lunedì 31 marzo 2014

leon battista alberti e cosimo de' medici davanti alla trinità del masaccio
adoro fare notte nella mia stanza, senza intrusioni di alcun tipo. ogni tanto su rai5 trovo della buona musica, clapton, neil young, una winehouse decisamente, splendidamente ubriaca sul palco, zz top, iron maiden, steve winwood. recentemente sono incappato in una bella scena, sempre piena notte inoltrata: roberto rossellini, l’età di cosimo dei medici (1972), leon battista alberti faceva delle riflessioni in santa maria novella, firenze, davanti alla trinità del masaccio. adoro fare notte solo nella mia stanza. la notte ad un certo punto si stringe attorno a me abbracciandomi. la notte, giovane e vecchia allo stesso tempo. adoro l’abbraccio della notte mentre la mia splendida dama ottocentesca mi osserva. 

martedì 25 marzo 2014

l'una e mezza e sono appena rincasato dopo serata da pagliaccio. un tempo, quando ero un battellino giovane, le serate da pagliaccio finivano alle cinque e andavo poi direttamente al circo, travestito da uomo mediocre, mimetizzato tra persone che si erano appena svegliate dopo otto ore di sonno tranquillo domestico. ora anche nelle uscite clownesche sono un pochino battelliano, malinconico e silenzioso con stralci di socialità gettati lì in pasto per il popolo affamato di mediocrità. ora un po’ di chimica tra i globuli rossi, seduto sul pavimento davanti a questo foglio. i pochi desideri che mi nascono dentro riguardano sempre più la solitudine. un bicchiere dal cristallino e liquido contenuto rovente un tempo bell’addormentato in qualche botte di rovere. qualche candelina sparsa nella stanza. lo schermo della tv riflette il live at wembley dei queen, ascolto e riascolto continuamente in the laps of the gods. il mio tavolo sembra il tavolo da ping pong delle scene iniziali di lolita di kubrick, tanto che non lo vedo ma ricordo quel tavolo come un’immagine di un disordine sfociante in un accorato disfacimento in bianco e nero. il tavolo di un uomo giunto al capolinea (quello del film, intendo, io credo di avere ancora qualche fermata davanti a me). a proposito di disfacimento intellettuale e capolinea mentale, qualche giorno fa mi sono beato delle Baccanti euripidee, un’immersione in un bosco arcaico dove un’orda di donne invasate, prede dell’ebbrezza dionisiaca, fanno letteralmente a pezzi il signor penteo re di tebe e, a capo delle donne, c’è proprio la mamma del signor penteo che, dopo aver smembrato il figliolo, se ne torna a casa con la testa del figlio infilzata in una lancia. sapete, lo sparagmòs, il dilaniamento di un animale (o un essere umano) a mani nude per poi cibarsi della carne cruda, robe dionisiache insomma. be’, l’immersione boschiva-letterale mi è piaciuta. la città, la società, l’educazione ci tengono a debita distanza da quei boschi, quei luoghi non dobbiamo immaginarli, desiderarli, non devono nemmeno esistere, ci dicono. ma il nostro inconscio se ne infischia dei dettami sociali.

vorrei essere una rockstar e cantare sul palco, fare concerti, senza nemmeno l’ombra di una scaletta. solo sguardi d’intesa tra la band. ovviamente vorrei la voce e il talento di layne staley.

sabato 15 marzo 2014

rifletto sui tempi del pagliaccio. quando mi tocca la quotidianità, prima d’immergermi nell’acquario mi trucco, cerone e nasino rosso. se invece la quotidianità posso mandarla a quel paese resto solo, nudo e struccato. ma quando capita che mentre sono struccato la quotidianità chiama, e decido di rispondere, allora capita che il trucco veloce lasci qualche strascico di pelle non truccata, mi ritrovo a fare il pagliaccio con qualche pezzettino di viso non truccato. e capita che qualche persona si perda smarrita davanti a quei ritagli di pelle senza trucco. mmmm ora seduto sul pavimento m’invento qualche finta lacrima artificiale, giusto per sentire il rivolo scorrere lungo la guancia. spengo il pc e accendo la tv. una cosa che mi riporta indietro di qualche secolo, quando ero adolescente e in totale solitudine guardavo dei film nel cuore della notte, immerso nel nero silenzio senza riflettori.

sabato 8 marzo 2014

mi sto involvendo (ci ho messo cinque secondi a trovare la parola, ulteriore prova di quanto affermo eheh). guardo tanto la tv, be’ più del solito perlomeno. magari l’involuzione mentale è una cosa passeggera, come un raffreddore cerebrale che passa così come è arrivato. a ricordarmi cosa sono, almeno, è ricomparsa la mia splendida dama ottocentesca. e le inquietudini notturne che non mi fanno scivolare in un regolare sonno confortante. vabbè, il rifiuto del circo, il mio talento da pagliaccio, quelli scoppiano sempre di salute come i modelli degli spot dei profumi, quelli dove alla fine c’è sempre una stupida e banale frase lapidaria pronunciata in lingua inglese. un’altra cosa che in me gode sempre di ottima salute è il menefreghismo nei confronti della gente. faccio la spesa online così non devo recarmi in quegli agglomerati di consumatori dal cervello intorpidito, adoro starmene solo e, adesso, a piena notte inoltrata, eccomi qui seduto sul pavimento davanti a questo foglio bianco, senza niente da scrivere, distante anni luce dall’addormentarmi.