venerdì 1 novembre 2013



frullate assieme 1984 di orwell, un kafkiano inferno burocratico, la foga di lottare per la libertà della fallaci, la visionarietà di una mente sognatrice in un mondo di catene, la superficialità del consumismo e della chirurgia plastica dilaganti, prendete a secchiate il mondo con il composto ottenuto e otterrete Brazil. al pari di fuga di mezzanotte è un film che mi terrorizza a morte. c’è il terribile regime liberticida di V per vendetta, quello che incappuccia e sequestra e interroga e tortura i cittadini ma qui è più spaventoso e il motivetto da samba che caratterizza tutto il film, con la sua spensieratezza colorata e senza peso non fa che mettere in evidenza il terrore. c’è un nazismo postmoderno che, così come quello del secolo scorso, si è radicato subdolamente nella società, nella vita, nella quotidianità, rendendo normale e consueta l’assenza di libertà. è proprio questo che mi terrorizza e mi spaventa a morte. una delle più belle dichiarazioni di libertà della cinematografia che io ricordi la esprime il simpatico ribelle-terrorista robert de niro: “grazie ai vostri metodi, quelli che voi accettate, tra poco non si potrà aprire il rubinetto dell’acqua senza compilare un modulo 24/b2. il modo di lottare contro il sistema del ribelle de niro mi ricorda un po' i miei rotoli di carta igienica eheheh. bellissimo film, forse un po’ troppo lungo ma comunque notevole.


[brazil, di terry gilliam, 1985] 


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