sabato 13 settembre 2014

con una matita per il trucco dimenticata chissà-da-chi mi disegno sull’avambraccio sinistro un bel 17. seduto sul pavimento sono splendidamente solo. le persone spariscono e ciò che ci resta è come un’immagine virtuale, un’ombra a colori, la sagoma di un fantasma. non sono le persone in sé ad esserci vicine bensì le persone che abbiamo incrociato, voglio dire che le persone non sono immagini in diretta ma viventi ritagli della nostra memoria. anche se sono vive, in carne ed ossa, e possiamo incontrarle, toccarle, sentirle, in realtà le persone che incontriamo, sentiamo, tocchiamo sono le persone che abbiamo incrociato. per noi restano così, ferme al momento dell’incrocio degli sguardi.

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