venerdì 22 ottobre 2010

tum tum tum la mente pulsa tachicardica tum tum tum …quando fa così so che al massimo dormirò ad intermittenza, un sonno costellato di sogni brevi e densi, frammezzato da tormentati risvegli sudati. mi stringo, mi avvinghio a me stesso diventando un tutt’uno col mio arcano fondo intricato. mi sento distante da tutti. le distanze più profonde non si vedono con l’occhio.
c’è chi fin da giovane ripudia la vicinanza di manichini caduchi e vuoti prediligendo un rapporto violentemente schietto e incontaminato con se stesso. osservo inermi brandelli di favole arse, avanzi di una vita che ho deciso di bruciare. freddamente tasto il polso della mia splendida dama ottocentesca, sento dentro la mia stanza il malinconico lamento delle foglie ingiallite, soffia forte un vento di occhi perduti, mi scoppia dentro un persistente spasimo invernale. ascolto la mia voce. in realtà sto scrivendo, non parlando. mi viene in mente che le mie parole più belle non sono mai uscite dal mio animo, mi girano dentro fino a quando non si posano per sempre nel fondo del mio lago, quel lago nero come il petrolio in cui nessuna paperella può nuotare.

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