ho smesso di respirare, mi libro in aria sul mio
enorme alato cavallo dai colori sgargianti, non potete accarezzare i miei
occhi, dolciastre secrezioni, sprigionate da invisibili ferite del cielo,
lambiscono le mie purpuree labbra morbide e flessuose. non so se vorrò tornare
sulla terra. l’ultima cosa che ha accarezzato la mia mano è stata una foglia
d’edera, non ricordo l’ultimo viso che ho visto. il mio abisso, quello che mi
porto dentro fin dalla nascita, è la mia magia. il sonno è la mia grande ombra,
il mio nido in cui mi piace tormentarmi con le braccia esauste. la scienza e la
religione sono cieche dee dalle mani che non sanno sanguinare. sono cieche dee
che si ostinano a non voler morire. mi perdo nel mio cielo, m’inabisso nella
mia verità.
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