mercoledì 7 novembre 2012


una manciata di giorni fa sono incappato in una rappresentazione wagneriana del ciclo dei nibelunghi, rai5, sono capitato lì proprio mentre cominciava, mi sono fermato. la musica classica, Wagner in modo particolare, ha la capacità di mettere a nudo tutta la mia ignoranza, davanti ad essa sento di non conoscere le geometrie, i singoli innumerevoli fili che formano una trama immensa e meravigliosa. quello che faccio quindi (l’unica cosa che posso fare) davanti alla musica classica e davanti a Wagner è abbandonarmi alle sensazioni, senza tentare di andare a fondo (se provassi farei la figura dello stupido, a nessuno piace fare la figura dello stupido, nemmeno quando si è soli con se stessi). ogni volta che sento Wagner, ciò che m’investe oltre alla suddetta consapevolezza della mia ignoranza, è un’immensa ondata di sfumature emotive, ci sento tutti i colori che compongono le emozioni dell’umanità, ci sono tutti, ognuno viene toccato, pizzicato come le corde di un’immensa arpa suonata dalle mani del tempo. non cerco di riassumervi la trama del ciclo dei nibelunghi, come dicevo mi sentirei tremendamente ignorante e un pochino idiota. una delle tremila cose che mi saltano in mente è una cosina tutta mia, che non ha niente a che fare con la musica. il personaggio femminile principale (credo sia il personaggio femminile principale, se sbaglio datemi pure dell’ignorante e del cretino, non mi offendo) ha lo stesso nome di mia madre. ora, l’albero genealogico della mia famiglia non affonda nemmeno mezza radice nel suolo teutonico, tantomeno  nel suolo della musica colta. mi chiedo cosa diavolo sia saltato in mente ai miei nonni quando hanno scelto il nome di mia madre. i miei nonni sono morti da un pezzo e a mia madre non lo chiederò mai. certi misteri portano con sé una certa bellezza, l’ignoranza a volte è più bella della verità. mia madre porta il nome di una valchiria, questa cosa mi è sempre piaciuta e me la sono sempre tenuta per me. un’altra cosina tutta mia, così, in cui il nome di Wagner c’entra ma solo perché quel nome era stampato sul foglietto che accompagnava un cofanetto di cd: qualche secolo fa, in giro con la mia bellissima musa dalle vene di ghiaccio, venimmo attratti entrambi, all’unisono, dal cofanetto del Tristano e Isotta, dopo un breve consulto decidemmo di acquistarlo fifty-fifty. così, un piccolo ricordo che ho voluto scolpire in questo foglietto virtuale. una cosa che mi viene in mente pensando alla musica di Wagner, pensando alla musica non ascoltandola, ascoltandola, come vi ho detto, vengo assalito da tutte le sfumature di cui è capace l’animo umano, pensando al nome di Wagner mi viene da pensare alla parola “cultura”. roba che se fossi pieno di soldi, i soldi c’entrano sempre in tutto, fanculo a loro, se non dovessi andare quasi quotidianamente al circo mi verrebbe da immergermi in quel mondo, tentare di afferrare qualche filo di quella fittissima trama. ma il circo è sempre dietro l’angolo, sempre pronto a trascinarti nella voragine di mediocrità dilagante. fanculo anche al circo.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

La libertà è la possibilità dell’isolamento. Sei libero se puoi allontanarti dagli uomini senza che ti obblighi a cercarli il bisogno di denaro, o il bisogno gregario, o l’amore, o la gloria, o la curiosità, che non si addicono al silenzio e alla solitudine. Se è impossibile per te vivere da solo, sei nato schiavo. Puoi avere ogni grandezza, ogni nobiltà d’animo: sei uno schiavo nobile, o un servo intelligente; non sei libero.

Il Libro dell’inquietudine di Bernardo Soares - Fernando Pessoa.

Anonimo ha detto...

...sì

ilbattelloebbro ha detto...

ed io che quasi mi rammaricavo del fatto che nessuno commentasse più....e invece guarda che commenti ti tirano fuori! sul serio, bellissimi entrambi (presumo si tratti di due persone differenti ma non importa.... bello anche quel "sì" )....se fossi un grande scrittore il libro dell'inquietudine l'avrei scritto io...

... libertà è la possibilità dell'isolamento: fantastico!... non sono libero, non posso allontanarmi dagli uomini e di sicuro non per il bisogno d'amore, gloria, curiosità o per spirito gregario... solo ahimè per pagare affitto bollette spesa e bla bla bla...

sono uno schiavo nobile o un servo intelligente. del circo. sono un pagliaccio... mi tocca.