"La morte è sempre al mio fianco, anche adesso che sono così leggero e sereno, la mia morte mi scorta, io mi ci sono affezionato, lei mi adora in silenzio, mi segue come un’amorevole ombra che adoro…"
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28 ago mattino, alle 8:20 sono già al cimitero, stavolta, contrariamente ai giorni scorsi, la giornata è quasi autunnale, cielo grigio e nuvoloso a far presagire pioggia,nessuno nei paraggi, il fosco gracchiare delle cornacchie nell’aria, qualche foglia secca che tacitamente svolazza trasportata dal venticello fresco, la mia panchina davanti alla tomba di Arturino-caro. Alle 9:30 comincia a venir giù una finissima pioggerellina, mi faccio bagnare un po’ dall’acqua e mi dirigo verso l’uscita. Accanto al cancello d’ingresso c’è una cassetta postale con l’immagine di Arturino e la scritta “Arthur Rimbaud”: ci infilo una copia de La mia stagione nella cui prima pagina ho scritto semplicemente “to Arthur” e tra le cui pagine ho inserito un foglio con scritto: “Ma guarda un po’ dove cazzo sei finito! Probabilmente l’ultimo posto che avresti scelto per riposare così a lungo. Avresti senz’altro preferito un fazzoletto di terra accanto al mare, magari in Africa… … Io, comunque, ti avrei raggiunto anche in capo al mondo. Sono venuto fin qui per salutarti, ho camminato tanto, cosa che non ti è molto estranea, eh? Ciao Arturino...“
2 commenti:
Pure io voglio saper scrivere così bene! Dopo aver letto mi sembra di esserci passata sul serio da Charleville!
Sahra.
.. apprezzo il complimento la purpettina... sono sensibile a quel tasto... eheheh
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