pupille di vetro monotone fiammelle danzanti. splendidi i miei occhi
risplendono tristi meravigliosi come parole estratte dalle recondite profondità
di una mente dai morbidi colori ambrati. qualche notte fa sono stato male.
un’intera notte trascorsa tra spasmi e dolori. il mattino seguente non sono
nemmeno andato al circo io che sono una pagliaccio serio che per mimetizzarsi a
puntino timbra sempre il cartellino con robotica puntualità. come sempre quando
soffro amo farlo in totale solitudine come un animale ferito che si distacca
dal branco per andare incontro ai propri incubi. per qualche attimo quando i
dolori sono diventati tipo parto ho anche accarezzato l’idea di un pronto
soccorso. ma il deserto della mia stanza era il mio habitat e nessun altro
luogo avrebbe potuto sanare le mie ferite. sono sempre più lontano dalle
persone meccanico vesto i panni del pagliaccio per poi denudarmi tra le mie
quattro mura di vetro e cemento e buio e carboni ardenti. alle prime luci del
sole quando le fitte dolorose mi hanno concesso un poco di tregua giusto il
tanto per poter restare sdraiato per mezz’ora o un’ora di fila non mi andava
nemmeno di riversare su queste pagine il fuoco che ardeva dentro le mie carni.
perché ero stremato dalla sofferenza ma non solo. anche perché ero nel bel
mezzo di un deserto dove non esisteva un pc uno schermo un foglio di carta e
forse nemmeno le parole la comunicazione. non esistevano persone. ho telefonato
al circo per avvertire che stavo male. e mi sono lentamente spento come una
fiammella in una notte senza luna lampioni case grattacieli insegne automobili
e rumori.
1 commento:
sempre bellissimo, il marsia lontano e sofferente..
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