martedì 26 ottobre 2010

contro l’abitudinarietà

l’assuefazione, l’abitudinarietà penetrano come un tarlo nella nostra vita, nelle nostre giornate, dentro la nostra stessa pelle logorando dall’interno la nostra effervescente tendenza all’emotività. senza troppi giri di parole mi rivolgo a te, che ora stai leggendo queste parole: se hai intenzione di leggere con leggerezza e pressappochismo vattene, non ti voglio, vai via, se non hai intenzione di toccarmi, anche se sono sudato malato bagnato e dannato, vai via, fammi questo favore. in questo momento ce l’ho con l’abitudinarietà, quella che ci rende superficiali e frettolosi e poco permeabili alle parole e alle persone: continua a leggere solo se veramente ti va, solo se hai voglia di lasciarti toccare dalle parole, in caso contrario, come ho detto, vattene, anzi, aggiungo che se ti va di leggere devi commentare per forza, dire la tua, anche una sola parola. altrimenti sparisci.
troppo spesso lasciamo che la nostra unicità venga sepolta da quella gelatinosa marea che è la routine, è un mezzo per reagire alla paura dell’isolamento, osserviamo senza dare spazio, senza dar voce alla nostra unicità. una volta ogni tanto diamo voce alla nostra vera, schietta reazione, senza pensare troppo alle conseguenze, dare fiato alla nostra emotività. un modo per sentirsi liberi…
una frase conclusiva del filosofo:
“Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle
mediocri all'abitudine e quelle meschine alla paura" (Friedrich Nietzsche)

venerdì 22 ottobre 2010

tum tum tum la mente pulsa tachicardica tum tum tum …quando fa così so che al massimo dormirò ad intermittenza, un sonno costellato di sogni brevi e densi, frammezzato da tormentati risvegli sudati. mi stringo, mi avvinghio a me stesso diventando un tutt’uno col mio arcano fondo intricato. mi sento distante da tutti. le distanze più profonde non si vedono con l’occhio.
c’è chi fin da giovane ripudia la vicinanza di manichini caduchi e vuoti prediligendo un rapporto violentemente schietto e incontaminato con se stesso. osservo inermi brandelli di favole arse, avanzi di una vita che ho deciso di bruciare. freddamente tasto il polso della mia splendida dama ottocentesca, sento dentro la mia stanza il malinconico lamento delle foglie ingiallite, soffia forte un vento di occhi perduti, mi scoppia dentro un persistente spasimo invernale. ascolto la mia voce. in realtà sto scrivendo, non parlando. mi viene in mente che le mie parole più belle non sono mai uscite dal mio animo, mi girano dentro fino a quando non si posano per sempre nel fondo del mio lago, quel lago nero come il petrolio in cui nessuna paperella può nuotare.

domenica 17 ottobre 2010



quasi quasi… …vi racconto un mio segreto, una cosa di me che nessuno sa, proprio nessuno. una cosa che mi eleva spiritualmente allo stesso modo dei furti di rotoli di carta igienica dal mio posto di lavoro. il posto in cui lavoro è immerso in un bosco, vabbè un parco, ma è quasi un bosco. per arrivare a piedi sul posto di lavoro bisogna fare un po’ di strada perché c’è una recinzione fatta con una rete metallica. ho sempre con me nella borsa un paio di tronchesi e spesso mi creo un pertugio nella recinzione per accorciare la strada, passare attraverso il bosco. puntualmente il giorno successivo alla mia liberatoria azione-altamente-spirituale alcuni operai provvedono a riparare il buco nella rete. bè, ho fatto più buchi io in quella rete di un vecchio trapano in pensione, loro riparano la rete ed io, sempre in punti diversi, faccio un nuovo buco. alcuni giorni fa ho persino dovuto guadare un piccolo fiumiciattolo per arrivare a lavoro con le scarpe sporchissime di fango, un’altra volta scavalcando una rete di metallo più consistente, che non si poteva tagliare, mi sono strappato i jeans sul sedere, meno male era inverno e avevo il cappotto eheheh. chissà cosa mi farebbero i poveri operai che tutte le volte aggiustano la recinzione… ma non c’è pericolo in quanto io sono una persona serissssima e insospettabile e nessuno immaginerebbe mai le mie azioni distruttive e incivili ehehheeh…