mercoledì 10 agosto 2011

c’è vento stanotte. ha spazzato il cielo, via anche le stelle. stamattina ho sognato le mie antiche camminate campestri, quelle selvagge scampagnate fatte intorno ai quattordici anni, con gli amichetti rozzi e ignorantotti che in seguito si sarebbero dedicati ad attività più o meno illecite. intorno ai quindici anni ho cominciato a frequentare altri ragazzi, tutti “di buona famiglia”, alcuni dei quali con una vaga tendenza intellettualoide, amici con i quali ho condiviso migliaia di allucinate e sconfinate cenette a base di carne arrosto, vino e discorsi più o meno artistici, gli unici amici che ho tuttora, sebbene li senta raramente. per un certo periodo ho continuato a frequentare anche gli ignorantotti però, che “studiavano” per diventare teppistelli, delinquentelli di vario tipo. le camminate selvagge, comunque, le facevo con questi ultimi e restano una delle cose più belle della mia vita. difficile spiegare bene che cos’erano, quelle camminate. spesso mi riprometto di scrivere qualcosa per tentare di spiegarle. questa è la prima volta che le descrivo un pochino. prima o poi le fisserò con una manciata di parole, prima che i colori sbiadiscano eccessivamente. la verità è che è difficile spiegarle e non so se mai ci riuscirò. ora, come tante altre volte, non ho voglia di provarci. il pensiero di quelle camminate mi è stato risvegliato da questo vento che soffia tra gli alberi, oltre che dal sogno fatto stamane. ecco, chiudiamo la parentesi in bianco e nero e torniamo a noi, a questa notte e a questo vento. ultimamente mi sento un pochino inaridito, anzi, a dirla tutta ho una dannata paura che la mia anima si stia irrigidendo. a sedici anni, quando scrutavo i miei infiniti cieli notturni, ricordo che la mia più grande speranza era quella che la mia anima sarebbe rimasta sempre com’era allora. adesso, mentre parlo (lo so, sto scrivendo…) mi sento noioso, monotono, come una collega qualunque che racconti come siano andate le sue vacanze estive (racconti e luoghi tutti uguali). mi sento arido e tedioso, una cosa che mi conforta però è la voglia che mi ha preso da qualche giorno, voglia di un piccolo viaggetto vagabondo. una cosa che mi risveglierebbe da questo torpore sarebbe indubbiamente avere in casa, per qualche giorno, la pietà di Michelangelo. averla davvero dentro casa, poterla ammirare e contemplare in silenzio, per lunghissime ore, seduto sul pavimento, da solo. robetta da poco, vabbè. pubblico senza rileggere, se una di queste notti faticherete a prender sonno, sappiate che come alternativa ad una camomilla c’è sempre questo post eheheheh.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sei il primo risultato che mi compare su google quando cerco il tuo blog. Incredibile :))) sicuramente questa cosa non ti piace ehehehehhehe ...
E questo post non è noioso, voglio sapere com'erano le tue passeggiate! racconta racconta racconta ... io buona e zitta ascolto!

purpetta.