venerdì 30 ottobre 2009

nel mio fondale



in me riposano

singhiozzi

e piccoli sorrisi

.


assopiti nel mio fondale

giacciono i frutti

delle mie dilette crisi

scrivere...

"lettera come un modo ultraterreno di comunicazione, meno perfetto del sogno ma regolato dalle stesse leggi. Nè lettera nè sogno vengono a comando: si sogna e si scrive non quando noi ne abbiamo voglia, ma quando ha voglia: la lettera di essere scritta; il sogno di apparirci"

(Marina Cvetaeva)

giovedì 29 ottobre 2009

graffi

sapessi dipingere.... un'abilità che non mi appartiene! ... immagino le mie angosce prender forma e colore, magari le forme e i colori di bruegel o goya....
.... la distanza che mi rende intoccabile delle volte assume tonalità così inquietanti, minacciose, plumbee... scortico la mia corazza, il mio roseo rivestimento difensivo, lo faccio ora con brutale irruenza, altre volte con impassibile calma e sicurezza...
diceva il filosofo
"solo sulle salde fondamenta di un'inflessibile disperazione si può costruire
l'edificio dell'anima"

elogio della sofferenza vista come specchio di una profondità per pochi ...

martedì 27 ottobre 2009

pavor nocturnus


il pavor nocturnus o terrore notturno, è un disturbo del sonno che rientra nel gruppo delle parasonnie, insieme al sonnambulismo, il sonniloquio, l’enuresi notturna; colpisce generalmente bambini di due-quattro anni ma può interessare anche individui di undici/dodici anni o anche adulti, in particolari casi di stress psicoemotivo. L’attacco di pavor nocturnus colpisce improvvisamente durante il sonno, la persona si siede sul letto e con occhi sbarrati guarda davanti a sé senza vedere chi abbia di fronte,gesticola come se volesse difendersi da qualcosa di invisibile, è presente un’abbondante sudorazione, tachicardia e rigidità muscolare,il respiro è affannoso e la cute pallida, la persona grida o piange disperatamente e l’attacco può durare da alcuni minuti sino a una mezz’ora. Si tratta di un vero attacco di panico, la persona non è sveglia per cui non reagisce agli stimoli esterni, inutile tentare di consolarla accarezzandola o abbracciandola, spesso così facendo si peggiora la situazione, si può solamente tentare di parlare al soggetto in modo dolce,calmo e tranquillo

mi piace molto il termine “pavor nocturnus” , il suono sibilante e sinuoso, l’evocazione di qualcosa di cupo, oscuro come una foresta buia e inesplorata in cui veniamo catapultati improvvisamente, inspiegabilmente, in totale solitudine… mi fa pensare a qualcosa che emerge dal profondo del nostro abisso, una creatura mostruosa che vive nei nostri tenebrosi fondali, una creatura spaventosa del tutto inaccessibile agli altri che decide di uscire allo scoperto, sbucare in superficie, emergere in tutta la sua forza terrificante sotto forma di un terribile e orrendo grido che fuoriesce dalla nostra bocca…

lunedì 26 ottobre 2009

...clandestino

.
un frammento
veloce come il giaguaro
un pensiero dedicato
a chi non rischia
.
non rammento
il colore del denaro
le mie parole sanno essere
un recondito riparo
la morale se ne infischia
osserva dall’alto
questa scombinata mischia
.
una donna
con la schiena floscia
un uccello attende lo sparo
non vola
per troppa angoscia
.
la pioggia scroscia
sgarbatamente
un pensiero
si fa strada
controcorrente
.
il mio corpo si accascia
preda reclusa e gemente
la carne si affloscia
vano involucro demente
.
sono un’ardente freccia
nella notte
un’imbarcazione
venuta al mondo
clandestinamente
.

giovedì 22 ottobre 2009

il settimo sigillo

.
.
l'ho rivisto recentemente... amo questo film... il cavaliere che sfida la morte ad una partita a scacchi... guadagnare tempo per superare la crisi spirituale, per cercare di dare un senso all'esistenza intera... bellissima la scena della processione dei flagellanti... il pittore che affresca una chiesetta con le sue danze macabre.. la giovane strega condannata al rogo... suggestive immagini di un capolavoro che indaga le crisi, i dubbi, le paure che caratterizzano l'umana esistenza...

mercoledì 21 ottobre 2009

serata

stasera credo inviterò la mia dama a starmi accanto, non ho voglia di sentire alcun essere vivente, voglio sprofondare nella mia accogliente e soffice apatia .... osserverò la notte che si bagna di pioggia, leggerò qualche frase, ascolterò qualche canzone... alcune candele, solo loro, potranno osservarmi in silenzio, al sicuro dalle raffiche del vento della scempiaggine...

venerdì 16 ottobre 2009

pensieri...

...parole con poco senso, scritte di getto così come mi vengono... ...con poco senso perchè il destinatario non le riceverà mai semplicemente perchè non conosce questo blog ma... quest'angolino è una piccola propagazione dei miei pensieri perciò... ci scrivo ciò che mi salta per la testa...

...ci ho pensato parecchio, magari sommessamente, ma il pensiero ha più volte preso forma nella mia immaginazione... pensato seriamente, molto seriamente...

... sarebbe stato il genuino e semplice frutto della nostra fusione, l'ho sempre immaginato con la tua candida, lineare ed elegante bellezza... e la mia appuntita, sottile e penetrante intelligenza...

... gli avrei insegnato ad amare le lettere, l'arte e la musica, sentire quella bellezza che, quando ce l'hai di fronte, ti viene da inspirare profondamente e lei è come se ti entrasse dentro e ti regalasse un infinità di doni che ti lasciano qualcosa dentro, come una piacevole e nobile inondazione che, quando l'acqua si ritira, lascia comunque le sue conseguenze... gli avrei letto e raccontato, sforzandomi di essere il più possibilmente accessibile e avvincente , le coraggiose e immortali gesta di ettore e achille, enea e odisseo... avrei usato le loro incomparabili doti leggendarie per aiutarlo ad affrontare con coraggio, probità,forza ed efficacia le difficoltà che avrebbe dovuto affrontatare nella vita... avrei cercato di favorire una predisposizione ad esprimere i propri pensieri, magari con la scrittura, o le immagini, i suoni...

...avrei cercato di farne un piccolo uomo forte, curioso e coraggioso, valoroso, leale e comunque libero, almeno nel pensiero... e, se fosse stata una lei, nella mia immaginazione sarebbe stata una lunare creaturina dai lunghi capelli rossicci e lo sguardo sveglio, magari con piccole lentiggini sul viso e quella amabile e dolce apparenza di imperturbabilità tipica di una piccola, irreprensibile regina degna della Elizabeth cinematografica interpretata da Cate Blanchett...

avrei cercato d'infondergli queste qualità sussurrandogliele piano, senza intenzione di suggestionarlo passivamente.... sicuramente avrei evitato risolutamente di viziarlo ed avvolgerlo nella bambagia, avrei evitato le mille eccessive attenzioni figlie del benessere in cui viviamo e, in modo coscienzioso e ragionevole, avrei volto uno sguardo alle metodiche educative dei tempi andati, i tempi dei nostri nonni, quando non si correva apprensivamente dal pediatra per ogni piccolo rigurgito biliare o lieve scarica diarroica...

..mi sarei sforzato di stragli assiduamente accanto senza soffocarlo, avrei cercato di aiutarlo a camminare con le sue gambine, magari trattenendomi dal sorreggerlo a tutti i costi ed essendo sempre pronto a dargli una mano per rialzarsi dopo ogni caduta...

mmmmmm do un taglio ai miei pensieri, va... penso al titolo di un romanzo della fallaci, "lettera a un bambino mai nato" ... potrebbe andare come titolo di questo post.... bah....

martedì 13 ottobre 2009

il lupo


.

conosco
come le mie tasche
il mio intimo bosco selvaggio
sono uno spirituale lupo sanguinario
assaggio ogni giorno
il mio tappeto di damasco
.
appena posso
riprendo il mio viaggio
tra foglie e muschio
affondando gli artigli
nel mio recondito sottobosco
.
sono un licantropo
allo stato brado
con la luna rinasco ogni volta
il suo raggio
illumina il mio colorato copricapo
.
mi accosto senza paura
al brusco dirupo
che guarda la pianura

sfoggio un cupo mantello
pregno di coraggio
il mio fosco animo
è scaltro e saggio
.
ogni forma di vita fugge
davanti al mio altero passaggio

domenica 11 ottobre 2009

il pescatore (1980)

[...sempre colpa di bluette, che mi ha fatto pensare alla canzone di pierangelo bertoli-fiorella mannoia...]


.

Di buon mattino, mentre il pescatore va ad affrontare la burrasca e le difficoltà del mare, la sua donna raccomanda al Signore la salvezza del suo uomo


"dimmi dimmi mio Signore, dimmi che tornerà, l’uomo mio difendi dal mare, dai
pericoli che troverà, troppo giovane son io ed il nero è un triste colore, la
mia pelle bianca e profumata ha bisogno di carezze ancora…”
fin qui tutto abbastanza regolare se non fosse che, mentre il pescatore continua a combattere col “mare che fa bestemmiare” la sua donna, sentendosi sola, comincia a sentirsi vulnerabile davanti ai sobillatori piaceri della carne


“ dimmi dimmi mio Signore, dimmi se tornerà, quell’uomo che sento meno mio ed un
altro mi sorride già, scaccialo dalla mia mente e non indurmi nel peccato, un
brivido sento quando mi guarda e una rosa mi ha già dato…”
la donna si fa travolgere dalla passione


“rosa rossa pegno d’amore, rosa rossa malaspina, nel silenzio della notte ora la
mia bocca gli è vicina”
ed i pensieri nei confronti del marito mutano fino a diventare cinici e spietati


“ (al Signore) no, per Dio, non farlo tornare dillo tu al mare”
la donna prega il Signore affinché non faccia più tornare il marito.
Intanto il pescatore continua la sua battaglia con il mare e ci son dei momenti



“quando l’onda ti solleva forte e ti toglie dal tuo pensare e ti spazza via come
foglia al vento che ti vien voglia di lasciarsi andare…”
in cui pensa anche alla morte, quasi avvertisse i pensieri della moglie.
La moglie che, resasi conto dell’effimera e passeggera passione che la legava all’amante, sente nuovamente l’amore per il marito



“dimmi dimmi mio signore, dimmi che tornerà, quell’uomo che sento l’uomo mio,
quell’uomo che non saprà… che non saprà di una rosa rossa qui tra le mie dita,
di una storia nata già finita”…


Vicissitudini di una donna che ama il marito ma che cade in preda al peccato, complice la solitudine, lo sguardo di uno sconosciuto e la passione incarnata da una rosa rossa. La passione, come un’ incantevole rosa, però sfiorisce e agli occhi della donna si fa nuovamente visibile l’amore, quello vero, quello fatto anche di sacrifici e rinunce… e tutto torna come prima, si sente ancora il vago e peccaminoso profumo passionale della rosa… che svanirà, forse del tutto, davanti alla vista del marito

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[certo così rende poco, consiglio di ascoltare la canzone, decisamente meglio...]
p.s. ramazzotti-NEK-antonacci-e-compagnia : pprrrrrrrrrrrr

venerdì 9 ottobre 2009

libera immagine...


ascolto Bad, in assoluto la mia canzone preferita degli U2... mi fa venire in mente una scalpitante mandria di cavalli selvaggi che corre libera... libera.. ...questà è un'immagine di vera libertà... ...tutte le definizioni di libertà cozzano con gli steccati sociali... mmmmmmm meglio chiudere gli occhi e immaginare una mandria di cavalli selvatici che scorrazza in qualche desolata landa priva di uomini e recinti, regole e superflui compitini che, c'insegnano, sono doverosi e indispensabili... mi viene in mente il film Fuck The World, con mickey rourke...


ogni tanto lo faccio, chiudo gli occhi e immagino una mandria di cavalli selvatici...

chiudo gli occhi, và...

martedì 6 ottobre 2009

se non avessi me credo morirei

eccomi qua, dopo aver fatto un po' di public relations, ecco che volto le spalle a tutti quanti, con apparente noncuranza ma in realtà non vedevo l'ora mi mandare tutti quanti a quel paese... eccomi qua, sereno nella mia spasimata solitudine, i tratti del volto serafici e beffardi... immagino il mio funerale come una festa di compleanno, chi vorrei invitare? forse le persone che leggeranno queste parole, quasi le uniche che possono intravedere gli spiragli emanati dalla mia finestra interiore... immagino il mio funerale con tutte le persone che neanche mi conoscono, le loro meste facce noiose ed io, con espressione sardonica e velenosa, occhietti furbi e dispettosi, che faccio pipì su di loro da una nuvoletta... e loro a pensare che sia pioggia ehhehehehehehe !!!

normalmente ci si immagina il proprio funerale in quei momenti in cui, ad esempio, ci si interroga sul senso della propria esistenza o sul senso dell'esistenza in generale, solitamente sono quei momenti in cui bussa alla nostra porta la malattia, la sofferenza, la morte... ...io sono così sereno, trasparente come un cielo d'estate senza nubi e senza uccelli...

....mmmmmm mi vengono in mente parole scritte tempo fa (... le cerco....)
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(...trovate, anno 2002... )
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"ho sognato il mio monumento funereo"
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ho sognato
il mio monumento funereo
eretto su un piedistallo
di bronzeo livore
sotto ostili sguardi
aguzzi e pungenti
come spilli
di metallo impostore
dorato
e inodore
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mmmmm rileggendo, spolverando parole scritte tempo addietro quasi mi scopro a volermi bene, una sensazione di premuroso e delicato affetto nei confronti della persona più importante della mia vita...
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...se non avessi me credo morirei...

venerdì 2 ottobre 2009

riflessioni notturne

Prendo spunto da una frase di J.W. Goethe che ho leggiucchiato qualche giorno fa e che, sinceramente, non ricordo alla lettera in questo momento; parlava della concretezza, dell’agire dell’uomo. Quando la lessi, distrattamente, ricordo che suscitò in me una forte reazione di dissenso. Vidi immediatamente contrapposti, sui due piatti della bilancia, due pensieri completamente antitetici: quello dell’uomo “spirituale” e quello di chi pensa che un uomo è l’insieme degli atti che compie nel corso della sua vita. La frase di Goethe (che, ahimè, proprio non ricordo in questo momento…) conduceva a quest’ultimo modo di vedere le cose. Immediatamente pensai “balle, tutte balle!” e, mentre continuai a fare ciò che stavo facendo, pensai a quanto possa essere riduttiva una simile visione. Un uomo non è l’ insieme dei suoi atti neuromotori, trovo siano molto più distintivi, peculiari, i suoi pensieri e le sue emozioni. Se, per assurdo, dovessi catalogare l’umanità, etichettare ogni uomo, sicuramente non mi baserei sugli atti compiuti bensì su pensieri e sensazioni, farei il mio lavoro di classificazione basandomi non sulla storia del corpo umano bensì sulla storia, sul vissuto dello spirito, dell’anima. Mi viene in mente la storia di Dostoevskij, la cui condanna a morte fu revocata ma fu ugualmente condotto davanti al plotone di esecuzione e solo lì, davanti ai soldati che imbracciavano il fucile, gli fu comunicata la cancellazione della condanna a morte: secondo voi basta dire che quell’uomo fu condannato a morte e che in seguito la condanna venne revocata? Immagino i tormenti e le angosce, i travagli e i mille dubbi e perplessità che arrovellarono quell’anima in maniera, credo, indelebile. Oppure penso a Severino Boezio, il filosofo latino che venne incarcerato con l’accusa di professare le arti magiche e che fu condannato a morte; durante la prigionia scrisse il “de consolatione philosophiae”, la consolazione della filosofia, opera in cui il filosofo immagina un dialogo tra sé e la filosofia, vista come una donna venerabile dagli occhi acuti e sfavillanti: secondo voi basta dire che quell’uomo passò gli ultimi giorni della sua vita rinchiuso in una prigione? Oh no, tra quelle mura, tra quelle sbarre, quell’uomo visse probabilmente il periodo più intenso della sua vita…

mmmmmm mannaggia a bluette che mi ha involontariamente mostrato quella frase di Goethe!eheheheheheh...
mi rifarò dopodomani all’oktoberfest, sovrumane e sconfinate bevute tra ebbre e maschili chiacchiere leggere come piume mosse dall’alito di Dioniso…