mercoledì 7 settembre 2011

quando conobbi il mio uomo ero una languida diciannovenne fragile e delicata, lui aveva trentatré anni ed era bellissimo. era l’uomo più bello del mondo. immediatamente m’innamorai perdutamente di lui e, sebbene sapessi delle sue numerosissime storie d’amore, sentii che per me provava qualcosa che non aveva mai provato per le altre. il suo nome era amedeo, amedeo modigliani e questi che vi racconto sono i nostri ultimi momenti passati su questa terra. la tubercolosi aveva oramai minato definitivamente il suo corpo, persino la sua bellezza era sfiorita, gli occhi vuoti e infossati in quelle scarne orbite ossute, una tosse continua che non gli dava tregua, sputava sangue, oramai non mangiava più, era sprofondato in uno stato di coma quasi perenne, la febbre alta, gli incubi che lo martoriavano, ogni tanto sembrava si riprendesse per qualche istante, mi rivolgeva la parola per chiedermi un goccio di vino. quando mi rivolgeva la parola il mio cuore scoppiava d’amore, per me era ancora l’uomo più bello del mondo, lo sarebbe stato per sempre. per sempre. da giorni giacevamo uno accanto all’altra, in un sordido materasso sul pavimento, tra un’infinità di oleose e luccicanti scatolette vuote di sardine, bottiglie vuote di vino, sporcizia e pennelli e colori e tele. ovunque sporcizia e degrado. per me era il paradiso. non potevo concepire la mia vita senza di lui, né su questa terra tantomeno in un qualsiasi mondo ultraterreno. l’unico paradiso che potevo immaginare era il luogo accanto al mio uomo, al mio amore, al mio amedeo. passammo diversi giorni in questo stato, nostra figlia jeanne l’aveva in cura una balia in una casetta di campagna, eravamo soli, io e lui, avevamo abbandonato i nostri corpi, eravamo due anime poggiate l’una contro l’altra, in un ultimo abbraccio d’amore. a furia di non mangiare, presto anch’io andai in una specie di stato di trance, ma ero felice e mi stringevo forte al mio uomo, lo stringevo forte e lo guardavo, diomio come lo guardavo, come lo amavo, come lo amavo. non so quanto tempo passammo così, ricordo che ad un certo punto la porta del nostro alloggio fu sfondata da qualcuno, entrò poco dopo un dottore che disse che amedeo doveva immediatamente essere ricoverato in ospedale, entrarono due barellieri e me lo portarono via. io ero totalmente impossibilitata a fare qualsiasi cosa, restai sul materasso, fredda e immobile come una parete di marmo. me l’avevano portato via, mi avevano portato via l’amore. forse passarono due, tre giorni, di preciso non saprei dire, venne ancora qualcuno per avvisarmi che amedeo era morto. in ospedale, lontano da me. mi accompagnarono a visitare la salma ma io oramai ero un fantasma, camminavo ma già non avevo un corpo, sebbene fossi incinta di nove mesi, dentro di me portavo il secondo figlio di quell’uomo che per me era stato tutto. ora che non c’era più lui non c’era più niente. all’ospedale, quando vidi il suo corpo, non so come riuscii a trovare la forza ma gridai, gridai come neanche mille vedove all’unisono potrebbero gridare, gridai così forte che le persone presenti si allontanarono atterrite. sola con lui, per l’ultima volta. lo baciai sulla bocca con tutta l’intensità del mondo, sussurrai, solo per lui “amore mio, aspettami, aspettami…”. fui accompagnata non so nemmeno dove, ero gelida e insensibile, non sentivo cosa mi dicessero, non vedevo cosa mi attorniava, i miei sensi erano oramai spenti, spenti per sempre. ricordo una camera, forse un albergo, e il corpo di mio fratello che vegliava su di me, ogni tanto mi diceva, credo, “cerca di dormire, jeanne, dormi, dormi…”. alla fine, stremato, si addormentò lui. mi alzai, senza paura, senza indecisioni, senza coraggio, non avevo più nulla. mi alzai, aprii la finestra e guardai i cinque piani di vuoto. quel vuoto m’infastidì, mi sedetti dandogli le spalle, a quel vuoto. seduta sulla finestra, alle spalle quel vuoto, davanti a me nulla. “amore mio, arrivo… aspettami, amore mio…. arrivo.”. chiusi gli occhi e mi lasciai andare all’indietro. “… eccomi amore mio.”.







3 commenti:

Anonimo ha detto...

...

Anonimo ha detto...

un urlo silenzioso :)
una carezza guancia sx
x tuo senza titolo .. bhè che dire se nn leggere e pensare e sospirare

ilbattelloebbro ha detto...

... i fiori non gridano mai eheh