lunedì 7 maggio 2012


ascolto la cover di new age dei velvet underground interpretata da tori amos, mi piace tantissimo. fuori tempo da heroes, l’album di bowie. il signor david robert jones decise di chiamarsi bowie prendendo il nome da una lama, un coltello, il bowie knife. credo che la frase “restare solo per tutta la vita” sia una lama, all’inizio può far paura, spaventare per la sua affilatezza e letalità poi… per le medesime qualità può essere di conforto. poco fa è emersa, dai miei pensieri, quella frase. inizialmente mi ha spaventato  ma lo spavento è durato pochi istanti. successivamente è subentrata una sensazione di confidenza, il piacevole rendersi conto di non mentire a se stessi. il proprio inferno può persino essere una stanza confortevole, con spessi tendaggi di velluto nero e rosso. non traspaiono promesse o bugie (che forse sono la stessa cosa). nero e rosso, buio e sangue, solitudine e lesioni roventi. se guardo verso la costa posso vedere il mio fumoso porto, sul molo alcune, pochissime persone, tre o quattro. che osservano come prendo il largo, fino a sparire nella nebbia, nel grigio, nel plumbeo mistero da cui mi lascio inghiottire come un innamorato, come un disperato, come un sonnambulo che ha scelto di non svegliarsi. le stesse persone che mi hanno visto sorridere almeno una volta. il mio porto, la mia caverna, il mio fondale, il mio inferno personale.

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