sabato 29 novembre 2014

pura e semplice estasi, è una bella giornata di sole, l’aria è tiepida, niente circo e niente persone che mi ronzano attorno, giornata perfetta per stare tra me e me. ogni tanto leggiucchio qualche pagina, metto in ordine qualcosa, mi affaccio al balcone, faccio due passi nel miniappartamentino. ascolto le danze slave di dvorak. è un pomeriggio pacato, le persone sedute ai tavolini sotto il grande ombrellone del club burger, a pochi passi dalla mia finestra, sono quiete e conversano e mangiano senza schiamazzi, si sente il rumore della fontanella. una bella giornata senza interferenze, altro che centri commerciali. mi svago facendo ciò con cui la gente solitamente si annoia. io è ai centri commerciali che mi stufo. a ognuno i suoi svaghi e le sue fonti di noia. a proposito di centri commerciali, mi permetto di inserire tra queste pagine un consiglio per gli acquisti: mi sono appena sciacquato il viso col sapone liquido “dove, seta preziosa al profumo di orchidea bianca”: piacevolmente cremoso e morbido e con una profumazione delicata e gradevolmente inebriante. fine dei consigli per gli acquisti. ora atom heart mother. a volume dignitoso. 

mercoledì 26 novembre 2014

un po’ di tempo fa feci una piccola ricerca, qualche googleata, niente di complicato, per capire se potevo definirmi un sociopatico. il responso è stato negativo. resterò semplicemente uno che ama stare da solo, uno che odia le feste e tutte le occasioni che la gente usa per ammassarsi riunirsi ammucchiarsi, uno che quando squilla il telefono o il citofono o anche quando gli dicono “hey, scusa…” o anche solamente “senti…” pensa immediatamente e istintivamente a un’incombente rottura di coglioni. in verità anch’io, come tutti, sento l’esigenza di far prendere un po’ d’aria sociale al mio corpo e al mio cervello solo che, se la maggior parte delle persone sente quest’esigenza ogni giorno o ogni due giorni io la sento, chessò, una volta al mese, una volta ogni due mesi, cose così. [facciamo anche ogni tre mesi]. in genere, come relazione sociale, mi basta ad esempio un commento in questo blog. poche parole spontanee, senza sorrisini ipocriti e senza odiosissimi preamboli tipo “come va? tutto a posto?”. oppure mi basta spalancare la finestra che dà sulla strada e sentire un po’ di brulicante rumore mondano. ogni tanto, sempre più di rado, mi capita di recarmi in un centro commerciale. diomio, la gente va lì per svagarsi, per passeggiare! io dopo due minuti ho già le palle che mi girano come ruote di una formula uno lanciata in rettilineo, poi se la folla è tanta i due minuti diventano venti o trenta secondi. quando vedo agglomerati di persone che chiacchierano ridono e starnazzano chiassosamente, sul marciapiede, in piazza, dentro un bar o, appunto, in un centro commerciale, come se ognuno di loro avesse appena vinto dieci milioni di euro alla lotteria sento di non appartenere alla loro stessa razza, mi sento un alieno e allora sorrido dentro di me. ognuno sorride per quello che vuole. i motivi che suscitano i miei sorrisi interiori, la maggior parte della gente, ne sono sicuro, non riuscirebbe nemmeno a vederli.