sabato 27 luglio 2013

padova, il santo, giotto e roger waters




mi sveglio vagabondo, mi alzo faccio la doccia e parto. a mente libera. senza lancette o programmi, libero e vagabondo come il fanciullo dalle suole di vento. tra le svariate, lussuose, costose e veloci frecce d’oro, bianche e d’argento trovo il treno che fa per me: lento, obsoleto, dal tragitto pluriframmentato e il biglietto decisamente poco costoso. dopotutto si arriva quando si arriva, l’orizzonte attende sempre impaziente. a quanto pare, per questo mini-viaggetto-vagabondo, ho scelto 
prato della valle
i giorni più caldi degli ultimi cento anni ma vabbe’, dicono ogni anno così i salariati sproloquiatori televisivi. arrivo in città e percorro miliardi di chilometri e piedi per trovare un alberghetto che m’ispiri e che non sia strapieno per via del concerto. chilometri e chilometri ma, quando si fa un viaggetto vagabondo, le suole sono di vento.
basilica di santa giustina
il prato della valle a quanto pare è una delle piazze più grandi d’europa, un isolotto circondato da un canaletto d’acqua con quattro ponticelli di marmo e, tutte disseminate qua e là, un’ottantina di statue di marmo bianco raffiguranti persone che hanno avuto a che fare con questa città. 
prato della valle
adiacente alla piazza c’è la cinquecentesca basilica di santa giustina, cammino un po’ e scorgo le cupole bizantine della basilica del santo (qui sant’antonio è semplicemente “il santo”). all’interno diverse sculture barocche tra cui una pietà marmorea, un monumento che celebra pietro bembo, affreschi trecenteschi del menabuoi, un crocefisso del donatello, dipinti cinque-seicenteschi e qualcosa anche risalente al 1980, inoltre le arcinote reliquie del santo nella cappella delle reliquie, la lingua, il mento (un pezzo di cranio, yes) e persino le corde vocali oltre alla tonaca e alle casse di legno che contenevano le ossa del santo. dopo aver visto
gattamelata



 le reliquie, sempre all’interno della chiesa, incrocio un prete meravigliosamente anziano, con l’abito tutto nero e il viso pallido solcato da pieghe secolari, somiglia a max von sidow ne l’esorcista, è veramente parecchio vecchio, mi fa un piccolo sermone tutto per me sulla corruttibilità del corpo e l’immortalità dell’anima, con toni piuttosto medievali, quei toni che atterrivano la gente dei secoli bui, un siparietto molto cinematografico, avrei quasi voluto scattare una foto all’anziano prete ma non sono tra quelli che guardano tutto quanto attraverso l’occhio di una foto-videocamera, preferisco non far atrofizzare l’occhio del mio animo. le sensazioni vanno vissute, non salvate in qualche microchip di fattura giapponese. Nella piazza della basilica c’è il bronzeo monumento al gattamelata, quattrocentesco condottiero schierato dalla parte della chiesa, del donatello (con una bancarella di souvenir a mezzo metro dal piedistallo della statua). camminando ancora attraverso l’elegante piazza dei signori, credo si chiami così poiché sulla piazza si affacciava la dimora dei signori della città, i carraresi, con l’imponente orologio astronomico. poi…

…poi il momento tanto atteso, l’apice estetico e spirituale del viaggetto. i giardini dell’arena romana, accanto la chiesa degli eremitani e, sempre lì, loro, quelle immagini vecchie di settecento anni ma ancora così fresche, dinamiche e vitali, la cappella degli scrovegni con gli affreschi di giotto. per visitare la cappella è necessaria la prenotazione in quanto sono ammessi gruppi di massimo 25 persone che devono sostare per una mezz’oretta in una camera che faciliti l’adattamento corporeo alla temperatura della cappella, per limitare i danni della condensa causata dal calore dei corpi dei visitatori. ovviamente non ho nessuna prenotazione ma evidentemente non c’è il pienone, faccio il biglietto e dopo dieci minuti sono dentro la asettica saletta dal nome molto specialistico ed elaborato, il cta (centro tecnologico avanzato) per la stabilizzazione del microclima. in realtà è semplicemente una piccola sala d’attesa con l’aria condizionata che somiglia a quella di qualsiasi studio dentistico ma chiamarlo cta riempie molto la bocca eheh. ah, quasi dimenticavo, accedere alla cappella senza aver prenotato (niente prenotazioni-programmazioni nei viaggetti vagabondi!) mi riempie di una gioia molto libertina e quasi selvaggia, elogio dell’improvvisazione, pura sensazione di evasione dal mondo incatenato in cui si deve ad ogni costo e per ogni cosa timbrare il cartellino.

mmmmm piccolo riassuntino storico: il signor enrico scrovegni, nel 1300, acquista un’area adiacente all’arena romana e vi fa costruire il suo palazzo e, attaccata al palazzo, una cappella privata dedicata alla vergine, questo per esaltare la sua potenza di signore ma anche per riabilitare l’anima e la fama del padre reginaldo, noto usuraio che il signor dante colloca appunto nel girone infernale degli usurai (anche il signor enrico praticava l’usura e dunque con la costruzione della cappella voleva “sciacquare” anche la sua di anima). per affrescare l’intera cappella viene chiamato l’artista più noto e apprezzato del tempo, il signor giotto, per le statue da collocare sull’altare il signor giovanni pisano. in due parole (ci provo): la cappella è una stanza a pianta rettangolare, col soffitto a botte; nelle due pareti più piccole da una parte c’è l’altare con le tre statue di marmo del pisano e, dall’altra, il giudizio universale affrescato da giotto: un grande cristo al centro circondato dagli angeli e dagli apostoli, sotto, alla sua destra, i beati destinati al paradiso (tra cui, guarda caso, il signor enrico scrovegni) e, alla sua sinistra, i dannati destinati all’inferno, con tante immagini infernali di diavoli che ricordano tanto il signor hieronymus bosch (un pittore olandese del cinquecento). il soffitto è tutto blu con stelle d’oro, le pareti laterali hanno ognuna tre file d’immagini che raccontano le storie di Maria, a partire dalle vicende di gioacchino e anna, padre e madre della vergine, e le vicende legate alla vita di Gesù. tra le immagini che narrano le storie di Maria e di Gesù ci sono le allegorie delle virtù cardinali e teologali e, nella parete di fronte, le corrispettive immagini peccaminose opposte alle virtù. così, di fronte alla fortezza abbiamo l’incostanza, davanti alla temperanza l’ira, davanti alla giustizia l’ingiustizia, alla fede è contrapposta l’infedeltà e così via. mmmmmm macchepalle ‘sti convenevoli, aprite un libro o cercate su google che è meglio! torniamo a noi. dentro la cappella. la prima impressione che mi avvolge è la meraviglia per lo stato di conservazione in cui si trovano gli affreschi, finiti di restaurare credo una decina di anni fa: sono perfetti, alcuni sono un po’ rovinati, soprattutto il giudizio universale, ma sono ugualmente perfetti, più vividi, puliti e luminosi che mai, così vivi e semplicemente belli che dopo due secondi già sento la loro voce nitida, tenue, soave e cristallina, angelica e spirituale. voce per la mia anima. le vesti dei personaggi raffigurati, a seconda che siano baciate o meno dalla luce, acquistano plasticità, spessore, profondità, rivelando i profili e i movimenti dei corpi e i volti, i volti porcaputtana i volti (ooppssss, pardon!) sono incredibilmente e così umanamente espressivi, hanno la profondità psicologica che solo la grande letteratura sa regalare ai personaggi, sono vivi e parlano, parlano con voce più eloquente di qualsiasi parola. la famosa donna, madre di uno dei bimbi trucidati da erode nella strage degli innocenti, quella col volto rigato da una lacrimuccia è troppo piccola e troppo in alto per mostrarmi la nota lacrimuccia (la lacrima più bella della storia dell’arte… poi vabbe’, settecento anni dopo arrivò la mia amica sinèad col video di nothing compares to you…. scusate ma l’estasi per il concerto di sinèad o’connor alberga ancora tra le mie vene eheh). alcuni soldati stesi a terra dormono. ma non dormono solamente. stanno sognando e si vede, sembra di vedere i loro sogni, sembra di potercisi tuffare nel mondo celato dalle loro palpebre abbassate. poi gesù che guarda giuda nella scena del tradimento: porca miseria COME lo guarda, quello sguardo trapassa ogni cosa e giunge fino all’anima, uno sguardo che annichilisce ogni interferenza terrena. mica facile rendere in un’immagine uno sguardo così! mi viene in mente un aneddoto che riguarda il signor picasso. il pittore spagnolo si trova in un qualche paese di cui non conosce la lingua (europa dell’est mi pare), ha bisogno di un flacone di etere, entra in una farmacia e per spiegare cosa vuole fa uno schizzo, un disegno!
a proposito di difficoltà nell’esprimere con pochi tratti certe sensazioni, mi sento come un cieco che cerca di riparare il meccanismo di un rolex. dopotutto non ho neanche voglia di sforzarmi, se volete potete sbirciare direttamente nella mia anima dal buco della serratura. scherzo, nessuno può fare ciò. però è stato davvero sensazionale come quegli affreschi mi abbiano trasmesso così tante sensazioni, un vero bombardamento di emozioni del tutto privo di violenza, una tenue e soffusa raffica di lampi color pastello.
localino vuoto
 
mmmm per dovere di cronaca, gli affreschi hanno parlato alla mia anima ieri mattina. stasera c’è il concerto di roger waters. per sfuggire alla calura di mezzodì ho scovato un localino che faceva per me, completamente vuoto. su un tavolino di questo locale ho vomitato di getto queste parole. così, per dovere di cronaca. e stasera sarà the wall…


6 commenti:

Anonimo ha detto...

ma lo zarathustra sempre dietro...? eheheheh non si sa mai

ilbattelloebbro ha detto...

proprio lì ti è caduto l'occhio eheheh! nei cancelli dello stadio c'era un manifesto di un certo signor byrne eheheh

Anonimo ha detto...

Questo tuo piccolo racconto mi fa sentire a casa...:) e pensare che molti padovani non si rendono nemmeno conto di avere in casa certe bellezze...sei andato al pedrocchi? il famoso bar senza porte...

ilbattelloebbro ha detto...

... lì non ci sono passato...magari una volta berremo lì qualcosa assieme, chissà...

Anonimo ha detto...

mh, tanto per andar lontani, andrò a vederlo nella splendida firenze...

Anonimo ha detto...

Ok se vuoi offrirmi un caffè li portati il bancomat o un blocchetto di assegni :):):)