chi racconterà la tristezza della mediocrità che
come peste ammorba le esistenze che popolano questo mondo? adoro quando il mio
spirito dorme sognando di essere eterno. le lame tagliano il mio umido cervello
che sorride alle carezze di un marciume silenzioso come angelica neve che non
smetterà di imbiancare nuovi fiori. ho la pelle arida e stanca che si trascina
come una bocca senza speranze. l’acerbo morso notturno è una muta finestra che
sanguina trascinata dalle gemme di parole che hanno più di duemila anni. forse
una notte berrò stando a braccetto con l’eternità e le noie e le sofferenze
saranno semplici immagini da cui evadere.
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