martedì 30 novembre 2010

tra poche ore le luci del giorno e della rappresentazione dell’ipocrisia quotidiana, ora ancora notte, ancora solitudine, ancora Io. occhi stanchi e animo che di dormire qualche ora non ne vuole sapere, assaporo sgoccioli di notte in compagnia di me stesso. il corpo non sente sonno e non sente freddo, è un marmoreo prolungamento del mio animo ripiegato su se stesso. mentre tutte le finestre sono chiuse io spalanco l’animo alla notte, sono sconfinato come un cielo notturno sopra una città addormentata. la notte è il paesaggio ideale per stare soli con i propri pensieri. rovistandomi dentro mi rendo conto che il dolore è assopito nel fondale scuro, non lo sveglio. il caldo distacco dal mondo mi abbraccia riconoscente come un uovo abbraccerebbe la chioccia, se solo avesse le braccia. chiudo gli occhi e distendo il corpo, immaginandomi dentro una canoa solitaria alla deriva, verso l’orizzonte, verso l’alba, verso l’infinità…


1 commento:

-hypomnémata- ha detto...

p-i-g-r-o-n-e :PPPP poi quando suona la sveglia non la senti perché sei stato tutta la notte sveglio ;))