questa è un’altra cosa. sorrido pensando che le persone sono come grossi contenitori metallici colpiti con un bastone: più sono vuoti e più fanno rumore. il silenzio e l’introspezione sono per pochi. alla massa le sue chiacchiere, i suoi sciocchi intrattenimenti televisivi. sorrido. mentre mi godo questo momento di autoisolamento. c’è un bellissimo silenzio stanotte. solo mio, tutto per me. è così bello pensare con lentezza, divagare, perdersi come un sottile filo di fumo nell’aria. il mio pensiero è così diafano, ascetico. sono un celestiale sogno trascendentale. penso agli occhi che si poseranno su queste parole: occhi che non mi hanno mai visto. paradossale che chi più mi sta vicino senta solo le parole che vengono dalla mia carne. è anche vero che se ora sto scrivendo è perché ho voglia di sentire la mia voce. questo silenzio è bellissimo. apprezzare questo silenzio, anche questa roba per pochi. mentre osservo questo silenzio sono bellissimo. l’ideale sarebbe sentirsi sempre così belli, peccato che per la maggior parte della giornata siamo circondati da personcine infime, tediose, ignobili, povere, fastidiose, inutili. la libertà di essere completamente asociali e antipatici: sogno ad occhi aperti. davanti a questo silenzio mi viene in mente che le cose che più ci colpiscono delle persone che amiamo (o apprezziamo, rispettiamo…) sono i loro silenzi, i loro vuoti, le loro assenze. sono cicatrici che ci portiamo dietro molto più a lungo dei sorrisi, dei baci, dei momenti felici. forse mi sbaglio, ma tanto che importa? sono solo e sto vaneggiando davanti a un bellissimo silenzio. ssssssshhhhhh…