martedì 18 gennaio 2011

... uno dei temini che mi commissiona la mia collega...
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Il governo italiano resiste per pochissimi voti di maggioranza. L’Italia è molto cambiata negli ultimi cinquanta anni. Cosa direbbero i “nostri padri”? Riconoscerebbero il futuro dei grandi patrioti del ’45? Dei manifestanti del ’68?
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Il profondo cambiamento politico, sociale e culturale che ha preso avvio negli Stati Uniti negli anni cinquanta e si è diffuso in tutto il mondo occidentale ha affondato invisibili e profonde radici nel nostro modo di vivere e di pensare, le popolazioni da suddite di questa o quella monarchia o regime sono diventate masse di consumatori, asservite alla cultura di massa. Se un tempo il nemico da combattere aveva un nome e un volto (in Italia il fascismo) ora il nemico ha un aspetto più incorporeo e, subdolamente, con le seducenti lusinghe del benessere e della tecnologia, conquista anime e istituzioni, chiesa, università, lingua, famiglia, si insinua in tutti i ceti sociali, dalla borghesia alla classe operaia. Avendo un aspetto incorporeo, agendo in maniera subdola, ne risulta che questo “nemico” non si crea avversari, nessuno in realtà lo combatte, tutti cercano di farne parte traendone i massimi privilegi. Pensando ai “padri” del titolo di questo tema penso a dei signori borghesi con i loro abiti sartoriali perfettamente stirati, le nobili barbe lunghe, il sigaro o la pipa tra le labbra e l’aspetto da venerandi signori illuminati, dei privilegiati insomma. Ma oltre ad essere attorniati dal privilegio, me li immagino attorniati anche da sani ideali. Oggi esiste solo la corsa al privilegio e la strenua difesa del privilegio ottenuto. Quei “padri” privilegiati ma anche impregnati di sani ideali sono oggi anacronistici, gli ideali sono oggi un optional a cui nessuno più pensa realmente, i veri ideali a cui oggi aspirano gli uomini sono una casa al mare o in montagna, un’auto sempre più cara e lussuosa, telefoni cellulari sempre più sottili e sofisticati. Ciò che conta oggi è produrre e consumare, tutto è mercificato, politica, cultura, arte, persino quella che si chiama controcultura. Da un certo punto di vista mi fanno quasi sorridere quelli che credono di combattere il sistema atteggiandosi a rivoluzionari e non rendendosi conto che vengono strumentalizzati proprio dal sistema che credono di combattere, è una finta lotta la loro, una finta lotta ad un finto potere: elogio della superficialità. Dopotutto la società in cui viviamo è la società dell’apparenza, quindi anche il potere e chi crede di combatterlo si ferma alla mera apparenza, i conti tornano La verità è che le lusinghe del benessere, come le sirene omeriche, sono irresistibili ammaliatrici e anche chi crede di resistere alla fine cade nella rete, questa la diabolica perfezione del capitalismo che lo rende un essere quasi invulnerabile.
In Italia, terra di Machiavelli, Giordano Bruno, Leon Battista Alberti. Pico della Mirandola, Marsilio Ficino, Leonardo, l’umanesimo è morto, fagocitato dalla suddetta società dell’apparenza. Non vedo neanche l’ombra del coraggioso pensiero libero sradicato dal sistema, tutto è conforme all’ordine vigente, tutto è ridotto a merce, tutto è influenzato dai riflettori delle vetrinette create per la massa. Anche il linguaggio della carta stampata, della tv, è incentrato sull’apparenza, parole imparentate con gli slogan, create per abbagliare, per comunicare senza andare troppo a fondo. La centralità dell’uomo è svanita, sostituita dalla centralità del consumatore, l’introspezione sembra oggi quasi una malattia, chi pensa troppo al proprio spirito trascura quelle che ci dicono dovrebbero essere le esigenze materiali. Chi pensa troppo consuma poco, l’introspezione genera infelicità. Gli esseri felici sono tutti lì, in coda davanti alle casse dei centri commerciali.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

marsia..

Sua Bassezza, il bardo di XoniX ha detto...

Questo non me l'aspettavo...

tanto per cambiare...un brindisi col battello-trasporta-idromele non guasta mai...

Saluti