sabato 12 dicembre 2009

il sole sorto da poco, la città comincia a brulicare di nevrotica vita frenetica, io resto accoccolato nella mia intimità, abbarbicato nella mia morbida conchiglia avvolgente. sorseggio caldo e annacquato caffè solubile dalla mia tazza berlinese, fumo una sigaretta mentre con tenero sguardo affezionato accarezzo parole sentite e concepite anni fa, intrappolate nel pc e prese ora a caso:

ogni giorno l’innocenza sorge
ogni giorno l’innocenza
tramonta

come veleno nel sangue si sparge
l’ombra della mia
gioia defunta

mi sveglio limpido e incontaminato
mi addormento
sudicio e ubriaco

vedo crescere il mio pianto acuminato
come
lama di metallo opaco

mi sveglio sorpreso di esser vivo
mi
addormento sognando di morire

in questa vita sono solo un corpo
abusivo
una panchina che attende sola all’imbrunire

(2003)



sorrido delicatamente pensando che posso rinunciare a tutto tranne che a me stesso, sorrido pensando al ragazzino rinchiuso in quella polverosa soffitta, con i suoi fogli e la sua penna, sorrido pensando a tutte le volte che, dopo una serata da pagliaccio, mi struccavo e restavo solo col mio cielo stellato, i cieli notturni che hanno visto la mia adolescenza… diomio, li ho tutti impressi nel mio sangue quei cieli notturni.restavo ore e ore in compagnia di quei cieli, dopo esser stato in abiti troppo stretti mi liberavo e respiravo, respiravo e sorridevo. Ora mi compiaccio riscontrando che quel ragazzino non è morto, mi è rimasto dentro come un incantevole germoglio
incorrotto. Voglio un bene dell’anima a quel ragazzino,non lo lascerò mai, me lo porterò fin dentro la tomba.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

mi domando, se mai conoscerò quel battellino che tanto par familiare quanto ignoto e mistico. o lo conosco già?

bambi che vive nel futuro con la testa ne passato

... ha detto...

..quei cieli, i loro silenzi dolci e severi, il nero più nero trafitto da diamanti bianchissimi e brillantissimi, il naso puntato verso il creato che respira aria pungente e profumo di erba.. ricordo quei cieli, di anni e anni fa, tali e quali a quello che mi chiama fuori, ora.. tutto quello che abbiamo è contenuto nella massa che si estende oltre mezzo millimetro da noi: noi e un po' d'aria. non c'è altro. l'unica cosa per cui valga la pena di morire: sé stessi e un po' d'aria.
tutto racchiuso in una bolla d'aria. tu, lì dentro, risplendi e conservi la tua genuina bellezza intatta da anni..
io, lì dentro, nel mio spazietto, respiro e rifiuto di perdere la mia ingenuità, la solita mocciosa col naso rivolto verso il cielo.. e nessuna intenzione di rivolgerlo altrove!

-hypomnémata- ha detto...

Che carino sto bimbo!

-hypomnémata- ha detto...

(peccato che da grande però sia diventato un Peste prrrrrrr)

Anonimo ha detto...

abbracciare il passato di se stessi è un gesto splendido.. non sempre si vuol bene a ciò che si è stati.. era l'errore che facevo.. tutto ciò che siamo stati ha contribuito a far crescere ciò che siamo ora.. ogn'emozione, ogni sensazione, ogni passo è dentro di noi.. nel nostro sguardo, nelle nostre parole.. anche inconsapevolmente...

animo davvero sensibile, il tuo..

emozoni nascono leggendoti..

Grazie, Viola..

tuttoilniente ha detto...

ehm... mi sento molto invasiva, in questo momento.. però sento la necessità di scriverti, e questo è l'unico modo che mi viene in mente, perciò ti scrivo qui..nel dirlo, pare molto molto smielato palese ed inopportuno, ma, mi manchi..

Bambi