sabato 18 gennaio 2014

respiro un po’ d’aria lunare, la luna dei poeti però, non quella degli astronauti. dimentico la pesantezza del bronzo e tutt’al più mi concedo il pensiero di una lama d’acciaio che scintilla come argento, l’argenteo lunare dei poeti. una luce pura e senza peso da cui mi farei volentieri penetrare, sbranare. i poeti hanno un certo fuoco dentro. il fuoco brucia, lacera, strazia. io ho i miei lupi, quelli che rovistano nel cuore della notte mentre le persone comuni dormono sonni tranquilli. quando sarò carne morta vorrei che qualcuno vedesse nelle mie parole un barlume di luce lunare, la luna dei poeti. cosa sarebbe la vita senza nemmeno uno stralcio di aspirazione? boh, domanda retorica, così, tanto per dire. mi sovviene ciò che diceva il poeta “la luna è gia scesa sul mare, stanche son tutte le stelle e grigio il giorno s’avanza, vorrei morire.” in queste parole io vedo un barlume di luce lunare, mi ci accarezzo la pelle con questo barlume. ecco perché esiste la poesia: perché io, adesso, in questa notte, con queste parole, mi ci possa accarezzare la pelle. e per chi non capisce un bel vaffanculo.

 oste di questa notte lunare, mescimi un pianto privo d’ombre in grado di rapirmi, mesci copiosamente e non farti pregare, trapassami col tuo disciolto pianto dall’appagante melodia pregiata. il garzone nel suo vassoio colmo di calici strapieni porta anche qualche strascico di fulmini e babeliche cattedrali, i suoi movimenti sono lenti, romantici e quasi malati. mi sento bello come un traslucido scheletro privo d’impressioni, aleggia nell’aria un delizioso sentore d’ironia. la mia insonnia è ora uno sterminato e desertico tappeto ornato di mille e mille petali di un blu meravigliosamente intenso. ogni angoscia come un sibilo scivola via da questo luogo, se avessi un po’ di pelle direi che l’immaginazione sgorga e mi scorre a fior di pelle. sono un mare meravigliosamente privo di stelle. 

lunedì 13 gennaio 2014

due giorni di fila con due orette di sonno alle spalle, due sonnellini di un’ora ciascuno e ora screziati occhi purpurei, testa un po’ flaccida mongolfiera e… sono praticamente stato a casa per tutto il tempo senza neanche incombenze circensi dietro l’angolo, semplicemente voglia di disinteressarmi del mondo, anarchica e squilibrata gestione del mio corpo e della mia mente. ora chiudo del tutto le tende e spero che domani sia il giorno più silenzioso di sempre, voglio sprofondare in un fondale scuro e starci per una dozzina di ore almeno. voglio nutrire il mio disinteresse per il mondo dei vivi, ascoltare solo le voci di alcuni miei eroi, sto leggiucchiando il chisciotte e on the road, ho visto la sottile linea rossa, un po’di terry gilliam (le 12 scimmie e il barone di munchausen) e magari domani guarderò il settimo sigillo e natural born killers (ora dico così ma domani vedremo cosa mi detterà l’ispirazione). 

mercoledì 8 gennaio 2014

la mia splendida dama ottocentesca a braccetto con la Morte, l’elegante, femminile e scheletrita dama di bianco vestita. insieme qui nella mia stanza, insieme bellissime, meravigliose mi guardano mi baciano con lo sguardo il loro sguardo è per me un sorriso che mi scalda come un personale sole in una notte di sahara. mi regalo una dose massiccia di buio, chimica-colorata carezza una specie di pennellata di cielo-azzurro ma di colore nero-buio-pesto. una chimica pennellata nelle mie vene e domani quando mi sveglierò avrò solo la lingua amara e il viso smorto. un pallido pagliaccio struccato con la barba nera. sprofondare nel buio è come saltare dal battello, anzi come andare incontro, io battello, incontro alla bufera. 
 

venerdì 3 gennaio 2014

nessuno ha idea di quanto io sia autodistruttivo e menefreghista per quel che concerne il mondo intero e tutto il suo ripieno di cazzate. sembro una personcina normale, poveri idioti miopi. il pagliaccio è sopravvissuto un altro anno. e non c’è niente da festeggiare. la sola cosa che importa (che m’importa) è che io sia ancora Io. abbrustolirò un’altra volta. ci sono sempre state le persone sole e dall’altra parte il mondo intero. non sono una grande eccezione. sono solo una roccia spoglia in mezzo ad un mare di palazzi. per amor dell’assonanza mi piacerebbe scrivere che sono semplicemente cazzi vostri. sorrido e sono meraviglioso. un sorriso bello e fondo come una notte che precede il bianco e il rosa. nel film “la sottile linea rossa”, gran bel film, c’è una citazione omerica che adoro, il tenente nick nolte, nel campo di battaglia, cita “l’alba dalle dita rosee” ovvero la signora Eos, la dea dell’aurora.