mercoledì 3 settembre 2014

lolita

questi occhiali furono una pura invenzione pubblicitaria, nel film non ci sono!
è una di quelle perversioni che mette tutti d’accordo, la pedofilia. tutti s’inorridiscono davanti ad essa. ma non è proprio di pedofilia che voglio parlare. voglio parlare della soggettività di uno sguardo, di un punto di vista che ti offre un’opera letteraria o cinematografica. nel romanzo di nabokov, ancor più che nei film di kubrick o di adrien lyne (il remake del 1997), è palese che il professore humbert è un pedofilo. la scintilla che percepisce quando vede per la prima volta lolita non è un fulmine a ciel sereno, prima di lolita c’erano le panchine dei parchi, dove il professore sbirciava oltre il giornale e fantasticava su quelle che lui chiamava “ninfette”. quindi d’accordo, ecco nella vostra mente farsi largo pensieri tipo “è un mostro, un porco, merita la forca o la galera”. non voglio fare un’arringa difensiva quindi non dirò che alla base di quella sua perversione c’è il suo amore adolescenziale, sbocciato sulla costa azzurra, che morì di tisi, mi pare. e lui, in ogni ninfetta, rivedeva quel suo amore, quella sua ragazza morta così giovane. e poi, quelle ninfette, come le chiama lui, sono bambine, ragazzine che possiedono qualcosa di malizioso, qualcosa, forse nel loro inconscio, che stride con l’innocenza che dovrebbero avere. insomma, non sono certo qui per giustificare la pedofilia. forzare una persona a fare ciò che non vuole o ciò che non comprende appieno è sempre esecrabile. ciò che volevo evidenziare (cosa volevo evidenziare? mi stavo perdendo nelle mie parole…) è il punto di vista, ovvero come, attraverso un’opera d’arte, possiamo guardare attraverso gli occhi di un personaggio, guardare e sentire, percepire le cose. e, se l’artista è bravo, riesci benissimo a posizionarti dietro gli occhi e il cervello del personaggio e vedere così le cose come non le vedresti con il tuo cervello e i tuoi occhi. ecco, ciò che volevo sottolineare l’ho sottolineato. ora potrei sprecare chissà quante parole per elogiare il film di kubrick (e il romanzo, ma anche il remake del film non è male). ci sono così tante scene memorabili, la scelta della casa da affittare per via “delle torte di ciliegie”, il lento e angosciante inseguimento automobilistico, il tavolo da ping pong, il finale quando lei dice “dunque mi stai dicendo che ci darai i soldi se verrò nel motel con te?”, per non parlare del fatto che stiamo parlando di una storia incentrata su una passione, una perversione incontrollabile e ciò lo si percepisce benissimo sebbene non ci sia nemmeno una scena minimamente sconcia. grande maestro il signor kubrick, chapeau. 

 [Lolita, regia di Stanley Kubrick, 1962]

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non servivano scene di passione nel film di Kubrick (credo tuttavia ci fossero anche i paletti della censura). È stata sufficiente la scena in cui Mason stende lo smalto sulle unghie dei piedi di Sue Lyon... E Sellers, my God, è un Quilty ineguagliabile. Il remake di Lyne lo trovai troppo patinato (Irons sì, la Swain e Langella non mi convinsero). Ossequi berlinesi.

Anonimo ha detto...

Semplice e plateale dimostrazione che... siamo "schiavi" ... anzi NO "CAVIE"... di noi stessi e delle nostre passioni.... niente di più, niente di meno... avvilente.L' illusione e la necessità, la più grande manifestazione della impossibilità nell' agire dell' umanità.Scrivi di te maledetto....lascia perdere....hai un dono usalo.Lascia perdere i film, viviti il tuo,lo sai no. Fallo Fallo fallo.Bukowski docet! Cin! FaDe ^^

ilbattelloebbro ha detto...

[... fade to black... ]